CASERTA. I Dresia, imparentati con i Mazzara, elementi di spicco del clan dei Casalesi, gestiscono con una microimpresa il parcheggio da 4 MILIONI del Monumento ai caduti, dove politica e istituzioni celebrano lo Stato
25 Settembre 2024 - 11:13
Tutti i riflettori sono puntati sulla Pollio, ma la commissione d’accesso ha da analizzare le carte anche di un altro parcheggio, importante per posizione e per storia, gestito dalla famiglia Dresia grazie ad un’impresa di scarsi 2 mila euro di capitale sociale, che ha in concessione le due aree di sosta pubbliche più importanti della città
CASERTA (l.v.r.) – Non si vive di solo pane, non si scrive di sola Pollio.
Almeno dal marzo 2022 CasertaCe sta raccontando del progetto per la riqualificazione e la gestione ventennale della ex caserma Pollio, divenuta parcheggio ormai da un decennio. Un progetto che dovrebbe portare ricavi da 7 milioni di euro.
Riepilogo delle puntate precedenti: la Sea Services, società della famiglia Dresia che aveva sostituito la precedente ditta, Cooperativa Caserta Nuova, divenuta un carrozzone pieno di debiti, nella gestione del parcheggio della Pollio, si attiva con il comune per un project financing per il destino dell’area.
Il progetto prevedeva la ristrutturazione dell’area, la creazione di una serie di attività, tra cui anche un ristorante rooftop, molto remunerativo se si pensa che è a 50 metri dalla Reggia di Caserta, e la gestione per vent’anni del parcheggio.
Il comune di Caserta approva il project e la gara viene vinta da Sea Services, dai soci di Dresia, la Axess di Monza, e da un’impresa neonata, la Adeka Parking, intestata alla figlia di Adelina Dresia e figliastra di Gaetano Scarpato, messo a capo della Sea Services e candidato con Carlo Marino alle elezioni comunali 2016 (e gli venne anche bruciata l’auto la notte delle elezioni), ovvero Katia Cicatiello, classe 2001, professione estetista. Un’attività che con i parcheggi c’entra come il parmigiano sulle vongole, ma evidentemente la conoscenza familiare della materia del parking sarà una cosa ereditaria.
Tutto perfetto, se non fosse che dall’Agenzia delle Entrate stoppano il progetto perché Sea Services, la società che ha proposto il project, è indebitata con lo Stato e sue ramificazioni, tra cui anche con il comune capoluogo.
Questa potrebbe essere una causa di esclusione dalla procedura d’appalto, probabilmente inserita anche dal consigliere comunale di opposizione, Raffaele Giovine che, dopo aver visto le carte di questa vicenda, ha mandato un esposto all’Anac, l’ente anticorruzione nazionale.
I Dresia però, così come fecero sostanzialmente con la coop. Caserta Nuova, decidono di mettere da parte l’impresa indebitata e la nuova ditta che gestisce questo progetto milionario è la Adeka, ditta che è nata addirittura dopo la presentazione del progetto stesso.
La storia dei Dresia e della Pollio è tornata alla ribalta ultimamente dopo le indagini della commissione d’accesso sul comune di Caserta, ovvero coloro che potrebbero portare il governo a sciogliere il comune di Caserta per infiltrazioni criminali.
Sui Dresia si sta lavorando per i rapporti familiari tra questa famiglia e un’altra, importante nella storia criminale della provincia di Caserta: quel clan Mazzara di Cesa del quale il boss Francesco Sandokan Schiavone si è fidato in quella gestione della cosca vicereale che il fondatore del clan dei Casalesi ha portato avanti per decenni. Il defunto Biagio Dresia, padre di Adelina, Nicola e Pasquale, era il cognato di Giuseppina Mazzara, sorella dei boss sanguinari Nicola e Giovanni Mazzara.
Chiaramente non si parla di indagini giudiziarie, di procedimenti legati al sistema penale, bensì di attività che come, un esempio, l’interdittiva antimafia, si legano alla sfera amministrativa e non hanno conseguenze penali, ma politiche, di immagine, sicuramente sì.
La commissione d’accesso, quindi, sta cercando di capire se esista un nesso tra il business dei parcheggi della famiglia Dresia e gli interessi del clan Mazzara, che proprio con la famiglia di Adelina, Nicola e Pasquale potrebbe aver investito. È l’ipotesi che stanno studiando gli uomini del ministero, analizzando la possibilità che i Mazzara abbiano avuto un ruolo nella gestione della Pollio. E non solo.
Sì, perché dal 2022 il parcheggio di piazza IV Novembre è nelle mani della Arkè Lab Service srls. Una micro impresa con un capitale sociale di due mila euro scarsi che ha in mano la concessione di un parcheggio dal valore di 4 milioni e mezzo di euro.
L’impresa inizialmente era intestata a Gaetano Scarpato, ma adesso, carte alla mano, la rappresentante legale è Adelina Dresia, moglie dello Scarpato e madre di Katia Cicatiello, ma soprattutto figlia di Biagio Dresia e quindi legata ad un vincolo parentale con i Mazzara, ovvero quel rapporto sotto la lente d’indagine della commissione d’accesso.
E come nelle migliori storture della nostra provincia, l’area di sosta interrata è sovrastata dal monumento ai Caduti, ovvero il luogo in cui le istituzioni di Caserta, dal prefetto, al sindaco Carlo Marino, passando per gli altri sindaci, ma anche parlamentari e membri delle forze dell’ordine, celebrano i momenti solenni della nostra Repubblica.
E non può sembrare quantomeno una stranezza pensare che il parcheggio di piazza IV Novembre, la piazza delle celebrazioni di sindaci, prefetti, presidenti della provincia e militari, è gestito dai Dresia, ovvero la famiglia sulla quale la commissione d’accesso sta indagando per capire se a Caserta il clan camorristico Mazzara ha messo le tende.
Questa vicenda è quella che, probabilmente, potrebbe “imbarazzare” maggiormente il sindaco di Caserta, Carlo Marino.
Non solo perché sotto la sua amministrazione i Dresia abbiano fatto letteralmente i milioni tra l’ex caserma Pollio e il parcheggio IV Novembre, ma anche perché che i rapporti con questa famiglia siano esistenti da tempo lo dimostra anche il fatto che nel 2016, come detto, Gaetano Scarpato, il marito di Adelina Dresia, era candidato a supporto del sindaco, poi vincente in quella tornata.
Se le indagini che hanno portato all’arresto nel giugno scorso di Franco Biondi, Giovanni Natale, super dirigenti del comune capoluogo, ma anche di Massimiliano Marzo, assessori ai lavori pubblici dopo, e all’iscrizione nel registro degli indagati del vice di Carlo Marino, Emiliano Casale, avevano sfiorato le attività e la storia del sindaco, in questo caso Carlo Marino è coinvolto, politicamente, in maniera ben più incisiva.