E’ SINISTRA? Ma fateci il piacere! 150mila euro all’ex Canapificio dal pescecane di borsa George Soros. Servirono per la campagna elettorale di Fiano, Crovella e Giovine? Non si può escludere

9 Novembre 2022 - 16:30

La seconda tranche (la prima era arrivata nell’aprile 2021) fu versata infatti il 30 agosto 2021 esattamente all’inizio di una campagna elettorale in cui come non era mai successo nella storia dei candidati testimoniali della sinistra cosiddetta antagonista, fioccarono voti di preferenza a gogò a favore degli indagati Vincenzo Fiano e Virginia Anna Crovella, grazie ai quali con tanto di endorsement pro Carlo Marino tra il primo e secondo turno, Raffaele Giovine, su mandato dell’ex Canapificio, entrò a far parte del consiglio comunale del capoluogo

CASERTA – (Gianluigi Guarino) Quando ce vo’, ce vo‘. Ci sono frasi, battute, freddure appartenenti al vocabolario dello scontro politico antico, ruspante, che si rappresentava emblematicamente nelle figure di Peppone e don Camillo, i due personaggi inventati dal genio di Giovannino Guareschi.

Perché, quando ce vo’, ce vo’: ci sono frasi, appartenenti a quel tempo degli scontri confessionali, al tempo del “di qua o di là” che vanno rivalutati e vanno riconosciuti, non solo come battuta, motteggio, ma come espressione, seppur rudimentalmente manifestata, di una certa realtà.

Anzi, sapete cosa vi diciamo? Di una realtà molto più realtà oggi di quanto non lo fosse già al tempo delle elezioni – bivio del 1948.

Ed eccola la frase, il motteggio, la freddura: “Caro compagno, tu lavori e io magno.”

Effettivamente, al tempo di Peppone e don Camillo, aveva un senso affermare che esisteva, nel Partito comunista italiano, un’aliquota di persone che già svolgevano l’attività di politici di professione. Quello lì, era un partito di disciplina, era un partito in cui si tesseravano più della metà di quelli che poi lo votavano e che ricevevano, al pari di ciò che succedeva, ad opera degli Stati Uniti d’America, ai partiti filo occidentali di governo, significative provviste economiche dall’Unione Sovietica.

Ma in quel tempo, effettivamente, c’erano dei comunisti che si rompevano il culo nei campi, del bracciantato, nel gestire, con fatica e sacrificio, un fazzoletto di terra; esistevano gli operai che votavano Pci, in quanto operai.

Ma cominciava pure a crescere una categoria di soggetti, di promotori politici nel partito i quali non è che se si svegliassero alle 11 o a mezzogiorno del mattino e non alle 5 ,o alle 6, come il metalmeccanico, come l’incrollabile sognatore Cipputi, cambiasse qualcosa della loro giornata.

Ed è proprio per demarcare queste due aree, già visibili e delineabili, che nacque questa battuta del compagno a cui beffardamente viene data una pacca sulla spalla ringraziandolo perché attraverso il suo lavoro, attraverso la sua militanza pura, disinteressata, si costituivano e si alimentavano sempre di più delle rendite parassitarie, gente che viveva alle spalle di altra gente.

“Caro compagno, tu lavori e io magno”. A 70 anni e più da quel tempo, l’evoluzione della vita, la progressione delle generazioni hanno consolidato, affinato il sistema. Una dimostrazione? Da ieri sera, in tanti, a Caserta e non solo, parlano della notizia, emersa da un articolo, pubblicato su La Verità, da Giacomo Amadori, uno dei migliori giudiziaristi italiani, con un’esperienza trentennale e che, pur scrivendo in giornali schierati ne centrodestra, non ha mai svenduto il proprio talento e le proprie capacità professionali, riconosciutegli anche da tanti altri suoi colleghi giornalisti, di matrice culturale e politica a sinistra.

Se la scelta a monte degli argomenti da trattare nei suoi articoli può essere legata alla volontà di assecondare una linea editoriale, Amadori, che io conosco anche personalmente, non scriverà mai una riga, manipolando o alterando la notizia, in questo caso la notizia di alcuni finanziamenti sospetti, elargiti a favore dell’associazione ex Canapificio di Caserta e provenienti, addirittura, da quella che è divenuta una sorta di icona sexy della sinistra post moderna e intra pagnottara: la Open Society, la notissima fondazione privata costituita da molti anni da George Soros, uno che ha in pratica depenalizzato il reato di rapina e che si è rifatto una verginità in età gia adulta (oggi conta 92 primavere) dopo essersi mangiato, al principio negli anni 90, con le sue spietate speculazioni finanziarie, una porzione dell’economia britannica e quasi l’intera economia italiana in un solo boccone.

Naturalmente, se vai in rete, queste notizie le trovi subissate da tutte le benemerenze acquisite negli anni con le donazioni date da Soros ad associazioni, ad organizzazioni internazionali che operano a favore dei diritti degli immigrati.

Naturalmente, siccome George Soros si è messo a fare il buon samaritano, il filantropo, la sinistra, che attraverso le sue tante cinghie di trasmissione, incassa miliardi di dollari, ha dimenticato come questi miliardi sono arrivati nelle casse di questo pescecane della speculazione finanziaria. Se l’è dimenticato pur essendo queste attività, fatte di azioni corsare, molto spesso attivate grazie a soffiate illegali ad un insider trading, elevate a sistema esistenziale.

La finanza, la grande finanza ha rappresentato, infatti, uno dei target più utilizzati dalla sinistra mondiale per giustificare l’esistenza di certe modalità, di certe prassi che ne avevano contraddistinto la storia, spesso densa di repressioni, uccisioni, campi di concentramento, gulag, manicomi siberiani e vi discorrendo.

Ora, però, siccome i soldi del bottino, del maltolto Soros li dà alla sinistra, è diventato un santo. E, dunque, tornando al discorso della rapina legalizzata, non è che uno che si ritiene utilizzi il proprio danaro per una causa buona, possa vedersi cancellato, con un colpo di spugna, il modo con cui i soldi se li è fatti. Se io perpetro, infatti, una rapina in banca che mi frutta 300mila euro, il fatto che io dia in parte questa somma in beneficenza, non estingue il reato.

Ma si sa che uno dei motivi per cui la sinistra non riesce a diventare un interlocutore serenamente accettato e non più guardato con un sospetto solo apparentemente pregiudiziale da tantissime persone, in realtà retaggio di una storia consolidata di irragionevole e irragionata faziosità, è proprio costituito da questa forma di poco nobile partigianeria che arriva a negare anche l’esistenza della forza, di gravità quando quest’asserzione diventa argomento utilizzabile per i propri interessi, finalizzati, sempre e comunque, alla conquista del potere.

Ora, il fatto che George Soros con la sua fondazione Open society abbia finanziato il signor Vincenzo Fiano, il signor Fabio Basile, la signora D’Amico, la signora Crovella, non può certo stupire noi di CasertaCe che da tempi non sospetti, da ben prima dell’esplosione dell’inchiesta giudiziaria che portò all’iscrizione nel registro degli indagati di tutti gli esponenti dell’ex Canapificio per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e, conseguentemente, di truffa, vi avevamo raccontato e tutto sommato non era blasfemo, ma solo provocatoriamente crudo dire che mentre davanti all’ingresso di Auschwitz campeggiava la scritta “Arbeit macht frei”, “Il lavoro rende liberi”, normale e ragionevole sarebbe stato che la scritta “Caro campagno, tu lavori e io magno”, indicasse l’ingresso dell’ex Canapificio, dove il lavoro non sanno neppure dove sia di casa.

Giacomo Amadori, nel suo articolo, espone argomenti documentati che emergono da una serie di operazioni sospette, monitorare dalla stessa Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere durante la propria indagine. Nello specifico, il pm Anna Ida Capone ha acquisito informazioni bancarie sul centro sociale ma, soprattuttom sui suoi dirigenti Vincenzo Fiano e Fabio Basile. Scrive Giacomo Amadori: “I conti sotto osservazione, secondo i funzionari (bancari, n.d.d.), sono caratterizzati da bonifici per emolumenti disposti a favore dei titolari effettivi e soggetti a loro collegati. Una donna avrebbe ricevuto un bonifico da 400 euro di Fiano attraverso un altro intermediaro con causale Mutuo”.

Fiano, ieri sera, in maniera sfuggente, con quell’atteggiamento sfrontato, quasi irridente, da vera e propria mascherina di una sinistra divenuta caricatura di se stessa, sfuggiva in bici, rispondendo, con ingiustificata sufficienza alle domande di una giornalista televisiva, che a lui non risultava ci fosse un bonifico con queste caratteristiche e che, comunque, questi 400 euro non erano stati prelevati dai fondi dell’associazione.

In effetti, questo non pare affatto, stanto alla ricostruzione, realizzata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capia Vetere, i cui contenuti sono stati rivelati, nel suo articolo, da Giacomo Amadori.

Noi non abbiamo nulla di personale nei confronti di Fiano, di Basile, della Crovella e di una compagnia, mai come in questo frangente, senza “compagni”. Il fatto è che ne scriviamo da anni e anni. Sicuramente ne scriviamo dal tempo in cui, insieme a don Antonello Giannotti, sacerdote validissimo, persona intelligente, sufficientemente colta, dotato di un indubbio talento organizzativo, ma denso di ombre nel momento in cui è dedito, come lui indubbiamente è dedito, ad una attività che potremmo definire, utilizzando un pudico eufemismo, ipersecolare, cercarono di fittare un appartamento in via Roma, sovrastante, per intenderci, la pizzeria e ristorante Sunrise, per insediarci una comunità di rifugiati, lautamente finanziata dai fondi Sprar.

Quei nostri articoli, determinati anche dalla levata di scudi dei condomini di un palazzo che sorge al centro della città e che risultava assolutamente inadatto a diventare luogo di accoglienza dei rifugiati, fecero scappare a gambe levate don Antonello Giannotti. Fiano, Basile, Crovella, la D’Amico ecc. si travisarono carsicamente, salvo poi ricomparire qualche mese dopo in zona parco Crispino, periferia della città, dove misero in piedi un’altra residenza, disponendo e gestendo quattro poverissimi spiccioletti, della migragnosa cifra… sapete di quanto? Di 7 milioni e mezzo di euro. CasertaCe dimostrò che di questi soldi, a nostro avviso, non erano stati spesi realmente neppure il 50%, con buona pace delle fatture emesse. E questo costituì un altro argomento che la Procura della Repubblica utilizzò per formulare le sue gravi ipotesi di reato a carico di Fiano, Basile e degli altri componenti dell’ex Canapificio.

Per non allungare ulteriormente l’articolo, dato che il lavoro di Giacomo Amadori lo pubblichiamo integralmente in calce, aggiungiamo solo una cosa che Amadori non può sapere. Per arrivarci, dobbiamo utilizzare un altro pezzettino della sua ricorstruzione. Oltre al bonifico da 100.937 euro inviato dalla fondazione di George Soros il 10 dicembre 2020, c’è stato anche un secondo bonifico da 48.324 euro inviato il 30 agosto 2021.

Ma non finisce qui, visto che nell’aprile di quest’anno, l’ex Canapificio avrebbe ricevuto altri 50.000 euro dalla fondazione Haiku con sede a Lugano.

Siccome noi siamo garantisti, aggiungiamo che quest’ultima donazione è stata finalizzata all’attivazione di un progetto per le vaccinazioni anti covid per gli immigrati di Castel Volturno.

Sarebbe interessante che il signor Fiano ci dicesse come, dove e quando queste vaccinazioni sono state realizzate. E non bastano dei documenti, delle certificazioni per dimostrarlo. Occorrerebbero filmati probanti e, dunque, anche lunghi, visto e considerato che il concetto di immigrato più o meno clandestino di Castel Volturno, è una delle cose meno controllabili, aleatorie e verificabili del mondo, al punto che tu, su un foglio puoi attestare tutto ciò che ti pare, ma potrai essere creduto solamente sulla parola. E siccome, Vincenzo Fiano, Basile e compagnia appartengono a uno degli strati del kit e del pensiero unico casertano, del cluster di quelli che spacciandosi, ripetiamo, spacciandosi per persone, per militanti della sinistra, fa quattrini, va da sè che noi non crederemmo mai ad una manifestazione meramente assertiva e né a documentazioni auto prodotte.

Il secondo finanziamento proveniente da Soros sembra non scollegato all’attenzione che quest’ultimo mostra per le scadenze elettorali italiane, che conosce molte bene, come dimostra la notizia, rivelata da Carlo Calenda, del finanziamento elargito a Più Europa, affinchè non si alleasse con il Terzo polo, ma andasse col Pd per creare un fronte antifascista, così come gli avrebbe riferito un imprenditore di origini ungheresi. Guardando la data, infatti, constatiamo che questi soldi sono affluiti nelle casse dell’ex Canapificio a fine agosto 2021, cioè proprio all’inizio ufficiale della campagna elettorale per le elezioni comunali di Caserta in cui il centro sociale ha messo insieme una lista, Caserta Decide, a sostegno del candidato sindaco Raffele Giovine, quello che i nostri lettori conoscono come il sosia di Harry Potter.

Il protagonismo dell’ex Canapificio non è stato solo ideologico, visto che CasertaCe (clikka e leggi) commentava, fingendo uno sbigottimento che in realtà non ci percorreva, le quasi 400 preferenze, (precisamente furono 380) raccolte da Vincenzo Fiano che, da indagato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e per il reato di truffa, ritenne lo stesso di candidarsi alle comunali, parimenti a Virginia Anna Crovella che di preferenze ne riportò 459. Questi numeri configuravano, infatti, a nostro avviso, una piena assimilazione dell’ex Canapificio ai più retrivi, arretrati meccanismi della politica politicante, fatta di relazioni spesso inconfessabili tra i candidati e la ricerca del consenso.

In poche parole, Fiano e Crovella somigliavano, ai nostri occhi, ad un Emiliano Casale, ad un Massimiliano Marzo, a quello che un tempo erano stati Peppe Greco, Emilio Caterino, lo stesso Carlo Marino targato Forza Italia. E d’altronde, la facilità con cui la lista Caserta decide e l’ex Canapificio, che poi è la stessa cosa, si schierarono con lo stesso Carlo Marino al ballottaggio, rappresentò una dimostrazione evidente, una cartina al tornasole dei connotati a dir poco clientelar-pagnottari di queste persone.

Può darsi che non ci sia una relazione tra i quasi 50mila euro che la fondazione di George Soros spedisce all’ex Canapificio il 30 agosto 2021, cioè, ripetiamo, alla vigilia dell’inizio della campagna elettorale delle elezioni che si sarebbero svolte, poi, il 4 ottobre. Può darsi, ma può darsi anche di no, visto e considerato che quei voti, quelle preferenze costituirono la base per consentire a Raffaele Giovine di diventare consigliere comunale e di andare a sostenere Carlo Marino il quale, ricordiamo, le elezioni le vinse con uno scarto di 2000 voti “a togliere e ad aggiungere” che, a pensarci bene, oggi si professa uomo di centro-sinistra, esattamente come il vegliardo e inossidabile George Soros si professa sostenitore degli ultimi. Però, con le debite proporzioni, i due hanno delle affinità, sono infatti esattamente lo specchio di una sinistra casertana, poi campana, poi italiana, poi europea ed extraeuropea in totale disfatta ideale ed ideologica, visto e considerato che i suoi modelli sono, in grande, George Soros e, in piccolo, Carlo Marino, i quali sono diventati quello che sono interpretando un canovaccio esistenziale che dovrebbe costituire tutto quello per cui, allo scopo di combatterlo, la sinistra esiste.

QUI SOTTO IL TESTO INTEGRALE DELL’ARTICOLO DI GIACOMO AMADORI

In vista delle ultime elezioni politiche avevano già ingaggiato il parlamentare più munifico d’Italia, il facoltoso imprenditore Gianfranco Librandi, famoso per aver versato 800.000 euro alla fondazione Open di Matteo Renzi. Ma nelle ultime ore si è scoperto, grazie a Bruno Vespa, che +Europa può contare sulle attenzioni di un finanziere ancora più ricco del già danaroso Librandi, ovvero l’imprenditore, filantropo e banchiere ungherese George Soros.

Secondo il leader di Azione Carlo Calenda avrebbe finanziato la campagna elettorale del partito fondato da Emma Bonino con 1,5 milioni di euro. Una cifra che sarebbe stata versata affinché Bonino & C. si compattassero c,on il centro-sinistra in un «listone antifascista». Una notizia confermata in parte dal segretario di +Europa Benedetto Della Vedova. Quest’ultimo ha ammesso l’erogazione a favore di alcuni candidati per le spese della campagna elettorale, ma ha negato che quei contributi fossero vincolati alla nascita di un fronte anti Meloni.

Resta poco chiaro, visti i limiti di legge, come siano arrivate in Italia e come siano state rendicontate le generose donazioni. Generose assai se si pensa che sul sito della fondazione Open society di Soros nel 2020 risultavano destinati all’Italia «solo» 1,8 milioni di dollari in totale, sui 92,9 destinati all’Europa, poco più del 2 per cento per un Paese che rappresenta circa l’8 per cento della popolazione continentale.

Ma adesso scopriamo che nel 2022 una cifra analoga sarebbe andata a un unico partito. Sarà per questo che ieri +Europa ha rivendicato quel prezioso sostegno con un messaggio social corredato di foto: «Grazie George. Rivendichiamo il suo sostegno a +Europa per le nostre battaglie sui diritti umani, civili, la democrazia e lo stato di diritto». Concetto anticipato da Della Vedova, il quale ha dichiarato: «Il filantropo di origini ungheresi da tempo condivide e sostiene i nostri valori europeisti e le nostre battaglie per i diritti umani e lo stato di diritto. Siamo orgogliosi che alcuni nostri candidati abbiano chiesto e ricevuto il suo sostegno, certamente disinteressato».

Dal suo sito apprendiamo che Open society è «una delle più grandi fondazioni private al mondo che supportano gruppi per i diritti umani, con un budget annuale di oltre 1.000 milioni di dollari» e che poco meno del 10 percento dei fondi va all’Europa. Il loro lavoro in Italia è iniziato nel 2008 supportando «le battaglie legali contro la concentrazione della proprietà dei media da parte di Berlusconi».

Sugli 1,8 milioni di dollari del 2020 il 34 per cento è stato destinato a una non meglio precisata «pratica democratica», altrettanto per progetti aventi come obiettivo «uguaglianza e antidiscriminazione», il 29 a «movimenti e istituzioni per i diritti umani», il 3 per «istruzione e prima infanzia».

La Open society ha collaborato con le fondazioni Nando Peretti e Charlemagne, con la Fondazione con il Sud, con la Compagnia di San Paolo e con il Comune di Ventimiglia per il restauro di un parco pubblico frequentato dai migranti di passaggio. Nel 2017-18 Open society ha finanziato 70 progetti impegnando 8,5 milioni di dollari. Secondo l’Adnkronos 298.550 dollari andarono ai Radicali per «promuovere un’ampia riforma delle leggi italiane sull’immigrazione»; 385.715 dollari sono stati assegnati all’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione; 170.144 dollari all’Associazione 21, una onlus che si occupa di diritti umani. Il sito della fondazione, a proposito del 2020, non ci rivela, però, la notizia più interessante: il sostegno a un centro sociale con gran parte del comitato direttivo sotto inchiesta per associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata.

Infatti l’Open society institute (vecchia denominazione della fondazione) il 10 novembre 2020 ha inviato un bonifico da 100.937 euro e il 30 agosto 2021 uno da 48.324, aventi entrambi nella causale una «sigla alfanumerica», al Comitato per il Centro sociale di Caserta. L’informazione è contenuta in una segnalazione di operazione sospetta inviata cinque mesi fa all’Antiriciclaggio a proposito di alcuni movimenti effettuati sul conto dell’associazione tra il gennaio 2020 e il maggio 2022, con riferimento in particolare a pagamenti per circa 15.000 euro.

Sono emersi così anche i bonifici provenienti dalla Svizzera che sarebbero stati utilizzati per sostenere un progetto per le vaccinazioni anti Covid19 per gli immigrati di Castelvolturno. I risk manager della banca hanno rimarcato un’«operatività anomala e non adeguatamente giustificata in capo a ente che si occupa di assistenza sociale, in particolare a favore degli immigrati per la loro inclusione, che ha indicato di ricevere finanziamenti da parte di sostenitori e associazioni». Il centro sociale, nell’aprile scorso, avrebbe ricevuto anche un bonifico da 50.000 euro dalla Fondazione Haiku di Lugano, nata nel 2014 e che persegue «esclusivamente finalità di solidarietà sociale».

Nella segnalazione viene evidenziato come nel 2019 la Procura di Santa Maria Capua Vetere nell’ambito di un procedimento penale abbia chiesto informazioni alla banca sul Comitato per il Centro sociale e su due dirigenti, Vincenzo Fiano e Fabio Basile. Si tratta di un’indagine, puntualizzano i risk manager, «per associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata nella gestione dei finanziamenti del progetto Sprar (Sistema di protezione e accoglienza per richiedenti a silo e rifugiati)».

I conti sotto osservazione, secondo i funzionari, «sono caratterizzati da bonifici per emolumenti disposti a favore dei titolari effettivi e soggetti a loro collegati». Una donna, è precisato nella segnalazione, avrebbe ricevuto un bonifico da 400 euro di Fiano attraverso «un altro intermediario» con causale «mutuo». Fiano con noi cade dalle nuvole: «Non mi risulta e, comunque, non con i soldi dell’associazione».

«Bonifici per emolumenti e pagamento di fatture» proverrebbero anche dal conto aperto in una seconda banca e riceverebbe contributi anche il Comitato Città viva, promosso dall’ex Canapificio all’interno del quartiere Acquaviva di Caserta, insieme ad altre associazioni e cittadini della zona. Il Comitato Città viva ha lo stesso indirizzo e contatto telefonico di Fiano. «Perché abito lì e non abbiamo una sede» spiega lui.

A fine aprile 2022 il Comitato per il Centro sociale ha inviato un bonifico da 10.000 euro con causale «prestito» a favore del Comitato Città viva. Ma Fiano non sa spiegarne il motivo: «Non mi occupo dei conti». Rappresentanti legali e titolari effettivi dell’ex Canapificio varierebbero spesso. Nel febbraio 2019 sette degli operatori del centro sociale hanno ricevuto un avviso di garanzia, come detto, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata.

Nell’inchiesta erano inizialmente indagati oltre a Basile e Fiano anche Giovanni Paolo Mosca, Massimo Cocciardo, Virginia Anna e Federica Maria Crovella e Immacolata D’Amico, tutti soci volontari e operatori dell’ex Canapificio. L’indagine ruota intorno alla gestione da parte del Centro sociale dei fondi erogati nell’ambito di un bando triennale relativo al progetto Sprar. Sette milioni e mezzo di euro destinati a coprire i costi dell’alloggio (venti appartamenti), del vitto e dei programmi di istruzione, formazione e integrazione per gli immigrati. Soldi che, secondo la Procura potrebbero non essere stati usati in modo corretto.

Le investigazioni sono partite su denuncia di un ex operatore, il trentottenne ghanese Malik Donkor, già inserito nel progetto Sprar. Ma le sue motivazioni non sarebbero particolarmente nobili: dopo le perquisizioni i dirigenti del centro denunciarono di essere stati «colpiti per vendetta» da Donkor, il quale era stato «sorpreso a rubare» e per questo segnalato all’autorità giudiziaria. L’ex volontario è stato rinviato a giudizio per appropriazione indebita.

Alla prima udienza del processo è stata ammessa la costituzione di parte civile di alcuni migranti e dell’associazione, il cui legale rappresentante ha confermato le accuse contro Donkor, che avrebbe creato «un clima di nonnismo» nei confronti degli extracomunitari. L’uomo si sarebbe appropriato di parte della loro spesa settimanale e dei soldi destinati al vestiario. Nonostante l’inchiesta per truffa che coinvolge i dirigenti del Centro sociale sia partita su denuncia di un soggetto a sua volta denunciato, non c’è stata ancora nessuna archiviazione.

Forse perché i fatti segnalati da Donkor, che era inserito all’interno del sistema, potrebbero aver trovato qualche riscontro. Dopo circa quattro anni le indagini dirette dalla pm Anna Ida Capone, sarebbero «alle battute finali», come ci spiega il procuratore facente funzioni Carmine Renzulli. Sempre nel 2019 la sede dell’ex Canapificio e dello Sprar di Caserta era stata sequestrata perché i capannoni risultavano «fatiscenti» e, secondo i consulenti della Procura, c’era «un concreto pericolo di crollo». «La pacchia è finita!» esultò Matteo Salvini al termine dell’operazione dei carabinieri che avevano posto i sigilli. Il vicepremier aveva lanciato per primo allarme definendo «abusivo» e «da sgomberare» il centro sociale. La giunta guidata dal sindaco pd Carlo Marino nel 2021 ha concesso al gruppo e a un’altra trentina di associazioni una nuova sede, l’immobile che ospitava l’Onmi di Caserta. Ma forse il Comune era all’oscuro dei robusti finanziamenti di Soros.