Emerge da un interrogatorio reso nel marzo 2016
11 Aprile 2018 - 00:00
MADDALONI – Non solo Juri La Manna. Anche un altro pentito “eccelente” ha raccontato la sua versione dei fatti nell’ordinanza che ha portato ieri all’emissione di 19 misure cautelari. Stiamo scrivendo di Michele Lombardi o’cecato che nell’interrogatorio reso ai magistrati nel marzo 2016 ha spiegato come Antonio Esposito abbia diretto l’attività illecita di spaccio dopo la scarcerazione del 2015.
Lombardi ha svelato come il gruppo Gagliardi-Correra, detto dei fanalini, abbia ereditato la gestione del crack e dell’eroina dopo l’omicidio di Francesco Correra, detto Ciariello, avvenuto nel 2015 ad opera di Antonio ed Alessandro Zampella, congiunti dell’Aniello Zampella arrestato ieri.
Ecco lo stralcio dell’interrogatorio: “Il vero movente della morte di Ciariello non è quello emerso finora (lite per debiti, ndr). Dopo la morte di Francesco Correra la piazza di spaccio di crack e cocaina che prima era a via Feudo e che era gestita dai fratelli Gagliardi detti fanalino che operano congiuntamente alla madre nella zona dove abitava Vittorio Lai. Insieme ai Gagliardi opera anche Fabio Romano detto o’ zingariello insieme al padre ed alle due persone arrestate per l’omicidio di Correra. Il vero motivo per il quale l’hanno ucciso è che Correra pretendeva il pagamento di una parte dei proventi derivanti dalla vendita di droga direttamente dal gruppo di Fabio Romano, in virtù del fatto che Correra riteneva di essere il referente del gruppo camorristico su Maddaloni e che quindi rivendicava il pagamento di 300 euro alla settimana per garantire loro la prosecuzione dell’attività di spaccio in quella zona”.