E che ci fa Pinochet? Dittatura di Zannini: il vassallo Colombiano nomina un suo compagno di giochi mondragonese presidente dell’Agis-impianti sportivi della Provincia

10 Ottobre 2025 - 18:45

La determina di nomina è datata 3 ottobre. Si tratta di una vecchia conoscenza di Casertace: uno dei protagonisti del ricatto politico dell’aut-aut imposto dal consigliere regionale a Magliocca, al grido di “qua le pezze e qua il sapone”, prima delle elezioni provinciali del 18 dicembre 2021. 48 ore prima, Letizia fu assunto con un concorso barzelletta dalla Provincia

CASERTA/MONDRAGONE (G.G.) – Alfonso Letizia è, a suo modo, uno dei peggiori emblemi dello “zanninismo” che ha ammorbato e continua ad ammorbare pesantemente la politica casertana. Non perché non sia una brava persona — questo non lo sappiamo, perché il problema di questo giornale non è mai stato quello di mettere in discussione l’identità individuale che si esplica nelle azioni della vita privata, condotta al di fuori delle funzioni istituzionali.

Ma perché, nel contesto del settore pubblico, Letizia è legato a un momento simbolico della presa di potere assoluta di Zannini nella gestione dell’amministrazione provinciale.

Per comprendere ciò, bisogna tornare indietro di quasi quattro anni: dicembre 2021, si vota per eleggere il presidente della Provincia. In campo a contendersi la poltrona Giorgio Magliocca, sindaco di Pignataro, candidato del centrodestra, e Antonio Mirra, sindaco di Santa Maria C.V., candidato del PD, così come sarebbe accaduto anche quattro anni dopo, cioè lo scorso giugno, ma in quel caso sostenuto fondamentalmente da Gennaro Oliviero.

Zannini e Magliocca sarebbero diventati un corpo e un’anima dopo quelle elezioni del 2021. Prima, il loro rapporto consisteva in un accordo politico-elettorale di cui l’allora sindaco di Pignataro aveva bisogno per vincere, e la cui gestazione Zannini portava avanti con la tecnica del gatto col topo, o, come scrivevamo noi all’epoca, con quella del “qua le pezze e qua il sapone”. Ossia: “io ti do i voti che ti servono per diventare presidente della Provincia, ma tu, prima (e non dopo) le elezioni, devi realizzare alcune operazioni che io pretendo”.

Ce n’erano due su cui Zannini non transigeva:

La rimozione da presidente della Gisec del commercialista casertano Alessandro Cioffi, nominato qualche anno prima proprio da Giorgio Magliocca;

l’assunzione — con un concorso velocissimo, “usa e getta” (molto sospetto, aggiungiamo noi) — dell’ingegnere di Mondragone Alfonso Letizia, amico personale e fedelissimo di Zannini, che fino a quel momento aveva lavorato al Comune di Vitulazio, amministrato da un altro zanniniano doc, l’avvocato Raffaele Russo, che — come avemmo a scrivere all’epoca — aveva assunto Letizia ai sensi dell’articolo 110 del TUEL, impegnandolo in una gara molto importante e redditizia per la ristrutturazione e il potenziamento dell’impianto di depurazione gestito dai comuni di Bellona, Camigliano, Pastorano e, naturalmente, Vitulazio, con l’aggiunta di lavori alla rete fognaria.

Un appalto aggiudicato attribuendo all’offerta tecnica l’85% del punteggio e all’offerta economica il 15%. E quindi ci siamo capiti, soprattutto con i lettori più affezionati del giornale, che — essendo tali — sono certamente diventati ormai sufficientemente esperti in procedure di gare per l’assegnazione di lavori pubblici e altri beni appartenenti alla res publica.

Ma Alfonso Letizia non completò il suo incarico a Vitulazio. Zannini lo volle all’interno dell’amministrazione provinciale perché aveva bisogno di una persona di estrema fiducia, capace di comprendere e controllare cosa accadesse in quegli uffici, divenuti poi suoi autentici feudi.

Anacleto Colombiano ha dichiarato, al momento del suo insediamento, che lui — pur riconoscendo la forte amicizia e il rapporto di grande collaborazione con Zannini — sarebbe stato un presidente regnante. Ovvero, in grado di esercitare una guida autonoma, tenendo sì conto dei rapporti politici con chi aveva contribuito in maniera decisiva alla sua elezione, ma senza sbilanciarsi più di tanto.

Ora, ci dica Colombiano — con cui ci confronteremmo volentieri, se solo per una volta accettasse un vero contraddittorio sui contenuti e sulle domande che gli poniamo, anziché articolare le sue risposte solo attraverso i soliti post densi di piccoli e grandi insulti, vittimismo e parole vuote, che servono solo a distogliere l’attenzione dall’unico fatto serio: la totale assenza di risposte di merito a ciò che scriviamo — ci dica se la nomina, effettuata lo scorso 3 ottobre, di Alfonso Letizia da Mondragone, vero compagno di giochi e amico intimo di Zannini, alla guida dell’Agis (cioè quel carrozzone disastrato, soprattutto dall’ex presidente magliocchiano-zanniniano, il sindaco di Arienzo Peppe Guida), sia da considerarsi una scelta corretta.

Parliamo dell’ente che gestisce gli impianti sportivi della provincia: dal Palapiccolo di Piazza Medaglie d’Oro fino allo sconcio degli sconci, ossia la piscina olimpica di via Laviano, su cui Colombiano — evidentemente ben conscio delle qualità di Letizia — ha dichiarato, mentre tutti i dipendenti e i titolari delle associazioni che vivono grazie ai corsi di nuoto manifestavano in piazza, che occorreranno almeno 6-8 mesi dall’inizio dei lavori per pensare a una riapertura del complesso sportivo.

Una vicenda dai tratti oscuri, come abbiamo scritto recentemente — CLICCA E LEGGI — e come continueremo a scrivere, avendo acquisito ulteriori informazioni molto preziose.

Insomma, Caserta è realmente oppressa da una cappa dittatoriale. Zannini comanda tutto, visto che quella dell’Agis è comunque una postazione da cui si possono trarre vantaggi elettorali significativi. E il fatto che questa nomina sia arrivata in piena campagna elettorale per le Regionali, in cui Zannini punta all’obiettivo delle 30.000 preferenze personali, si commenta da sé.

LA DETERMINA DI NOMINA: