A CAPUA va di moda il tamarro. Francesco Zenga, va in FERRARI e la “butta in faccia ai capuani”. Chi l’avrebbe mai detto che il governo di Adolfo Villani sarebbe stato il più cafonal della storia

18 Ottobre 2023 - 19:48

Qualche tempo fa ci aveva scaricato una raffica di insulti e parolacce quando avevamo scritto un articolo su di lui. E allora è evidente che non è assolutamente in grado di capire, nè lui, nè suo fratello Carmine, nè sua cognata Marisa che appartenere ad un famiglia di cui un componente svolge un’altissima funzione istituzionale, appartenere ad una famiglia che riceve affidamenti dal Comune finanziati con soldi pubblici presi dalle tasse dei cittadini, ti obbliga anche ad un comportamento sobrio, misurato e alla devoluzione di una parte della sovranità personale ad una forma diversa di personalità di rappresentanza del popolo sovrano

CAPUA (g.g.) Non è che noi abbiamo il dovere, l’obbligo di farci carico sempre dell’ignoranza altrui. E, ancor di più della variabile dipendente di questa, costituita dalla maleducazione, dalla villania, dalla esposizione trogloditica di se stessi.

Non avevamo programmato questo articolo, perchè, nonostante tutto, i rutti e grugniti disordinati che il signor Francesco Zenga ha pubblicato qualche tempo fa commentando in Facebook un nostro articolo, postato e dunque affidato alla valutazione di ogni capuano, senza avere certo l’ambizione di declinare i 10 comandamenti, al nostro valente collaboratore Salvatore Uzzo

che aveva solo la colpa di aver materialmente provveduto alla succennata condivisione, meritavano in una sorta di contrappasso, mai come questo caso parola fu più appropriata, di essere liquidati con la celeberrima frase che Dante fa pronunciare al suo tutor Publio Virgilio Marone, che lo invita “a non curarsi di loro, ma, al limite a guardare e a passare, a proseguire il cammino senza rilasciare commenti men che meno senza rispondere e interloquire alle offese”

Però, quando attraverso il social più diffuso ossia il solito Facebook, Francesco Zenga ha postato lui questa volta delle foto che lo ritraggono a bordo di un modello che di solito veniva definito, insieme ad altri, un ferrarino trattandosi di un’ auto della casa di Maranello non appartenente alla prima schiera delle ammiraglie, ci è venuta voglia di mettere insieme questa forma di ostentazione, con l’eruttazione di parolacce e insulti che vi riproponiamo in alto, in aperura del nostro articolo.

Sappiamo bene che Francesco Zenga non è in condizione di comprendere un discorso del genere perchè uno che si esprime con questa terminologia, manca totalmente di una base, di un minimo armamentario culturale che gli consenta di mettere insieme un soggetto, un predicato e un complemento oggetto, figuriamoci un discorso riguardante la relazione con le istituzioni quando chi vi fa parte direttamente o chi comunque vi è annesso indirettamente deve rinunciare necessariamente ad una porzione della sua identità giuridica di persona fisica per consegnarla in una sorta di frasi fisico morale tipo quella che per la 150esima volta è stata consegnata ai romantici lacrimoni del fan club infinito di Ghost andato in onda, ieri sera, su canale 5 e che racconta nel momento clou in cui il protagonista, divenuto un fantasma, entra letteralmente nel corpo della medium interpretata da una magnifica Whoopi Goldberg assumendone la fisionomia ma anche i poteri.

Ciò significa che la serie di “Strunz!” rifilati a CasertaCe non li pronuncia il signor Francesco Zenga ma il cognato della vice sindaca di Capua, della numero due della città, Marisa Giacobone, che, in quota parte se ne deve assumere la responsabilità e che, qualora Adolfo Villani avesse qualsiasi tipo di impedimento ne diventerebbe sindaco facente funzione. Quegli insulti e quelle parolacce le pronuncia il titolare di un’impresa ricettrice di pubblico danaro uscito dalle casse del Comune, il quale è stato versato dai cittadini contribuenti

La famiglia Zenga – Giacobone, forse non se ne è accorta o forse, come già detto prime, non è in grado neppure di capirlo, che ricopre una veste istituzionale. E allora, se Francesco Zenga fosse un normale cittadino potrebbe tranquillamente svolgere il tema della la sua biologia iper cafonal, ostentando, il lusso di una Ferrari, simbolo autentico, da vera e propria antonomasia, del raggiungimento di uno status economico di ricco, in faccia a tutti i capuani. Uno si farebbe quattro risate e finirebbe li. Ma siccome si tratta del fratello del marito della vice sindaca Giacobone, siccome nel suo fatturato ci sono euro frutto di decisioni monocratiche, prese a suo favore e a favore della sua impresa da un dirigente, che quotidianamente si rapporta a sua cognata, gerarchicamente prevalente nei suoi confronti, allora, un atteggiamento più misurato sarebbe opportuno. E sarebbe opportuno che quella cappottina fosse chiusa, che quel cavallino rampante, che tanta gloria rappresenta per la storia d’Italia, dall’eroe Francesco Baracca, ineguagliabile aviere della prima guerra mondiale che lo adottò come simbolo, come marchio dei suoi aerei, poi assorbito da Enzo Ferrari, non fosse esposto in bella mostra in modo da dire a tutti “io ho la Ferrari, guardate bene i miei figli dove li faccio andare”

Guardate il sottoscritto, direttore di CasertaCe, non conosceva la storia, il retaggio familiare, l’attitudine culturale di questi Giacobone e di questi Zenga. E quando li ha conosciuti è rimasto autenticamente annichilito. Della seria “ma veramente questi qua comandano nell’antica e gloriosa città da cui promana la cultura di una storia millenaria?” Riteneva, infatti, che Capua possedesse le contrarie, gli anticorpi del limite, di un perimetro in grado di impedire a un certo modo di essere e di pensare di sviluppare il contenuto del governo municipale, affinchè questa cultura cialtrona, coatta, grosseur, cafona non diventasse il marchio della città.

Domanda: ma Adolfo Villani che ha fatto il politico di rango, che ha scritto anche libri interessati sulla materia economica, si sente a suo agio nel sapere che questa gente e questa cultura gli ha consentito di conquistare una poltrona che gli consente e ora di mantenerla? La Giacobone e gli Zenga hanno abbracciato il gruppo politico di Giovanni Zannini. Tutto torna. Questa è la nuova classe dirigente della provincia di Caserta e uno come Villani, il quale sulla carta dovrebbe appartenere ad un altro tempo, ad un’ altra cultura, ad un altro modo di vedere il mondo e di vedere la sua terra, ne è drammaticamente e anche un po’ comicamente ostaggio.