L’INCHIESTA SCOOP. La lettera segreta scritta da un grande studio milanese, con l’ispirazione divina del vescovo Lagnese e di don Antonello Giannotti, a Carlo Marino e a Franco Biondi in cui chiede, sul Macrico, di modificare il Puc manco adottato, ma che loro (e lui) già conoscono. L’occhiolino all’ingegnere Biondi sugli incarichi professionali
21 Giugno 2024 - 12:00
E’ stata scritta ad aprile e addirittura contiene già tutte le coordinate del Piano urbanistico attuativo relative a volumetrie, abbattimenti e ricostruzioni da realizzare all’interno del Macrico, distinguendo quello che dovrà realizzare lo studio Alvisi-Kirimoto per la proprietà e ciò che la proprietà, attraverso lo studio milanese, metterebbe a disposizione di Biondi in termini di incarichi, consulenze e via dicendo.
CASERTA (gianluigi guarino). Gli arresti del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, conseguenza dell’indagine della locale Procura, hanno rotto le uova nel paniere al quartetto della felicità, un po’ ultraterreno e molto temporale.
Il vescovo Pietro Lagnese, probabilmente attraverso un suo rappresentante diretto, don Antonello Giannotti, il sindaco Carlo Marino e Franco Biondi si erano, infatti, già incontrati nelle stanze del Comune di Caserta, che noi definiamo cucina degli orrori e forse per l’occasione (o no?) oggetto di esorcismo liberatorio, per mettere a punto una conferenza dei servizi, in modo da rendere l’operazione di inizio dei lavori sul progetto chiamato molto ottimisticamente, visto che le cose grosse, importanti, sono ben riservate, come spiegheremo di seguito, “Masterplan di riqualificazione dell’area Macrico”.
Una riunione molto allargata, visto che vi hanno partecipato anche i componenti della Fondazione Casa Fratelli Tutti, costituita dalla Diocesi di Caserta proprio come una sorta di tutore del valore e dei contenuti del sedicente intervento di riqualificazione, con la prolusione dell’ex prefetto casertano Carmine
Come si usa nei grandi e anche nei medi incontri diplomatici, la parte pubblica, quella che viene raccontata in insulsi comunicati stampa che non raccontano nemmeno l’1% delle partite che si giocano, al contrario, nelle stanze riservate a 3 o 4 interlocutori, non di più, rappresenta solamente il rito, la cerimonia su cose che sono state già decise a monte.
Per noi questo documento è uno scoop
Su questo siamo in grado oggi di illustrare i contenuti di un documento da cui emergono contatti, chiamiamoli così ufficiosi, dell’Istituto diocesano sostentamento del clero, con Marino e Biondi, allo scopo di adeguare, aggiustare il Puc, per rendere possibile tutto quello che si vuole fare all’interno del Macrico e che è già contenuto, almeno riteniamo, nel cosiddetto e già citato Masterplan. In realtà, questo documento, precisamente una lettera, che non reca la firma di don Antonello Giannotti e dell’Istituto di sostentamento clero, bensì quella dello Studio Alvisi-Kirimoto che per noi, ripetiamo per noi, è in pratica la stessa cosa. Perché si tratta di un autorevole e prestigioso studio di fornitori di servizi ingegneristici, architettonici, tecnici, incaricato dalla Diocesi di Caserta, attraverso i suoi due bracci operativi, prima di tutto il citato Idsc, presieduto da don Antonello Giannotti e poi attraverso l’Ufficio tecnico diocesano, di cui è responsabile don Fernando Latino, di cui ci siano già occupati nell’articolo sui rapporti tra la Curia di Caserta e l’imprenditore, neo indagato nella vicenda dei presunti imbrogli al Comune di Caserta, Raffaele Nunziante (CLIKKA E LEGGI).
Ma don Antonello Giannotti come fa già a conoscere un Puc neppure adottato?
Per scrivere ciò, infatti, lo studio Alvisi-Kirimoto dimostra di conoscere un documento, al contrario sconosciuto al resto della città. E se lo conosce lo studio Alvisi-Kirimoto, lo conoscono certamente anche il vescovo Lagnese, anche don Antonello Giannotti, oppure don Fernando Latino. Mai e poi mai, infatti, questo studio con tante sedi, tra cui quella principale a Milano, avrebbe potuto scrivere un testo così impegnativo, così complesso, senza l’autorizzazione della triade di religiosi. Del Puc di Caserta, infatti, è stato approvato solamente uno scarno preliminare nell’anno 2017, precisamente con la delibera di giunta numero 69 del 14 aprile 2017. Della redazione, come è noto ai nostri lettori più attenti e interessati a questa particolare e importante materia, fu incaricato lo studio dell’architetto Massimo Pica Ciamarra che, sulla scorta del preliminare approvato alla giunta, lo consegnò al Comune nell’anno 2019.
Da allora ad oggi, nel senso da allora ad oggi, 21 giugno 2024, il sindaco Carlo Marino lo ha letteralmente incollato nei cassetti suoi, di Franco Biondi e di Giovanni Natale. Quando qualcuno gli ha obiettato che una scelta di questo tipo avrebbe consentito all’Ufficio tecnico e, soprattutto, allo Sportello unico dell’edilizia, di avere le mani libere su tante cose che il Puc avrebbe, al contrario, potuto vincolare, il primo cittadino, ineffabilmente, alla maniera di Carlo Marino, ha eccepito – simpatica e inossidabile faccia bronzea -, che lui, roba da scompisciarsi dalla risate, avrebbe riscontrato al suo interno diversi casi, se non ricordiamo male, 13 casi, di possibile speculazione edilizia. In pratica, scaricava su Pica Ciamarra, che il Puc lo aveva materialmente redatto, la responsabilità del lungo traccheggiamento e anche una poco larvata accusa di essere amico dei palazzinari.
Spiegò ancora che lui stava approfondendo ed, evidentemente, dopo 5 anni, sta approfondendo ancora, visto che non se n’è saputo più nulla.
Per trovare traccia di una notizia sul Puc, bisogna ritornare a un quindicina di mesi fa, precisamente a marzo 2023, quando l’assessore, che prende il nome proprio da questo mese, ossia Massimiliano Marzo, incontrando i residenti di Parco degli Aranci, dichiarava: “Lo scorso anno – aggiungiamo noi, dunque, nel 2022, dopo ben tre anni dalla consegna da parte di Pica Ciamarra – è stato istituito un Ufficio di Piano che sta già – ah, ok, tempi rapidissimi, allora 🤣 – intervenendo sul preliminare di Puc, con modifiche a garanzia di equità tra le frazioni di Caserta. Contiamo di approvare il nuovo Puc entro quest’anno – riaggiungiamo noi, entro il 2023 – salvo anticipi imposti dalla Regione”.
Ora, non è che Massimiliano Marzo, che ha dimostrato di non essere molto esperto anche in fatto di norme sui lavori pubblici, possa essere preso molto seriamente quando parla di Urbanistica. Forse voleva dire, a quelli di Parco degli Aranci, che l’Ufficio di Piano stava intervenendo sul documento di Pica Ciamarra e non sul preliminare che l’architetto napoletano aveva già trasformato in un Puc adottabile e poi approvabile.
Tutto questo per dire che, nel momento in cui Alvisi-Kirimoto chiede, dopo aver ricevuto l’ok di don Antonello Giannotti, del vescovo e di don Fernando Latino, a Marino e a Biondi di modificare il Puc, vuol dire che sicuramente ne ha avuto copia.
La “visione divina” del Puc e idee chiarissime dello studio Lagnese-don Antonello, pardon, Alvisi, su come modificarlo
Ciò è dimostrato da un passaggio di questo appunto riservato, in cui quelli dello studio di progettazione dicono che ci si dovrà riferire ai tecnici comunali e ai consulenti incaricati del completamento del Puc. Nel progetto Macrico si parla di abbattimenti e di ricostruzioni, per le quali occorrerebbero significative modifiche dello strumento urbanistico principale della città che, a questo punto in tutta evidenza, possiamo affermare che la triade vescovo Lagnese-don Antonello-Fernando Latino, ha potuto vedere ben prima della fase legale delle cosiddette osservazioni dei cittadini o delle associazioni, dando il via libera per la sua trasmissione ad Alvisi ed alla sua socia italo-giapponese. Magari non sono stati Carlo Marino o Franco Biondi a mostrarlo, ma l’operazione è riuscita grazie a facoltà ultraterrene che noi comuni mortali non possediamo.
Alvisi-Kiromoto, insieme al trio curiale, si trasforma in un componente di fatto dell’Ufficio di Piano e vuole adeguare il Puc all’intervento che quelli della Curia hanno in mente per il Macrico. E se dicono così, è perché evidentemente, le previsioni di un Puc, per quella specifica area, di cui, ribadiamo, non avrebbero potuto prendere visione, al momento non lo consentono.
Ma, nella lettera riservata, il progettista, spiritualmente assistito dal vescovo, dal parroco della chiesa di Lourdes e da don Fernando Larino, va anche oltre. Assodato che il Puc è in gestazione – e forse ancora è in gestazione proprio a causa del Macrico – debba essere sostanziosamente adeguato, il Pua consequenziale, ossia il Piano urbanistico attuativo che la Diocesi di Caserta vuole presentare per il Macrico e su cui, evidentemente, lo studio Alvisi-Kirimoto ha già messo mano, possiede in sé un percorso e delle caratteristiche.
Ma prima di entrare nel merito del Pua, ci sono i lavori preliminari e gli atti propedeutici che Alvisi e Kirimoto inseriscono in quella che battezzano come “Parte A”. Atti tutti a carico della proprietà privata, ossia della Diocesi di Caserta che la esercita attraverso l’istituto di sostentamento del clero.
Questa Parte A è formata da 8 punti.
Primo punto: rilievo puntuale di tutto il reparto georeferenziato che includa anche tutti gli edifici.
Secondo punto: consistenza documentale della proprietà e di tutti i manufatti esistesti.
Terzo punto: indagine geologica.
Quarto punto: indagine idro-geologica.
Quinto punto: indagine ambientale incluso di consistenza dei terreni e valutazione del rischio.
Sesto punto: analisi trasportistica pre e post.
Settimo punto: analisi agronomica.
Ottavo punto: verifica e assoggettabilità a Vas.
L’efficiente prodigio dello studio milanese: ha già fatto mezzo Pua, senza Puc
Successivamente, si entra nel merito della questione, ed esauriti gli atti propedeutici, si entra nel Pua, ovvero Piano urbanistico attuativo propriamente detto. Lo studio Alvisi lo fa nella parte B composta da 7 punti.
Primo punto: volumetrie definitive.
Il che, aggiungiamo noi, vuol dire che le volumetrie non rimarranno invariate e che il discorso di prima, sugli abbattimenti, sulle ricostruzioni, sull’aumento sostanzioso del cemento, è pressoché, per rimanere in tema ecclesiastico, sacramentato. E allora viene da chiederci se Carlo Marino ai suoi 13 casi di speculazione edilizia, può aggiungere anche il quattordicesimo, targato Diocesi di Caserta.
Dopo aver fatto il nostro solito spirito di patate, torniamo a parlare, pardon, a scrivere seriamente.
Secondo punto: demolizioni e ricostruzioni.
Ecco qua la benedizione, la certificazione: demolizioni e ricostruzioni che, collegate alle volumetrie del primo punto … insomma, ci siamo capiti.
Terzo punto: programma funzionale e destinazione d’uso.
Quarto punto: progetto preliminare delle opere primarie.
Quinto punto: progetto preliminare delle opere secondarie.
Sesto punto: costi di intervento.
Settimo punto: calcolo degli oneri.
Il seguito è rassicurante, soprattutto alla luce di quello che è successo in questi giorni: lo studio Alvisi afferma che tutta quanta questa operazione “è stata già condivisa con l’ingegnere Biondi”. E qui nutriamo qualche serio dubbio che la condivisione reale, non solo quella tecnica, ripetiamo la condivisione sostanziale e sostanziosa, Franco Biondi l’abbia potuta condividere con i milanesi e non invece, come tutto lascia pensare, con don Antonello Giannotti, patron dell’Idsc. Chissà se è stato lui, l’ingegnere, oggi ridotto ai domiciliari, a fargli dare, in cambio di una benedizione, evidentemente non andata a buon fine, una sbirciatina sul Puc o sulla parte del Puc relativa all’area della città in cui insiste il Macrico, in modo poi da passare l’intero incartamento allo studio Alvisi, che su quei documenti, non approvati e neppure adottati e neppure ancora sottoposti alle osservazioni dei cittadini e delle associazioni, hanno prodotto il contenuto, a nostro avviso inquietante, della lettera riservata.
La Diocesi di Caserta vuol fare presto soprattutto su un punto. E questo si deduce da ciò che gli ingegneri e architetti di Alvisi scrivono.
Prima il Pua e poi il Puc? Tutto ok, al Comune di Caserta sono abituati, come dimostrano gli arresti
E d’altronde, quelli di Alvisi-Kirimoto sfondano, come ben può spiegare loro don Antonello Giannotti, storicamente il più vicino a Carlo Marino, alla sua politica, all’ingegnere Biondi, una porta aperta, perché l’ingegnere Biondi è abituato a rovesciare l’ordine cronologico sancito dalla legge. Con gli imprenditori Rivetti, ad esempio, Biondi gli dava il via libera per i lavori a luglio, magari utilizzando la firma di un Vitelli qualsiasi o quella di Giovanni Natale, e poi le determine le faceva a settembre, a lavori già terminati. Magari qui il Comune di Caserta va a brevettare il metodo rivoluzionario che lo porterà ad approvare un Pua, prima del suo strumento propedeutico, ossia il Puc.
Le direttive perentorie dello studio Alvisi e gli ammiccamenti a Biondi e a Marino sugli incarichi
Perentoriamente manifestata è l’intenzione sul cronoprogramma: “Sarebbe fondamentale – così scrivono quelli dello studio di progettazione – presentare la variante entro la fine dell’anno, possibilmente entro ottobre”. E qui il discorso sarà perentorio, ma è criptico. Cosa significa presentare la variante? Manipolare un Puc, ancora in nuce e neppure adottato, dunque manipolarlo segretamente. Oppure lo studio Alvisi vuole stabilire il record mondiale della modifica più rapida d’Italia ad un Puc magari approvato il mese, prima? Bohhhh.
In realtà, i tempi sono già saltati, perché lo studio e, dunque, il vescovo Lagnese e don Antonello, avrebbero voluto partire già ai primi di maggio, mentre il vagito iniziale della conferenza dei servizi è stato udito lo scorso 6 giugno, come abbiamo già scritto.
Il capolavoro arriva nella chiusa della lettera: la Diocesi, dopo aver detto che gli otto punti della parte A, che anticipano l’attivazione del Pua, sono a carico del privato, comincia ad utilizzare il plurale. Uno studio di progettazione, anche se all’interno ci bazzica qualche architetto, è dominato dalla praticità. Figuriamoci se Alvisi e la signora Kirimoto si mettono a utilizzare il plurale maiestatis. Saranno stati anche felicemente contaminati dai rapporti con la Curia di Caserta, loro committente, ma arrivare al plurale maiestatis, tra l’altro abolito dai Papi, a partire da Giovanni Paolo I, ci sembra un po’ troppo. Quindi “noi dobbiamo individuare i tecnici” sviluppa un concetto che ci riporta all’dea di una comunità di azioni con il Comune di Caserta, con Marino, con Biondi. Alvisi non dice suggeriteci voi i nomi di tecnici, agronomi, ecc. che poi state tranquilli, li paghiamo noi, ossia la Diocesi, ossia l’Idsc, ma sarete voi a raccoglierne la riconoscenza. Ma il senso è quello. Insomma, chiamiamola una comunione d’intenti. Ora, domanda: per rivolgersi in questo modo al signor Biondi, vuol dire che a quelli di Alvisi ci deve essere stato qualcuno che bene gli ha spiegato come funzionano le cose al Comune di Caserta. Sospettato numero uno è il presidente dell’Idsc don Antonello Giannotti.
“Ritengo importante – taglia corto la persona che firma la lettera dello studio Alvisi – che il prima possibile sia richiesta un’offerta per la parte A”. E qui lo studio di progettazione non si riferisce alle offerte di carità, come quelle che chiede don Antonello ai casertani quando gli rende visita nelle loro dimore, ma al pacchetto di consulenti e di tecnici da arruolare per realizzare le incombenze in capo alla proprietà del Macrico, ossia in capo alla Diocesi.
Alla fine la comunione tra lo studio Alvisi, ben imbeccato e Franco Biondi diventa un abbraccio: il Pua lo redigerà lo studio Alvisi-Kirimoto, ma il calcolo degli oneri di concessione, nonché tutta la parte riguardante le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, su suggerimento dell’ing. Biondi (sic!), varrebbe la pena farla determinare da un tecnico locale. “Lo valuteremo insieme”.
Avrebbe cantato Arbore, “Aumm aumm”.
Una conclusione
Quelli dello studio Alvisi-Kirimoto, in tutta evidenza ben addestrati dal loro committente ufficiale, ossia da don Antonello Giannotti, presidente dell’Idsc, hanno immediatamente capito tutto di questa città. Questa lettera, soprattutto nella sua parte finale, sintetizza, come avrebbero potuto fare pochi altri scritti, quello che i francesi definiscono l’esprit du temps. Poi, ognuno ha la sua coscienza e se questo non è peccato, don Antonello, che non può non essere l’ispiratore della lettera firmata “Studio Alvisi-Kirimoto”, potrà continuare a sviluppare la sua grandeur organizzativa che però, come scrivemmo una volta, dovrebbe essere un elemento complementare ad una struttura morale integra e intransigente. Esattamente il contrario di quello che emerge dalle righe e anche tra le righe di questo documento.