MARCIANISE. La fontana di Piazza P. di Napoli distrutta. La consigliera Arecchia afflitta: “Inutili i miei appelli.” Si dia pace: a lavare la testa al ciuccio, ci si perde…

24 Gennaio 2022 - 12:12

In occasione del nuovo raid di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi, torna di attualità il problema dell’atteggiamento che non appartiene alla sfera del razionale (e vi spieghiamo il perchè per l’ennesima volta) di questo sindaco rispetto ai problemi di una città, che “di tutti è” fuorchè sua. IN CALCE ALL’ARTICOLO IL VIDEO DELL’INTERVENTO TENUTO IN CONSIGLIO COMUNALE DALLA CONSIGLIERA DI MINORANZA IN AULA LO SCORSO 28 OTTOBRE

 

MARCIANISE(g.g.) Si comprende l’amarezza di chi, stando dentro alle storie, in questo caso alla soria inquietante, metafisica immersa nell’incompetenza generale di chi dovrebbe amministrare la città, se ne dolga. ritenendo, legittimamente, che pur dai banchi dell’opposizione qualche propria idea, qualche proprio appello intelligenti, finanche ovvi, debbano essere valutati con spirito positivista, cioè legando il giudizio a valutazioni di merito e non ad un altro tipoo di valutazione, quella onomastica, identitaria che forma invece il pregiudizio.

La consigliera comunale di minoranza Anna Arecchia fa bene a protestare per l’ennesimo episodio di vandalismo, di cui è stata fatta segno la fontana di  piazza Principe di Napoli.

Ha ragione a comunicare alla città che lei, già da tempo, ha chiesto all’amministrazione comunale di muoversi affinchè episodi del genere non si verifichino più. Detto questo, però, e non per scoraggiarla, ci permettiamo di dire alla valida consigliera Anna Arecchia che la stimmate più profonda, più vistosa dell’ignoranza, è costituita da un’attitudine che per evitare i fare discorsi troppo complessi, potremmo riassumere con il famoso detto riguardante il marito che, per far dispesso alla moglie, si taglia gli attributi.

Oddio, a pensarci bene, anche questa similitudine, acuita dal ricorso retorico alla metafora, non riproduce fedelmente lo stato delle cose a Marcianise. Perchè il tagliarsi gli attributi, implica un odio tanto viscerale per la propria consorte da determinare una scelta autolesionista, perchè evidentemente la testa, il cuore, il carattere di quel marito è fondamentamente buono, non violento.

Un marito che dovrebbe essere preso ad esempio da tutti questi squilibrati che picchiano e ammazzano le loro compagne e le loro mogli.

Ma qui, collegare un Antonello Velardi a questa figura della proverbialità popolare, è sbagliato. Perchè per anni, il quale non a caso si è circondato di persone a scarsa cifra di autonomia cerebrale, non infliggerebbe mai una mutazione a se stesso per far dispetto ad un avversario politico. Lui, infatti, è un anaffettivo.

Tutto sommato non ama neppure se stesso, ma solamente la sua immagine riflessa in specchi ormai ampiamente deformati. Lui, di Marcianise e dei marcianisani, così come ha dimostrato prendendosi tutti quei soldi con i falsi permessi per i quali è imputato per gravi reati davanti al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, della sua città e di chi la abita se ne fotte, costituendo la sua città e chi la abita solo uno strumento per tenere in vita il suo ologramma.

Per cui, se la premessa, se la ragion d’essere è quella reale, a dirla tutta reale e misera, il danno inflitto ad un simbolo della città dal nuovo atto vandalico, non rappresenta una ferita che il sindaco Velardi avverte su di sè. Gli anaffettivi non nutrono reali sentimenti per alcuno, per nessuno. Figuriamoci se li possono nutrire per una fontana.

Per cui, se l’iniziativa politica della lotta al vandalismo fosse partita da lui stesso, badate bene, nemmeno da un consigliere di maggioranza autonomamente determinato, ripetiamo, da lui stesso o da un consigliere di maggioranza etero diretto, qualcosa sarebbe stato fatto.

Siccome ad attivare la propria iniziativa è stata un consigliera di minoranza, per di più coerente con il mandato ricevuto dal popolo sovrano e quindi legittimamente tesa a creare le condizioni perchè questa amministrazione, deleteria orami al di là di ogni valutazione di schieramento, vada a casa, per lui, per Velardi, quella fontana la possono anche bombardare e radere al suolo. Non gli passerà neppure per l’anticamere dalla teta.

Questa nostra affermazione finale arriva all’inizio o alla fine dell’articolo? Il punto è questo: noi siamo portatori i confronto politico, di temi, di argomenti, non certo di verità rivelate. Ma se uno come Velardi o come quelli della sua amministrazione non sono riusciti negli anni a confutare una sola sillaba delle nostre argomentazioni, possiamo sentirci autorizzati a sospettare quantomeno che questi nostri ragionamenti abbiano un fondamento di verità?

Il problema non si pone per Velardi e i suoi che avendo scelto la via dell’ignoranza e del “praticonismo” a malapena, come fanno sempre per evitare di confrontarsi realmente con chi non la pensa come loro, si limiteranno ad un’alzata di spalle, ad una risatina sardonica e alle solite puttanate sul Guarino drogato, giornalaio, pazzo, che sono cose assolutamente irrilevanti.

Perchè anche se il sottoscritto fosse un drogato, fosse un pazzo, fosse un estorsore, fosse un camorrista, fosse un giornalaio (perchè prendersela con i giornalai, non si sa, visto che gli hanno dato dal campare al Velardi per decenni) ciò non sposta la consistenza, la realtà fisica, materiale di un argomento che esiste perchè questo ci hanno insegnato i buoni illuministi di matrice liberale, al di là di chi lo pone.

Va bè, a lavare la testa al ciuccio, chiudiamo con un altro detto popolare molto efficace, ci si perde l’acqua e il sapone.

 

QUI SOTTO L’INTERVENTO DELLA CONSIGLIERA ANNA ARECCHIA DURANTE LA SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 28  OTTOBRE SCORSO