CORONAVIRUS. Dopo il caso di Pasquale Zagaria, l’altro casalese doc Corrado De Luca ha sfiorato la scarcerazione. Ecco perché, per un soffio, non è uscito
25 Aprile 2020 - 14:53
AVERSA (G.V.) – Divenuto un caso nazionale, che ha scatenato moltissime polemiche, il meccanismo che, in presenza del coronavirus sta consentendo, con diverse modalità, ad alcuni temibili mafiosi e ugualmente pericolosi camorristi di uscire dal carcere con assegnazione agli arresti domiciliari.
Ieri, tutti i Tg e i giornali nazionali hanno trattato la notizia della clamorosa scarcerazione, con successivo accompagnamento agli arresti domiciliari in una dimora in provincia di Brescia, di Pasquale Zagaria, fratello di Michele, mente economica del clan dei Casalesi, al punto da essere il personaggio centrale del conosciuto libro di Rosaria Capacchione “L’oro della camorra”. (CLICCA QUI)
L’uscita dal carcere di Pasquale Zagaria è scaturita da un confronto, peraltro non semplice e non certo unidirezionale, tra il giudice di sorveglianza, competente nel territorio in cui Pasquale Zagaria era recluso, e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, meglio conosciuto come Dal, organismo del Ministero di Grazia e Giustizia a cui, sostanzialmente, Bin Laden, al secolo Pasquale Zagaria, deve la sua sorprendente e forse anche da lui inaspettata uscita dal carcere.
Diversa, invece, la situazione creatasi, sempre nelle ultime ore, per Corrado De Luca, che non è un camorrista del livello di Zagaria, ma neppure l’ultimo arrivato, visto che per anni ha fatto parte della cerchia dei fedelissimi di Antonio Iovine detto ‘ninno, quando questi era latitante.
Corrado De Luca non esce dal carcere, a differenza di Pasquale Zagaria. Qui la partita non si è giocata sul terreno dell’esecuzione della pena, dunque lungo l’asse giudice di sorveglianza-Dap, così come è successo con Pasquale Zagaria.
Gli avvocati di Corrado De Luca hanno formulato la richiesta di uscita dal carcere e di assegnazione ai domiciliari ai tribunali davanti ai quali Corrado De Luca compare come imputato per fatti di camorra.
Essendo in atto, infatti, ancora misure cautelari, relative a procedimenti non conclusi, l’obiettivo si sarebbe raggiunto ottenendo l’alleggerimento del titolo cautelare dai collegi giudicanti.
Precisamente due: uno del Tribunale di Aversa-Napoli Nord e un altro del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, visto che De Luca, da imputato, compare sia nel primo che nel secondo.
Il Tribunale di Aversa ha “scarcerato” De Luca, quello di Santa Maria invece, ha opposto il suo diniego al cospetto della richiesta, che ad Aversa aveva avuto successo, formulata dagli avvocati Domenico Della Gatta e Lino Mascia.
Evidentemente quei motivi di salute alla base dell’istanza sono stati considerati sufficienti dai giudici aversani, non sufficienti da quelli sammaritani.
Al riguardo, alla richiesta degli avvocati era stata allegata una certificazione della direzione sanitaria del carcere in cui De Luca è recluso, attestante “l’elevato rischio per la salute”.
Un certificato considerato sufficiente per Aversa, insufficiente per Santa Maria Capua Vetere.