CASERTA. Va a finire che lo dovranno sedare come capita a certi animali da proteggere per mandarlo in pensione. Peppe “a porchett” non vuole, e sapete perché?
29 Maggio 2018 - 11:58
CASERTA (g.g.) – Il prossimo primo agosto, a 67 anni, Peppe Zampella, detto “A porchett“, uscito immacolato dagli anni in cui ha svolto il suo servizio nelle varie imprese di rifiuti di Caserta, dovrebbe andare, ineluttabilmente, in pensione. Dovrebbe, perché lui in pensione, nonostante i limiti d’età raggiunti, e il massimo dei contributi versati, non ci vuole andare. In questi giorni sta facendo un gran baccano affermando che esiste una legge che gli consentirebbe di stare altri due anni. Pare però che questo accadrebbe solo con il placet dell’azienda.
Oggi, Ecocar, dopo l’arresto del suo patron Deodati, è commissariata, anche se i commissari non hanno mai messo piede all’autoparco, limitandosi a rappresentare uno schermo istituzionale e di legalità, dietro al quale Carlo Marino e la sua amministrazione giustificano il vergognoso ricorso all’istituto della proroga che ha già consentito a Ecocar, fuori contratto, a convenzione totalmente scaduta e, tra le altre cose, mai rispettata per almeno l’80% delle sue previsioni dall’azienda, di intascare altri 3 milioni di euro.
Oggi però ci occupiamo di Peppe a’ porchett, emblema plastico e morale di cosa sia stata la gestione dei rifiuti a Caserta dalla Sace in poi. Perché non vuole andare in pensione Zampella? Quanti parenti, oltre a quelli tra figli e vari congiunti intende ancora inserire nell’organico malato di tante patologie degli operatoti ecologici casertani? Quanto vuole incidere ancora Zampella sulle casse del comune dissanguatesi, come abbiamo scritto più volte, per il costante, inevitabile e per certi versi illegale, scostamento tra i costi del servizio, legati a un organico ipertrofico, di cui, come abbiamo scoperto nelle nostre inchieste giornalistiche, venivano pagati anche camorristi in carcere e le rispettive mogli?
Noi non diciamo perché non abbiamo alcun elemento per dimostrarlo che Zampella c’entri con questi organismi ma, possiamo dire, che lui, avendo acquisito, come successo in altre città per soggetti del suo genere il ruolo di dirigente, ha sballato i costi delle aziende, e a rimetterci sono stati i casertani perché, badate bene, in quota parte, il primo mega dissesto è anche frutto dell’appena accennato ricavo tra costi e ricavi.