IL FOCUS. Che business il project financing sull’area PIP di FRIGNANO. Assessore Seguino entusiasta: 100 milioni di opere private e gli interessi del figlio di “Ciaccione” e di un noto imprenditore di CASAL DI PRINCIPE

29 Agosto 2024 - 14:11

Per il momento siamo riusciti a recuperare solo la prima delibera di giunta datata aprile 2023. Ad esporsi, per il momento, è la IPIEMME SpA di Alife, proprietà di un imprenditore da sempre considerato morigerato, se non addirittura tirchio, che qui spende e spande. Uno scenario poco rassicurante tra lotti che potrebbero aumentare grazie all’intervento della regione Campania e fondi PNRR che tranquillizzerebbero i compratori dei lotti in modo da potersi servire di un unico fornitore nella costruzioni dei fabbricati

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FRIGNANO (g.g.) – Abbiamo spiegato nel nostro editoriale che la delibera, votata nell’aprile 2023, da parte della giunta comunale di Frignano, sindaco Lucio Santarpia, ma soprattutto vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Giuseppe Seguino, altra grande cinghia di trasmissione politica del consigliere regionale Giovanni Zannini, ha suscitato il nostro interesse in quanto l’abbiamo ritenuta una sorta di master dei pessimi cambiamenti, dunque dell’involuzione avvenuta negli anni, dello strumento del project financing.

Dunque, sinteticamente, cercando di non far allungare la barba a nessuno, ne delineiamo i tratti principali, invitando quelli che riterranno di volerla consultare, approfondire meglio, a cliccare in calce a questo articolo la versione integrale.

IN PRINCIPIO VENNE IL PUC

Siamo a Frignano nel 2019, quando si approva il Puc, se non andiamo errati durante l’amministrazione di Gabriele Piatto, che individua nella zona al confine con il comune di Villa di Briano, un’area da destinare ad insediamenti produttivi, insomma un PIP, per interderci.

Su questo PIP si è innestato un project financing. E allora uno pensa che l’amministrazione di Santarpia ha considerato l’operazione sterile, evanescente.

E un’operazione del genere è sterile o evanescente se l’ente pubblico non riesce a vendere, ad assegnare i lotti a imprese richiedenti.

Ma in realtà, leggendo bene la delibera in questione, non è propriamente così, in quanto per uno dei dieci lotti il comune di Frignano ha già acquisito una richiesta di permesso di costruire di un immobile commerciale. Per altri due lotti, invece, si è realizzata l’assegnazione del terreno.

Per cui, non si può dire che esistesse una ragione insormontabile, strutturale, che rendesse indispensabile lo strumento del project financing affinché il comune di Frignano ponesse a valore terreni a cui aveva dato un’assegnazione commerciale.

SEGUINO ALLA RICERCA DI UN PROJECT

Si può dire, invece, che la nuova amministrazione, soprattutto il vicesindaco e assessore Seguino, crede tantissimo che un project financing sia più efficace per la realizzazione delle aree in questioni. Se esiste, quindi, un project a Frignano è perché l’ha voluto fortissimamente, esprimendo legittimamente i suoi poteri di indirizzo politico, il delegato ai Lavori Pubblici superzanniniano. Che poi, quando di mezzo c’è Zannini, uno è sempre portato a preoccuparsi, rispetto al valore della parola business che di per sé è un fatto positivo quando ci si arriva con una linea progettuale sana, valida, ma che diventa una porcheria quando tutti i suoi numeri, i suoi valori, i suoi fondamentali aritmetici vengono definiti a monte e non a valle, con conseguente coglionamento di noi che ancora speriamo nell’affermazione di una vera economia di mercato.

Lo strumento normativo utilizzato è quello dell’articolo 183, comma 15, del decreto legislativo 50 del 2016, il codice degli Appalti. Un articolo oggi trasfuso nel 193 del nuovo Codice datato 2023.

Ma qui di articolo 15 c’è solo il nome, la targa, il brand. Perché questo articolo consegna il pallino, la bacchetta del direttore di orchestra al privato che trascino il pubblico, ossia il comune.

PROJECT FINANCING: SE L’IMPRENDITORE “TIRCHIO” SI BUCA LE MANI ALL’IMPROVVISO

Il proponente è la società IPIEMME SpA, con sede ad Alife, guidata da un imprenditore molto note nel settore dei prefabbricati, dunque, anche dei capannoni industriali, il signor Luigi Melillo, detto Gino.

Questi ci viene raccontata come persona, molto morigerata, da manina rinsecchito, corta. Sarà anche per la sua origine matesina-alifana, dunque, sannita che, a parte la manina corta, appartiene anche al sottoscritto.

Leggi la delibera e queste caratteristica del Melillo non la ritrovi, della serie tu vuoi ‘fa l’americano.

Questo qua presente al comune di Frignano il progetto definitivo dei capannoni. Ma di solito, quando si parte con un project financing previsto dal comma 15 dell’articolo 183, si parte da uno studio di fattibilità molto più scarno, semplificativo, in cui si specificano solo le basi, insomma, una cosa a matita.

Nella delibera di Frignano leggiamo una cosa differente. Oltre al progetto definitivo, c’è anche un super progetto di fattibilità, notiamo una serie di interventi, tra cui il Piano urbanistico attuativo con suddivisione in comparti, poi piante e sezioni, prospetti del capannone tipo, con tanto di calcoli strutturali. E ancora, indicazione specifica di tutte le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, piano quotato delle aree che significa una cosa evidente: sono andati sul posto a prendere tutte le misure. A meno che non abbiano usato un laser scanner, che costa ancora di più.

Ora, cosa significa project financing. Un’idea progettuale che, se hai buoni rapporti nell’amministrazione, hai anche la possibilità de 50/60% di farlo passare come l’hai definito, ma in cui sopravvive un rischio di tempi molto lunghi, oppure di una serie di richieste della parte pubblica che te l’andranno a stravolgere.

OPERE PRIVATE PER 100 MILIONI DI EURO SU LAVORI PER 110 MILIONI. E I CAPANNONI LI VENDE UNO SOLO

E allora perché la manina corta di Gino Melillo si è allungata al punto di presentare questo quadro economico che andiamo a sintetizzare.

Opere di carattere privato: ben 98 milioni di euro per un importo dei lavori di 110 milioni, su un totale del quadro economico di 160 milioni, IVA inclusa.

98 milioni di opere private su 110 milioni di importo dei lavori sono quasi il 90% dell’investimento. Conseguenza di un quadro economico così ambizioso e di una concessione da affidare alla Ipiemme è che tutta l’operazione economica dei capannoni è protetta, bloccata. Se vuoi andare lì, devi farti costruire il capannone da Melillo e lo devi pagare al prezzo stabilito dall’imprenditore nel piano economico finanziario del project.

Ma in un project come questo di solito si lascia la possibilità a chi ha acquistato il lotto di terreno di farsi costruire il capannone da chi vuole.

Ciò non vuol dire che Melillo è riparato, scevro dal rischio di impresa. Perché se lui i capannoni non li vende entro la fine della concessione, i cacchi sono suoi.

Ma allora che ci sta a fare il Piano Marshall del XXI° secolo, ossia il PNRR?

Chi riceve in assegnazione un lotto e dunque un capannone può attingere a comodissimi fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, attenzione, a questo punto vengono assegnati su base regionale.

IL PIP DI FRIGNANO SI ALLARGA GRAZIE ALLA REGIONE?

Facciamo un esempio. Mentre ai tempi di Lorenzo Diana, le operazioni Impreco e Unica Uno e Due andarono maluccio anche perché c’era il CIPE di mezzo, ossia anche l’aleatorietà politica romana, qui basta che il dirigente regionale della Pianificazione, diciamo tutore dei fondi strutturali, Alfonso Bonavita, che ha da poco sostituito il collega Filippo Diasco, magari passando tre minuti prima davanti alla stanza del governatore Vincenzo De Luca, i lotti da 10 possono diventare 20, 50 o chissà quanti.E stavolta neppure Raffaela Pignetti potrebbe far nulla, visto che ci muoviamo fuori area Asi Caserta.

Non possiamo dire con certezza che tutto quello che accadrà in questo comparto territoriale di Frignano è già stabilito, ipotecato, a partire dall’identità di chi dovrà arrivare, però, per i motivi appena raccontati, la verosimiglianza del tutto non può essere considerata invenzione.

SULLO SFONDO LUIGI PAGANO CIACCIONE JR. E ANIELLO GIUSTI DA CASAL DI PRINCIPE

E quando a Frignano girano – come stanno girando – voci sull’intervento che poi diventerebbe addirittura pubblico, dopo l’ottenimento dei collaudi, di altri imprenditori, a partire da Luigi Pagano, figlio di Francesco, quest’ultimo detto Ciaccione, deceduto in un incidente stradale, o di Aniello Giusti da Casal di Principe, il cui nome lambisce ma riesce a scappare dalla grande rete di Normandia II per il “provvidenziale” concorso di un errore materiale, questa prospettiva non si può escludere a priori.

Ma figuriamoci se Gino Melillo da Alife può essere lui il player di questa operazione in cui ci sono anche dei capitali pubblici del comune di Frignano da 2 milioni e 700 mila euro per non meglio precisate opere di urbanizzazione.

Il popolo di Frignano? Non disturbare i manovratori. Quando sarà il tempo, i cittadini andranno da Seguino, Zannini eccetera a chiedere ordinatamente, come gli antichi operai cinesi delle fabbriche, un posto per loro, per i loro figli.

Prima di questo, mens sana in corpore sano. Una ridicola pista ciclabile e da jogging, che non sappiamo a cosa serva in quel contesto, messa lì per far apparire che il comune di Frignano, in sede di approvazione della delibera qualcosa chiedeva al privato, oltre a notare qualche refuso di stampa.

Attenzione. Noi siamo riusciti a recuperare solo questa delibera, ma gli esperti ci dicono che ce ne dev’essere un’altra per approvare questa barzelletta di modifiche apportate e successivamente deve necessariamente essere iniziata, ammesso e non concesso che non sia già cominciata, una continuazione di quello che dovrebbe essere il rapporto interattivo tra pubblico e privato per migliorare il progetto e renderlo (seh, seh) più favorevole agli interessi collettivi.

Infine, la gara d’appalto che in questi casi è una barzelletta e bisognerà farla, visto che una procedura del genere non può essere connotata dal diritto di prelazione che darebbe a IPIEMME SpA la possibilità di parificare la propria proposta ad eventuali e fantascientifiche offerte migliorative che, figuriamoci, se un imprenditore che non ha delle sicurezze nella propria testa, può consentirsi di scrivere qualcosa in più dei 98 milioni di euro dell’investimento su opere private rispetto ai 110 milioni di costo dei lavori.

Anche se, a pensar bene alla percentuale del 2,5% della somma totale del possibile fatturato, ovvero 190 milioni di euro, magari c’è qualche goliardico con un capitale sociale consistente che può presentare una controfferta.

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