Appalti del CLAN. CONDANNE DEFINITIVE per due del gruppo di Nicola Schiavone
3 Marzo 2019 - 13:00
CASAL DI PRINCIPE – La Corte di Cassazione ha reso definitive le condanne per Michele D’Aiello, 40 anni di Casal di Principe e Giusppe Misso, 50 anni di San Cipriano d’Aversa, coinvolti nel processo Normandia, sugli appalti pubblici nei comuni di Casal di Principe, Pietravairano e Piana di Monte Verna.
Entrambi gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione e le motivazioni sono state rese note qualche giorno fa. Accolto in parte il ricorso di D’Aniello, il quale ha avuto uno “sconto” di 6 mesi di carcere per un capo di imputazione che gli è stato cancellato, ma resta la condanna definitiva a 8 anni di carcere. Rigettato completamente invece il ricorso di Misso che ha incassato la condanna a 6 anni. Le accuse vanno dall’associazione camorristica, alla turbativa d’asta, all’estorsione e alla tentata estorsione.
Secondo i giudici della Cassazione “con specifico riguardo alla posizione del D’Aniello, deve rilevarsi che sulla base di una tutt’altro che illogica valutazione del dato probatorio, di volta in volta richiamato, sono state individuate le modalità della sua partecipazione ai reati contestati e sono state indicate le ragioni sulla cui base è stata affermata, con riguardo alle relative gare, la compiacente e rilevante azione di soggetti appartenenti alle amministrazioni interessate”.
“D’Aniello – si legge nelle motivazioni – consapevole del quadro associativo di riferimento, ha partecipato alle condotte illecite con la prospettiva di entrare nel turno dei possibili aggiudicatari, ed ha dunque a mano a mano procurato buste di appoggio, anche intestate a terzi, in relazione alle varie gare oggetto delle imputazioni” ed ha “comunque collaborato alla predisposizione delle offerte” presentando “anche un’offerta riferibile ad impresa del fratello, nel primo caso risultata aggiudicataria” dando così “un contributo per l’avvicinamento dei potenziali concorrenti, con la piena consapevolezza dell’azione intimidatoria che Nicola Schiavone, classe ’78, avrebbe posto in essere, anche dando conto dell’evocativo cognome e della zona di provenienza”.