CORONAVIRUS. La morte di Gaetano Lista, caos e proteste a “Central Park”. Un nostro pensiero sul “neo-tamponato” Antonio Mirra e la Livella di Totò
13 Marzo 2020 - 10:30
SANTA MARIA CAPUA VETERE – (Gianluigi Guarino) Il sindaco Antonio Mirra non ha mai fatto il nome del segretario generale del comune di Santa Maria Capua Vetere Mariaemilia Lista. In un messaggio video pubblicato in facebook, si è limitato, ieri sera, a dire che un caso di positività ufficiale ha riguardato un congiunto di una sua stretta collaboratrice. Per questo motivo, anche lui si sarebbe sottoposto alla prova del tampone.
Ieri sera un’ambulanza è stata avvistata in Piazza Mazzini nei pressi della casa del primo cittadino. Quindi non è improbabile che il test sia stato già effettuato.
Ma oggi, la cronaca ufficiale, evidente, che non è più solo quella delle notizie date da CasertaCe in prima battuta, racconta una storia un pò più articolata.
Ieri sera, ambulanze, ma anche auto di polizia e carabinieri sono state avvistate nella zona di “Central Park”, cioè nei pressi dell’area residenziale, prospiciente all’aularium universitario e allo stadio Piccirillo, dove abitava Gaetano Lista, 82enne deceduto nella notte tra mercoledì e giovedì e risultato positivo ad analisi e controanalisi e dunque sicuramente colpito da Covid-19.
Nervosismo alle stelle tra tutti gli altri condomini. Tensione cresciuta anche per le domande, ovviamente doverose, a loro rivolte dai carabinieri nel momento in cui hanno chiesto chi avesse autorizzato la sanificazione che, privatamente, hanno compiuto nelle aree condominiali.
Malumore, scatti d’ira. Un clima che si è ovviamente riversato sui social. Abbiamo scelto l’intervento, tra i tanti, del collega Giovanni Lamanna, volto noto della cultura sammaritana per essere stato impegnato nella redazione del Corriere di Caserta e successivamente fondatore della casa editrice Spartaco.
Si tratta dunque di una fonte decisamente autorevole che non avrebbe nessun motivo, anche per il carattere che ha, sempre riflessivo e piuttosto razionale, di alzare polveroni. Lamanna critica il sindaco Antonio Mirra e rivela, per la prima volta, lo stato d’animo di chi, come lui, abita in quel condominio dove, per due giorni, racconta, si sono vissuti momenti di autentico terrore.
Fermo restando la solidarietà personale e la considerazione per Gaetano Lista, uomo degno di stima e di grande rispetto, Lamanna lamenta il fatto che, a tampone già prelevato, forse non ancora accompagnato da un responso definitivo, ma comunque prelevato, i condomini sarebbero stati tenuti all’oscuro da quel rischio, salvo poi vedersi invasi da “uomini in tute biocontenitive“. Poi il giudizio duro sulla scelta del sindaco di non far alcun riferimento, ne all’identità di Gaetano Lista, e neppure al luogo in cui la positività da coronavirus era stata, in effetti, certificata.
Lamanna parla di 10 minuti sbagliati di Antonio Mirra; di un messaggio all’inizio lacunoso, omissivo e, nella seconda parte, denso di “inutile retorica e paternalismo“.
Ritornando alla stretta attualità di stamattina, il comune di Santa Maria Capua Vetere sembra un luogo reduce da un bombardamento. Tutte le persone che hanno lavorato insieme alla segretaria comunale e a coloro che con questa sono stati in contatto, durante la scorsa settimana, dovranno sottoporsi dunque al test del coronavirus.
Una riflessione veloce, nostra: il sindaco Antonio Mirra, come nei tempi ordinari, anche in quelli straordinari non si mostra, a nostro avviso, all’altezza del compito istituzionale che svolge. Ciò senza voler minimamente mettere in discussione la sua buona fede e la sua qualità di uomo. Anche il messaggio di ieri sera, anzi, integriamo il concetto, il messaggio di ieri sera, sommato alla volontà di voler comparire necessariamente in ogni momento per raccontare cose sul coronavirus ai propri concittadini, descrive la personalità di un sindaco che non riesce a pensare, e non è, un problema di oggi, in termini istituzionali.
Vedete, questa storia è un pò come la Livella di Totò. Diciamo che è un’evocazione della famosa eresia del principe della risata. In primo piano, assolute variabili indipendenti, ci sono la morte e i rischi pesantissimi che gli anziani corrono per questa influenza. Si tratta di fattori, che nel frangente difficile che si sta vivendo, rendono tutte le persone uguali, al di la del censo, al di la del proprio 740, del proprio prestigio professionale. Il coronavirus ha colpito i vip della politica e dello sport esattamente come ha assalito le persone più umili.
Rispetto a ciò, un sindaco, proprio perchè di mezzo c’è un alto dirigente del comune di Santa Maria, cioè un personaggio pubblico e neppure di secondo piano, non può non comprendere, se permeato da quella intelligenza istituzionale che dovrebbe essere propria di una figura, quale Antonio Mirra è convinto di essere, che questo è proprio il terreno in cui la perequazione della Livella va rispettata, custodita, come elemento di legittimazione istituzionale.
Oggi, a Santa Maria Capua Vetere, secondo noi, immeritatamente e ingiustamente, si intravede, in controluce, l’idea di una situazione gestita dall’amministrazione comunale in maniera anomala in considerazione delle persone coinvolte nei fatti.
Ecco perchè abbiamo evocato la famosa opera di Antonio De Curtis. L’errore grave, l’ennesimo che il sindaco Mirra ha compiuto ieri sera, è stato quello di aver collegato l’istituzione pubblica, la funzione che lui è chiamato ad interpretare, a una sorta di discrimine censuario, rinverdendo il discrimine tra le ombre, tra il fantasma del netturbino e quello del marchese che discutono di differenze sociali, professionali ed economiche con il netturbino in grado di avere una conoscenza piena, consapevole, rassegnata, realista e non compiaciuta della sua condizione di defunto, ormai totalmente perequata a quella del ricco e celebrata marchese.
Beh, il sindaco Antonio Mirra non ha dato l’impressione, ieri sera, di possedere questa sensibilità. In tal modo, non ha tanto messo in cattiva luce se stesso, ma ha dato, della carica che ricopre, dell’istituzione che rappresenta, un’idea di verticalità sociale che certo non ha giovato nè alla sua immagine, nè a quella della fascia tricolore che indossa.