Che botto i “pannazzari” di MADDALONI. A loro il business milionario della Caritas di Milano, controllato fino ad oggi da un boss latitante di Ercolano

12 Aprile 2019 - 18:11

MADDALONI(g.g.) Nessuna coincidenza voluta. La notizia che stiamo per dare, l’avevamo già programmata per oggi e dunque il fatto che la cronaca nera segnali una inchiesta dei carabinieri del Noe per un presunto traffico di rifiuti tessili, provenienti dal distretto industriale di Prato, con implicazioni anche in provincia di Caserta, nulla c’azzecca, fino a prova contraria, con ciò che stiamo per scrivere.

Questa notizia, per il momento, rappresenta soltanto una interessante esposizione della crescita imprenditoriale della famiglia che noi simpaticamente definiamo “dei pannazzari” di Montedecoro, cioè quella che fa capo a Carmine Esposito, un tempo anche politico maddalonese, in quanto assessore comunale di una delle giunte di Franco Lombardi e successivamente ideatore e costruttore della candidatura a sindaco dell’altra montedecorese Rosa De Lucia, ottenuta, nel 2013, grazie soprattutto all’intervento dell’allora consigliere regionale Angelo Polverino, a cui Carmine Esposito si era legato a doppio e forse anche a triplo filo, in un tempo in cui l’azienda di quest’ultimo, ampliò gli spazi produttivi e di depositi nell’area industriale di Marcianise (non sappiamo se in quella del comune o in quella dell’Asi), quando, a sedere sulla poltrona di sindaco, era un altro polveriniano doc, cioè Antonio Tartaglione.

Si chiama Tesmapri spa ed è un’azienda, ubicata proprio in provincia di Prato,

precisamente a Montemurlo. Nel novembre 2017, la Tesmapri, un vero e proprio gigante del riciclaggio degli abiti usati e destinati ad essere buttati via, ha subito un sequestro da parte della dda di Firenze in quanto, ritenuta evidente attività economica collegata a mister Vincenzo Ascione, detto Babbalaccone, vero boss del clan Birra-Iacomino, egemone ad Ercolano, cioè nella capitale italiana e forse europea della cosiddetta “pezza americana“, che ha sublimato nello storico mercato di Resina.

Riprendiamo testualmente dal sito Stefanovignaroli.it, Presidente della commissione d’indagine bicamerale sulle ecomafie, che insieme alla storica commissione antimafia, ha poteri anche di polizia giudiziaria ed ha la sua sede nel Palazzo San Macuto: “Le inchieste della Direzione Nazionale Antimafia e delle Direzioni Distrettuali Antimafia hanno fatto emergere situazioni illecite circa il mercato italiano degli indumenti usati da parte dei clan camorristici e un loro sostanziale controllo dei due distretti economici del settore (Ercolano/Resina e Prato Montemurlo). La principale destinazione dell’export italiano è Tunisi.“.

Da questo si capisce che la commissione bicamerale sulle ecomafie si sta occupando pesantemente di queste vicende.

Tunisi. Perchè proprio questa città, questa capitale? Manco a dirlo, a Tunisi e dintorni starebbe consumando la sua latitanza, anzi togliamoci pure il condizionale, il già citato Vincenzo Ascione Babbalaccone, nato a Torre del Greco, 64 anni fa e considerato il crocevia, il mattatore di tutti i traffici, dell’intero mercato relativo alle esportazioni delle pezze americane. Un business da centinaia e centinaia di milioni di euro, forse addirittura superiore al miliardo di euro.

Ma come, con le pezze americane si fanno tutti questi soldi? Si fanno, si fanno, fidatevi ed eventualmente in un’altra puntata di questa storia, vi spiegheremo anche nel dettaglio, come.

E torniamo alla Tesmapri che la dda di Firenze considera pesantemente infiltrata dalla camorra e una creatura nelle mani del prima citato cartello di Ercolano, protagonista dei grandi flussi di questo tipo di mercanzia. Ci soccorre ancora l’ottimo Stefano Vignaroli, della commissione ecomafie: “In Italia milioni di cittadini donano in buona fede i loro indumenti usati nei contenitori gialli o nelle parrocchie pensando che servano a fini solidali perché persuasi dal prestigio della Caritas Ambrosiana. In realtà, nel caso dei contenitori gialli, le Caritas concedono il marchio in cambio di pochi spiccioli a enti che si dedicano alla raccolta e alla rivendita a basso costo degli abiti (spesso sono cooperative sociali che impiegano soggetti svantaggiati)”.

E fin qui, siamo dentro ad un racconto di “ordinaria” penetrazione camorristica in grandi attività economiche.

Ma Carmine Esposito cosa c’entra in tutto ciò? Con la camorra, nulla, per carità. Ma da imprenditore delle pezze americane ha avuto e sta avendo un ruolo importante, fondamentale in quella che potremmo definire Tesmapri 2.0. Oggi, di quest’azienda, almeno per quanto riguarda la sua localizzazione storica in provincia di Prato, rimane poco o niente. Pare che si sia trasferita dalle parti di Udine, dopo le vicissitudini del sequestro. Ma ciò che conta, è un’altra cosa: è cambiato il riferimento imprenditoriale che ora gestisce la porzione fondamentale di quella che è stata la attività degli ultimi decenni di Tesmapri, cioè la relazione con tutto il grande apparato della raccolta degli abiti usati, operata dalla Caritas di Milano, dalle cooperative a cui, come scrive Stefano Vignaroli, questa presta il marchio, e, infine, di quella delle parrocchie, che da queste arriva direttamente alla Caritas, senza la mediazione delle coop. Proprio il maddalonese Carmine Esposito avrebbe acquisito quello che purtroppo, con buona pace dei nobili intenti caritatevoli, costituisce la migliore sezione nazionale del business degli abiti usati.

In poche parole, Esposito diventa, speriamo, stavolta, al netto di influenze camorristiche, il nuovo magnate del settore in Italia.

Come sia avvenuta questa sostituzione della Tesmapri con l’azienda di Esposito, non è ancora chiarissimo. E’ molto chiaro, invece, che il business lombardo, frutto della particolare qualità della merce messa a disposizione dalla gente che vive in aree geografiche molto sviluppate e molto evolute dal punto di vista economico, ora diventa, dopo essere stato il business di Vincenzo Ascione Babbalaccone, il business di Carmine Esposito. 

Il che, sul piano della cifra morale dell’intera faccenda, potrebbe anche essere un dato positivo, in grado di lavare un pò la faccia all’inquietante incapacità della Caritas lombarda e nazionale, di capire con chi stava avendo a che fare, quale interlocutore imprenditoriale delle donazioni dei fedeli e dei cittadini caritatevoli.

Secondo capitolo della storia. La nuova Tesmapri, quella udinese, pare stia cambiando proprietà. Si dice pure che Esposito sia interessato a rilevarla. Ne avrebbe parlato anche con l’amministratore Bronzino.

Mah, ci sono molti fronti aperti in questa vicenda che ci piacerà approfondire con spirito liberale, rendendoci disponibili nei confronti di chiunque volesse precisare, di chiunque, per dirla alla “Striscia la Notizia”, “avesse qualcosa da dire.”