LA NOTA. Antonio Schiavone, fratello di Sandokan e genero di Salvatore Sestile, si ritiene offeso da CasertaCE e ci chiede (come molti sindaci) un risarcimento

16 Settembre 2020 - 18:06

Fermo restando il suo pieno diritto che né noi, né alcuna autorità può erodere e annullare, perché trattasi di “diritto naturale”, gli spieghiamo e vi spieghiamo il motivo per cui si sbaglia nella sua valutazione

CASAL DI PRINCIPE (g.g.) – Chi ci conosce sa bene che l’ultima cosa al mondo che faremo sarà quella di protestare di fronte ad un’azione giudiziaria mossa nei nostri confronti. La querela, oppure la citazione in sede civile, oppure anche un invito ad una buona conciliazione, sono atti che appartengono al pieno diritto che ogni cittadino ha di rivolgersi ad un’autorità giudiziaria o para-giudiziaria quando ritiene di aver ricevuto un torto di qualsiasi genere, di rilevanza penale oppure di tipo civile con proiezione risarcitoria. E non esistono cittadini di Serie A, Serie B o C, non esiste una classifica di soggetti che sono più in diritto di altri soggetti di muoversi a tutela della propria immagine e dei propri interessi e quindi non saremo certo noi, pur sapendo di muoverci in sempre più beata e felice solitudine su questo terreno, ad affermare che siccome il signor Antonio Schiavone è il fratello di Francesco Sandokan, capo indiscusso del clan dei casalesi, lui non possa ritenere che un articolo di giornale, in questo caso i nostri, siano offensivi nei suoi confronti al punto da proposti una conciliazione risarcitoria di 400 euro, più spese di segreteria.

Detto questo, però, il nostro diritto di ritenere corretta l’informazione su Antonio Schiavone merita esattamente lo stesso rispetto e il medesimo spazio di manifestazione di quello di Antonio Schiavone.

Questi si lamenta perché noi lo citiamo continuamente in una vicenda giudiziaria che abbiamo sempre presentato con grande correttezza, affermando che se da un lato la Direzione distrettuale antimafia, sulla scorta di un’accurata indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, ha ritenuto e forse ritiene ancora che dalle parti di Giugliano, dalle parti del mega ristorante La Contessa, qualcosa non funzioni, a partire dalle azioni del suo titolare, Salvatore Sestile, che i Pm considerano (senza tanti giri di parole) una sorta di grande mediatore tra gli interessi di un clan dei Casalesi non in grado più di esercitare un’azione militare, almeno per il momento, e quello dello storico clan Mallardo, egemone in quel di Giugliano e alleato da sempre del gruppo Bidognetti, dall’altro lato un giudice del tribunale di Napoli, a nostro avviso non cogliendo bene gli aspetti evidenti di molti comportamenti degli indagati, ha deciso in pratica di cestinare la citata indagine.

Ma questo non vuol dire che il punto di vista dei Pubblici ministeri della Dda non debba più rappresentare un elemento giornalisticamente interessante degno di essere correttamente evidenziato. In quella partita, Antonio Schiavone non assume un ruolo fondamentale, ma comunque è presente e d’altronde lui è il genero di Sestile, fulcro di quell’inchiesta della Dda non fortunata.

Per cui, noi ci siamo limitati in ogni articolo a riportare ciò che il giudice ha inserito nella sua ordinanza, illustrando dettagliatamente le tesi contenute nella richiesta di applicazione di misure cautelari, tutte rigettate, nei confronti degli indagati.

Tutto qui, non è certo colpa nostra se Antonio Schiavone è considerato un target, un elemento a cui la Dda non concede la “patente dell’insospettabilità”. Per cui riteniamo di non dover pagare alcun risarcimento al signor Schiavone, pur rispettando, ripetiamo, il diritto di difendere in ogni sede che riterrà opportuna quella che è, a suo avviso, una reputazione messa in discussione da questo giornale.

Se poi ogni volta scriviamo che lui è il fratello di Francesco Sandokan Schiavone, l’unico elemento della famiglia che sviluppa la sua attività agricola-professionale molto liberamente, è perché non ci pare di aver letto mai una dichiarazione in cui Antonio Schiavone si dissoci in maniera netta ed inequivocabile con le scelte del germano, dei cugini, dei nipoti, eccetera.

Quando leggeremo parole chiare che senza mettere in discussione il vincolo affettivo, il quale può trascendere da ogni giudizio di valore e di contenuto, bollino definitivamente e senza alcuna remissione ciò che sono stati Francesco Schiavone Sandokan, Walterino Schiavone, Francesco Cicciariello Schiavone, Nicola Schiavone, Emanuele Schaivone, che prossimamente sarà scarcerato, e, in piccola parte Ivanohe Schiavone, magari regalando qualche battuta anche nei confronti di qualche cugino meno diretto che nella Capitale ha fatto di tutto e di più, in combutta con dirigenti di Trenitalia non del tutto cristallini, con una certa capacità di rimanere al riparo da indagini che non sono andate molto avanti, si dice anche a causa di qualche influenza massonica, beh, allora Antonio Schiavone diventerà un esempio da seguire e da questo giornale non potrà che ricevere elogi.