De Luca ormai non ne indovina una: caos tra i dipendenti marcianisani del Campania. Possono andare a lavorare e vi spieghiamo perché

25 Ottobre 2020 - 19:54

MARCIANISE – Se De Luca, dopo le fatiche della campagna elettorale e dopo le ultime concitatissime giornate, si concede, magari all’indomani del consiglio di insediamento previsto per domani mattina, una 15ina di giorni di riposo, non fa male.

Qui non stiamo parlando dello show delle parole, se ci piace più il De Luca originale o il De Luca imitato da Crozza.

Qui stiamo parlando di uno stato di confusione mentale che sta emergendo chiaramente in queste ore, rese ancor più complicate dall’incrocio inestricabile e perverso fra decreti amministrativi nazionale e decreti amministrativi regionali.

Guardate, non vogliamo tornare a usare parole forti, com’è successo nei giorni scorsi, ma la storia del Centro Commerciale Campania è diventata l’ennesima macchia di uno che ormai colleziona un errore tecnico dietro l’altro.

Ieri sera ha partecipato, insieme agli altri presidenti di Regione, alla riunione di governo.

Vabbè, al di là di qualche dispettuccio dialettico, uno pensa “Mo ci dorme su e armonizza tutto ‘sto casino per il quale la Campania sembra aver dichiarato l’indipendenza dall’Italia, e si adegua al decreto nazionale, che nella gerarchia delle fonti è senza dubbio prevalente rispetto all’ordinanza del presidente della Regione”.

E invece no.

Torna a Napoli, scrive l’ordinanza in cui dichiara Marcianise e Orta di Atella zone rosse e compie l’ennesima sciocchezza.

Scrive, infatti, che la zona rossa e tutte le sue restrizioni, un lockdown a tutti gli effetti, vale solo per il centro urbano e non per l’area industriale e, conseguentemente, commerciale.

Il Campania fa parte del comune di Marcianise ma non viene interessato dalle restrizioni di zona rossa. Non è un caso che oggi pomeriggio abbia pubblicato un manifesto con gli orari dei suoi esercizi e delle sue attività, modulati sul Dpcm del governo.

In questa ordinanza, leggiamo cosa scrive sulla gente che lavora, cioè su quelli che hanno un contratto con un’azienda privata o pubblica: “Sospensione delle attività degli uffici pubblici, fatta salva l’erogazione dei servizi essenziali e di pubblica utilità; sospensione delle attività commerciali, ivi comprese le attività di ristorazione (bar, ristoranti, pasticcerie, pub, e simili), salvo che in modalità di consegna a domicilio, fatta eccezione per soli i servizi alla persona ed attività connesse all’approvvigionamento di beni e servizi di prima necessità come a suo tempo individuate dagli allegati 1 e 2 del DPCM 10 aprile 2020”.

De Luca in pratica assimila la condizione dei marcianisani che lavorano fuori dalle zone rosse, alle categorie merceologiche a cui il consumatore, non il lavoratore, può accedere: alimentari, farmacie, ecc.

E questa ce l’eravamo persa: finanche nel lockdown generale di marzo, chi non era riuscito a organizzare lo smartworking aveva il diritto di raggiungere il proprio posto di lavoro previa autocertificazione.

Ma tutti i lavoratori. C’erano quelli dei supermercati, ma anche quelli dei negozi di elettronica.

Che cavolo c’entra questa comparazione tra grandezze di consumo, cioè supermercati, e grandezze di lavoro.

Anche perché se il negozio di abbigliamento al centro di Marcianise deve stare chiuso, perché non è prima necessità e perché all’interno del perimetro della zona rossa, questo non riguarda il Campania, che non a caso ha organizzato le sue attività tarandole sul Dpcm e non sull’ordinanza regionale.

Per cui, a qualcuno che ci ha chiesto la nostra opinione, diciamo: se il vostro datore di lavoro, che vende vestiti, gelati, hamburger nel Campania vi dice di stare a casa, perché vi pagherà regolarmente la giornata come se l’aveste fatta, bene; altrimenti presentatevi sul posto di lavoro, perché questa ordinanza di De Luca, che genera ulteriore confusione, non vale un tubo.

E non vale un tubo per un solo motivo: è scritto espressamente che la zona rossa riguarda solo il centro urbano di Marcianise.

Amen.