E SE LA “ZIZZINELLA” DI CERTE SCORTE FOSSE FINITA? L’hanno tolta al sindaco di Casapesenna Marcello De Rosa

28 Gennaio 2020 - 16:16

CASAPESENNA (g.g.) – Il ministero degli Interni sta procedendo ad una verifica delle condizioni che hanno portato alla concessione o al rinnovo delle scorte a persone la cui incolumità è stat considerata a rischio in base ad una valutazione, il più delle volte fatta all’interno delle prefetture locali in sede di comitato di coordinamento per l’ordine pubblico, in qualche altro caso negli uffici “che contano” del Viminale. A Caserta le scorte sono diverse, ce ne sono alcune, scorte vere, reali e necessarie, riguardanti giornalisti che hanno operato in prima linea contro la criminalità organizzata, quali Rosaria Capacchione e Marilena Natale. Ce ne poi un’altra che protegge il mondragonese Benedetto Zoccola, le cui intenzioni violente della camorra locale sono state acclarate all’interno di processi che hanno prodotto sentenze passate in giudicato. Poi ci sono le scorte un po’ più politiche, quella dell’ex sindaco di Marcianise Antonello Velardi, con qualche significativa indagine sulle spalle, a partire da quella riguardante l’Interporto, per la quale la procura di Santa Maria Capua Vetere aveva chiesto il divieto di dimora, e dell’attuale sindaco di Casapesenna Marcello De Rosa, fresco imputato, con tanto di richiesta di rinvio a giudizio, per le presunte pressioni consumate ai danni del consigliere comunale Sebastiano Cilindro, affinché questi rassegnasse le dimissioni.

Ed è stata proprio la scorta di Marcello De Rosa a saltare in questa tornata di verifiche, come annunciato dal questore di Caserta, Antonio Borrelli, che oggi è stato in visita a Casal di Principe per inaugurare il cantiere del nuovo Commissariato della Polizia di Stato. Sulle motivazioni difficile indugiare in una qualsiasi considerazione. Unico elemento di cronaca, che non può essere considerato allo stato, fino a prova contraria, connesso con la decisione del Viminale, è quello saltato fuori dall’informativa redatta dai poliziotti della questura di Caserta, consegnata alla Procura della repubblica presso il tribunale di Aversa-Napoli Nord e che costituisce il corpo principale dell’indagine che ha indotto la magistratura inquirente normanna a chiedere il processo per De Rosa. Da quell’informativa emerge infatti la difficoltà dei poliziotti a condurre le proprie indagini sfruttando tutti i mezzi tecnologici, autorizzati dal giudice per le indagini preliminari. Come abbiamo scritto ieri (CLICCA QUI PER LEGGERE), non fu possibile installare cimici nell’auto di De Rosa perché a bordo della stessa c’erano altri poliziotti che avrebbero potuto facilmente notarle. Insomma, una situazione a dir poco complicata ed anche imbarazzante, che magari un minimo di riflessione l’ha determinata nella testa dei burocrati prefettizi e del ministero degli Interni.