CAMORRA. “Braccio di ferro” tra giudici: la Cassazione annulla per la seconda volta l’ergastolo al capozona dei Casalesi, Alfonso Cacciapuoti
2 Febbraio 2021 - 20:35
Un caso molto raro: tempo fa i giudici dell’ultimo grado avevano già annullato un primo verdetto di carcere a vita, pronunciato dalla Corte di Assise d’Appello di Napoli che sul rinvio, l’aveva reiterato. Oggi, a sorpresa…
GRAZZANISE – (g.g.) Non capita sovente che la relazione di interdipendenza, attivata abitualmente dalle parti processuali, tra corti di appello e corte di Cassazione, produca, com’è successo invece oggi, un fatto che si configura come un vero e proprio braccio di ferro tra giudici della legittimità.
CasertaCe si è specializzata negli anni nella trattazione di quelli che definiamo i ping pong tra tribunali e corti, relativi, sia alle sentenze processuali, sia ai titoli cautelari diversamente connotati.
In questo contesto operativo, raramente ci è capitato di incrociare un caso in cui la corte d’appello, in questo caso nella sua versione più solenne di corte d’assise d’appello, condanni un imputato, salvo poi vedersi annullato il verdetto dalla Cassazione, con conseguente rinvio del procedimento alla stessa corte di appello, impegnando però una sezione diversa rispetto a quella che ha prodotto il verdetto vanificato.
Si chiama “annullamento con rinvio“. In poche parole, la corte di appello è tenuta a rinnovare il processo tenendo conto, in maniera vincolante, dei rilievi di legittimità che hanno indotto i giudici della suprema corte ad annullare la sentenza.
E fin qui ci siamo. Niente di che. Ne abbiamo raccontate a centinaia. La generalità diventa, invece, caso raro, nel momento in cui la corte d’appello nel caso specifico, ancora una volta, nella sua versione di corte d’assise d’appello, cioè integrata da giudici popolari, ribadisca il verdetto di colpevolezza, emettendo, venendo al caso che stiamo trattando, una condanna all’ergastolo per Alfonso Cacciapuoti, capozona del clan dei casalesi in quel di Grazzanise, per l’omicidio di Vincenzo Mauro, avvenuto negli anni 90 e frutto della volontà della famiglia Schiavone, precisamente di Francesco Schiavone detto Cicciariello e dunque dei Casalesi, di eliminare tutti gli esponenti di maggiore rilievo, operanti in provincia di Caserta, alle dipendenze di Raffaele Cutolo e della nuova camorra organizzata.
Ancor più raro, ed ecco perchè abbiamo parlando di braccio di ferro, è il caso in cui la Cassazione annulli per la seconda volta, la sentenza della corte d’appello. Il caso si è verificato proprio oggi, quando gli ermellini hanno reso nota la propria decisione che ha accolto in toto le tesi esposte dall’avvocato difensore, Angelo Raucci.
In sintesi, Alfonso Cacciapuoti è accusato in maniera diretta, cioè in correità, da Raffaele Caianiello il quale, da collaboratore di giustizia, ha dichiarato di aver commesso lui il delitto insieme al Cacciapuoti. Oltre a questo, ci sono le propalazioni di diversi altri pentiti, a partire da quelle di Domenico Bidognetti solo per citarne uno, che, per i giudici dell’appello, evidentemente vanno a riscontrare la confessione o presunta tale, di Raffaele Caianiello.
Per la Cassazione, invece, restano dichiarazioni de relato, cioè per sentito dire, mentre i giudici di Piazza Cavour hanno avanzato, in sede di primo annullamento e probabilmente anche in questo secondo annullamento, forti perplessità sulla credibilità di Caianiello.
Insomma, non è bastata la risistemazione tecnico-giuridica fatta dalla corte di appello per ribadire l’ergastolo. E’ del tutto evidente, infatti, che le motivazioni che i giudici napoletani hanno posto a sostegno della tesi della piena credibilità di Caianiello, non hanno convinto i magistrati dell’ultimo grado di giudizio. Il ping pong dunque continua, a 30 anni di distanza dall’omicidio. Sarà interessante, proprio per comprendere il suo contenuto giuridico, leggere la motivazione per effetto della quale il procedimento tornerà a Napoli, per un terzo processo di appello, che si aggiunge a quello di primo grado nel quale Cacciapuoti, per la cronaca, fu assolto.