ARTICOLO IMPORTANTE. Sono le estorsioni live del CLAN DEI CASALESI. Le minacce, l’attentato ad un noto imprenditore: “Noi siamo gli Ucciero, stai attento”

23 Luglio 2021 - 12:59

Rilevante, nello stralcio della recente ordinanza che abbiamo scelto stamattina, è la struttura della testimonianza della vittima, mai vaga, sempre precisa nei dettagli che si sviluppano con coerenza logica. Prima vanno in due, poi intervengono Ucciero and son, poi… 

 

VILLA LITERNO – I fatti e i temi che affrontiamo nell’ordinanza recentissima che ha portato all’arresto di diversi soggetti criminali, tutti appartenenti a vario titolo al clan dei casalesi e e tutti impegnati a costruire la rete organizzativa dell’attività estorsiva, da sempre nocciolo duro e fondamentale attività del clan, è importante, anzi, molto più importante di tutte le altre ordinanze sviluppatesi negli ultimi due anni, proprio perchè si occupa di reati compiuti pochissimi mesi fa, addirittura 4 mesi fa, nella primavera 2021.

Sono estorsioni saltate perchè i carabinieri e la polizia sono intervenuti e hanno messo fine alle turpi attività di Oreste Reccia dal lato di Casal di Principe e dei due Ucciero, padre e figlio, rispettivamente Vincenzo e Antonio, dal lato di Villa Literno. Raramente abbiamo incontrato, nei tanti anni dedicati alla lettura degli atti giudiziari sulla criminalità organizzata, una vittima pronta a spiegare nei minimi dettagli le richieste estorsive ricevute in termini di entità e in termini di modalità. Le dichiarazioni rese ai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta da Marco Abate, un forte imprenditore del settore agricolo, sono esaurienti per l’attività di indagine e sono anche molto utili a noi per studiare gli alfabeti della camorra di oggi.

Al riguardo vi diciamo subito che non esistono grandi differenze rispetto alla camorra di ieri, anche perchè Oreste Reccia e Vincenzo Ucciero “hanno fatto la camorra” nei tempi in cui tanti boss erano ancora a piede libero. L’unico elemento di differenziazione rispetto al passato è che oggi si muovono a ranghi ridotti anzi ridottissimi. Ad esempio nella vicenda di Marco Abate, compaiono quattro persone. Non è che quattro persone siano poche, se consideriamo i numeri per quel che sono nella loro versione cardinale.

Ma queste quattro persone facevano tutto: pianificavano, organizzavano, individuavano la vittima e direttamente si recavano dalla stessa per formulare la richiesta estorsiva e, in caso di renitenza, per pronunciare parole minacciose.

Marco Abate è soprattutto un grande coltivatore di fragole. Le sue serre, i suoi vivai si trovano in quella che ai tempi dei romani, veniva definita Campania Felix, in quanto zona fertilissima e in grado di produrre frutta ed ortaggi meravigliosi. Oggi quella non è più Campania Felix, ma si tratta di un altro discorso che in questo momento accantoniamo per motivi di spazio e di tempo d lettura. All’inizio sono Raffaele Granata e Mariano Vitolo a formulare una richiesta particolare all’imprenditore: “l’invio di una partita importante di fragole verso Milano, con fatture a ditte da loro indicate e con importi sempre indicati da loro.

Pensavano in grande questi qua. Non dunque una semplice richiesta di danaro, ma un’operazione più grossa, più impegnativa, più articolata, tipica di un’organizzazione malavitosa, ben strutturata sul territorio. Abate ha resistito e ha detto no. Lo ha fatto perchè ha capito che quella era solo un’estorsione e non avrebbe ricavato un euro dalla spedizione delle fragole, al di la dell’imposizione di redigere una fattura chiaramente falsificata nei suoi contenuti economico-finanziari.

Granata e Vitolo sono collegati ai due Ucciero. E ciò risulta chiaramente dall’iniziativa assunta da Antonio Ucciero, il quale si reca fisicamente nell’azienda di Marco Abate e gli formula la stessa richiesta. Antonio Ucciero arriva dopo che Marco Abate ha subito un attentato che lui considera, a nostro avviso fondatamente, relazionato al rifiuto che aveva opposto alle richieste estorsive di Vitolo e di Granata. La distruzione di alcune sue serre, per un danno di 8mila euro, aveva determinato una puntuale denuncia che Abate andò a presentare ai carabinieri della stazione di Trentola Ducenta.

Antonio Ucciero fa salire l’imprenditore nella sua auto e lo porta al cospetto di suo padre, Vincenzo Ucciero, il quale ci tiene a dire ad Abate che lui è un camorrista di serie A, da temere e che dunque quella richiesta relativa alle fragole deve considerarla giunta da un elemento di spicco del clan dei casalesi. Ma Abate resiste ancora, dice no mentre dà riscontro positivo alla richiesta di una cifra in danaro formulata sempre da Antonio Ucciero, al quale consegna proprio nel marzo scorso, 2mila euro, dei quali 1.500 in un dato giorno e altri 500 24 ore dopo.

Naturalmente tutta questa iniziativa criminale è corredata dalle parole tipiche del ricatto estorsivo: mettiti a nostra disposizione con la tua attività imprenditoriale, paga il pizzo e noi proteggeremo le tue attività. Il racconto circostanziato è sicuramente efficace. Non a caso il giudice per le indagini preliminari, Isabella Iaselli, non ha alcun dubbio a considerare fondate le richieste di applicazione della misura cautelare in carcere per tutti e 4 i protagonisti di questa vicenda, Vincenzo Ucciero, suo figlio Antonio, Mariano Vitolo e Raffaele Granata.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA