Ad ALIFE tutti quelli che non sono in…Ginocchio davanti a Zannini, sono fascisti (per noi nazisti). L’assessore lancia il tormentone
20 Giugno 2025 - 17:09

Non ci occupiamo di questo comune, ma avendo incontrato la singolare esternazione di Frattolillo ci siamo soffermati un po’ e siccome Alife è un comune militarmente controllato dal consigliere regionale, abbiamo ritenuto che un po’ di cazzeggio con ci stesse male
ALIFE (G.G.) – Dal post dell’assessore Luca Frattolillo si comprende che l’antica e nobile Alife sta veramente inguaiata. Da una parte c’è l’amministrazione comunale, controllata militarmente dal consigliere regionale Giovanni Zannini; dall’altra parte, nei banchi dell’opposizione, un nugolo di fascisti che in consiglio vanno in camicia nera e con le due mani già impegnate: la prima per impugnare il manganello, la seconda per mostrare minacciosamente l’olio di ricino.
Dunque, gli alifani non hanno speranza. Se decidono di disfarsi del sindaco, della dottoressa Ginocchio, una zanniniana accanita e legata ai metodi e ai sistemi del consigliere regionale, se gli alifani decidono di uscire dalla padella e prendere le distanze dalle cose molto gravi che vengono contestate a Zannini, sia direttamente nell’indagine della Procura della Repubblica di S. Maria C.V., convinta che il mondragonese abbia compiuto reati di corruzione, concussione e falso in concorso, sono destinati a precipitare nella brace di una dittatura protetta dalla milizia armata, dall’esercito personale volgare e violento di chi si proclamerà dittatore.
All’assessore Frattolillo andrebbe assegnato automaticamente il premio Anpi. Neppure il più accanito dei partigiani della Brigata Garibaldi, quelli comunisti sul serio, sarebbe riuscito a ripetere in un solo comunicato stampa la parola “fascisti” tutte le volte in cui l’ha ripetuta lui. Ben 7 volte. Ora, finanche un prof di storia del livello di Alessandro Barbero, uno che milita a sinistra da sempre, uno che ha accettato di parlare durante una recente manifestazione romana del Movimento 5 Stelle, uno che parla benissimo della Resistenza, concedendole un discrimine di decisività nelle sorti della liberazione dell’Italia dall’occupazione tedesca, ha detto che è stupido affermare che il fascismo, tra tante nefandezze compiute, non abbia fatto anche qualcosa di positivo. Per cui non è sbagliato entrare nel merito di questa vicenda alifana rifuggendo la tentazione di tapparsi le orecchie con questa sorta di tormentone estivo lanciato da Frattolillo, che ritiene fascisti tutti quelli che criticano la sua iniziativa “Rete Città Blu” e che chiude il sillogismo aggiungendo, in pratica, che siccome sono fascisti, hanno torto a prescindere.
Noi non ci occupiamo quasi mai del Comune di Alife. Le forze di questo giornale sono limitate e dobbiamo necessariamente effettuare delle scelte. Stavolta abbiamo fatto uno strappo alla regola perché, vagando dentro Facebook, ci siamo imbattuti fortuitamente nel post che incuba il comunicato dell’assessore Frattolillo, pubblicato dalla pagina del Comune di Alife.
Sapete quei momenti di relax dopo una giornata di duro lavoro? Questo scritto ci ha fatto sorridere proprio per la sua struttura lessicale che, a pensarci bene, potrebbe rappresentare una risposta – o anche un cedimento, punti di vista – della concezione che la sinistra ha della canzone italiana, ai tormentoni nazional-popolari che immancabilmente costellano le nostre estati. Magari questo “fascisti, fascisti, fascisti” si può lanciare nel prossimo concertone del Primo Maggio, in modo da compiere un’operazione che la sinistra ha dimostrato di non saper realmente compiere: raggiungere le orecchie profane del popolino, così come successe una ventina di anni fa con l’abile manipolazione del significato di una canzoncina sudamericana sulla “camicia nera”, che diventò una sorta di inno dei ragazzi di destra, nonostante si trattasse di un testo innocuo del solito “cantatore” – usiamo un termine mutuandolo da Roberto Vecchioni – afflitto da pene d’amore: “Tengo la camisa negra, porque negra tengo el alma”.
Alla fine, dopo aver sorriso, ci siamo messi anche nei panni di chi vorrebbe capire i motivi di questa sorta di crisi isterica antifascista con tanto di citazione di fatti accaduti più di cento anni fa.
Abbiamo appreso dalla delibera che si tratta dell’adesione a un progetto per persone autistiche. Se chi ha contestato un progetto del genere lo ha fatto, come sostiene Frattolillo, in quanto fascista e non perché magari esiste qualche problema di contenuto, rispetto al quale siamo pronti a ospitare la tesi dell’opposizione – essendo noi dei liberali per i quali non esiste il partito preso, la pregiudiziale che prescinde –, ma se ragioniamo come Frattolillo, vuol dire che il problema dello spettro autistico ad Alife viene concettualmente e canagliescamente aggravato come disabilità e dunque come affare da esperimento in laboratori attigui ad Auschwitz e dintorni, del dottor Mengele, dato che Adolf Hitler i diversi, anche i leggermente diversi, le categorie deboli le considerava scarto e, in quanto tale, orrenda carne da macello.
Se poi Frattolillo afferma, come afferma, che i social sono strumenti pericolosi che, se utilizzati (come avviene nella maggior parte dei casi) da fascisti, sono pericolosissimi… opinione eccentrica, ma personale e rispettabile. Però, se i social sono fascisti, le due parole messe insieme emendano la definizione di Frattolillo. La parola “socialismo”, pur provenendo dalla vita e dalle esperienze di Benito Mussolini, fu usata come brand, denominazione, di un altro partito di supporto a una dittatura: il Partito Nazionalsocialista, con cui Adolf Hitler vinse le elezioni del ’33. Così come Giorgia Meloni ha vinto le elezioni del 2022. Quindi, i social non sono nazisti. Scherzi a parte, il riferimento politico di cui fa parte il buon assessore Frattolillo è quanto più lontano da una visione democratica della politica.
Giovanni Zannini militarizza ogni voto che si sviluppa in provincia di Caserta. Lo ha fatto nel 2020, quando ha raccolto 21mila preferenze, contandole una per una e osteggiando tutti coloro che non lo avevano scelto, esattamente come Mussolini ed Hitler fecero con le opposizioni. Lo ha fatto alle provinciali del 2021, quando è nato il suo asset con Giorgio Magliocca – anche lui ragazzo del Fronte della Gioventù, anche lui ragazzo di destra.
Lo sta facendo ancora in questi giorni, quando, girando con un taccuino in mano, si sta appuntando tutti i nomi di sindaci, assessori – quelli dei comuni al di sotto dei 15mila abitanti, che sono anche consiglieri e che quindi votano alle provinciali – e ha già detto che, se non farà conto pieno nei comuni che lui controlla e che ritiene di aver beneficiato, quei sindaci e quelle maggioranze saranno messe nell’angolo.
Quindi, Frattolillo stesse attento, perché se il 27 giugno non va a votare per il democraticissimo sindaco di San Marcellino, il trasparente con tanto di marchio della Miralanza, Anacleto Colombiano, lui potrebbe avere qualche problema. Perché Zannini lo saprà. Perché la Ginocchio glielo dirà. Insomma, una roba democraticissima e sicuramente antifascista.