Ci risiamo con i galletti della “Luigi Vanvitelli”. Sesso all’università, un professore e una sua assistente indagati. Corna e dottorati di ricerca

15 Gennaio 2019 - 13:39

SANTA MARIA CAPUA VETERE – Si tratta di una vicenda molto delicata. La decisione di farla diventare oggetto di trattazione giornalistica è legata solo e solamente al fatto che la presunta parte offesa, in essa coinvolta, ha presentato una querela di parte nei confronti di altre due persone, appartenenti al mondo accademico e precisamente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Luigi Vanvitelli.

Ometteremo i nomi delle parti in causa. Non certo per un’attitudine all’autocensura, che non abbiamo, ma perché questa vicenda contiene, almeno stando ai contenuti della denuncia presentata da una collaboratrice di un noto professore universitario, tratti pruriginosi tutti da dimostrare.

E allora qualcuno potrebbe chiederci perché i nomi no e il racconto sì? Per un motivo che mette in equilibrio il diritto di cronaca e il dovere di essere cauti almeno nella prima illustrazione dei fatti, in attesa di conoscere la posizione delle altre parti in causa, cioè del professore e di una sua altra collaboratrice, che di questa querela sono oggetto.

Va anche detto che la facoltà di giurisprudenza non è nuova a derive hot. Questo giornale, in diverse occasioni, ha denunciato fatti relativi ad atteggiamenti non certo commendevoli, avuti da qualche professore sia sul terreno lessicale, sia su quello di una reale molestia, forse solo latente, ma pur sempre di molestia si tratta, consumata ai danni di qualche studentessa.

Valutati tutti questi aspetti, abbiamo deciso il calibro di questa pubblicazione.

Dunque, c’è un prof della provincia di Caserta che ha anche uno studio professionale in un comune della suddetta, il quale accetta la candidatura di una neolaureata, oggi 30enne, per un incarico di collaborazione non retribuita all’interno del suo dipartimento di appartenenza.

Il rapporto professionale parte e si esplicita anche in collaborazioni che portano la nuova assistente a frequentare lo studio e la casa del docente.

A questo punto, secondo la querela, il professore comincia a proporre qualcosa di extra-professionale alla ragazza, la quale declina. Un rifiuto che, sempre secondo la querela presentata, si traduce in un cambiamento nello dell’atteggiamento del prof, che allontana da sé l’aspirante ricercatrice, allontanandola dal dipartimento e conseguentemente escludendola dalla possibilità di accedere al dottorato di ricerca.

Rispetto a questa storia corre parallela quella del rapporto tra lo stesso professore e un’altra donna, anch’essa nel giro universitario.

A detta della querelante, l’altra collaboratrice avrebbe ceduto eccome alle avances sessuali del professore. E a un certo punto, vedendo che la più giovane aspirante docente universitaria era entrata nelle grazie del prof, avrebbe da tempo avviato una vera e propria costante azione denigratoria nei confronti della nuova assistente, in ogni circostanza in cui la prima si trova a relazionarsi con colleghi di lavoro, con il titolare della cattedra e perfino con la moglie di quest’ultimo. Si legge nella denuncia: “Oggetto della denigrazione è nel diffondere la falsa, infondata e calunniosa voce che la sottoscritta querelante frequenta uomini sposati, intraprende con questi relazioni sentimentali e pur di far carriera in ambito universitario non tralascia di sedurre il titolare della cattedra ove esercita l’attività di assistente volontaria“.

Un’azione diffamatoria che rappresenta uno dei due pilastri della querela presentata.

L’altro riguarda direttamente il professore: “A seguito della presa d’atto del professore che ha allontanato l’assistente, impedendole di fatto la frequentazione del dipartimento e facendo sì che la stessa rimanesse esclusa dall’assegnazione del dottorato di ricerca, così spegnendo sul nascere tutte le ambizioni, questa è caduta in un profondo stato di depressione sia per la grande delusione di scoprire che il professore si era rivelato interessato soltanto ad avere favori sessuali, sia per la perdita delle opportunità di accesso alla carriera universitaria nella quale la querelante aveva riposto tutte le proprie ambizioni ed aspettative“.

Al momento il professore e la sua collaboratrice sarebbero indagati per diffamazione e abuso di potere.

La documentazione sarebbe già arrivata all’attenzione di un giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Dalle note inviateci dalla diretta interessata, la procura avrebbe chiesto l’archiviazione, l’avvocato della querelante si sarebbe opposto e in camera di consiglio il Gip avrebbe accolto l’istanza di chi ha presentato la querela, invitando, perché questa è la procedura, la Procura a svolgere ulteriori indagini.

Tutto il fascicolo è anche al vaglio del Garante di Ateneo.