ECCELLENZE CASERTANE (VERE). Parla Umberto Rianna, “allevatore” di campioni: Berrettini, Musetti e Sonego. “Il mio rapporto con Caserta e la passione per il tennis in quel campetto di asfalto alla chiesa di Lourdes”
18 Maggio 2023 - 10:30
È uno dei nomi fondamentali su cui la Federazione Italiana Tennis e Padel ha puntato per far ritornare ai fasti di Panatta, Bertolucci, Barazzutti & co. L’esperienza con Nick Bollettieri e la sua storia con la racchetta nata nella periferia della città
CASERTA (alfonso centore) – Una lunga e bella chiacchierata con Responsabile Tecnico Over 18 della Federazione Italiana Tennis e Padel, il casertano Umberto Rianna, che segue i nostri atleti azzurri di punta tra cui Musetti, Berrettini, Sonego.
Uno dei più influenti e importanti allenatori di tennis del mondo viene dalla nostra terra, dalla nostra provincia. Umberto Rianna si racconta in esclusiva a CasertaCE, partendo dagli inizi della sua vita in una realtà provinciale, passando per i successi in età giovanile, all’irrifiutabile opportunità oltreoceano, fino ad arrivare al suo invidiabile presente. Un viaggio interessante e pieno di curiosità che porta la nostra Caserta in tutto il pianeta.
“Umberto, tu nasci e passi i primi anni della tua vita a Caserta dove frequenti le scuole e inizi anche a giocare tennis, dico bene?”
“Esattamente, sono nato a Caserta ed ho frequentato lì tutte le scuole compreso il liceo classico Giannone e ho iniziato da subito a giocare a tennis alla parrocchia di Lourdes, che pensa un po’ allora aveva dei campi in asfalto (ride ndr.). Ciò nonostante ho continuato il mio percorso conseguendo buoni risultati a livello regionale già da piccolo: ho vinto la Coppa Lambertenghi (trofeo regionale per i migliori giovani sotto i dodici anni ndr.) ed ero già a quell’età fisicamente più grande degli altri, cosa che mi ha sicuramente aiutato molto e fino ai quattordici anni ero tra i migliori della regione, concedendomi la possibilità di partecipare ad alcuni tornei anche di caratura nazionale. Con l’arrivo al liceo, però, tutto si è complicato, in quanto lo spazio per il tennis diminuiva progressivamente, ma riuscendo comunque a continuare l’attività fino all’età di diciannove anni.”
“Dalla maggiore età in poi cosa accade?”
“Semplicemente l’idea di diventare tennista non si era consolidata nella mia testa, data anche la realizzazione che i miei risultati, seppur buoni, non erano abbastanza per continuare quel tipo di carriera, perciò abbandonai il tennis e decisi di seguire le orme di mio padre e mio fratello iscrivendomi a giurisprudenza per diventare un avvocato. Iniziai gli studi che vennero bruscamente interrotti dopo poco dal servizio militare obbligatorio che fu, però, molto particolare: poiché avevo conseguito buoni risultati da giocatore di interesse nazionale, mi venne data la possibilità di servirlo presso la “Compagnia Atleti” e questa fu per me una vera e propria svolta, perché terminato questo periodo un mio caro amico di Capri, Giacomo Staiano (ex giocatore con discreta carriera a livello nazionale ndr.) nel 1991 mi invitò a trascorrere con lui un periodo di tempo in America alla corte di Nick Bollettieri.”
“Nick Bollettieri è forse l’allenatore più conosciuto della storia del tennis. Grande produttore di talenti quali Agassi, Sampras, Hingis e le sorelle Williams. Quanto è stata importante per te questa esperienza negli Stati Uniti?”
“Molto, dato che quello che è partito come un viaggio di piacere si è rivelato di tutt’altro genere perché ho incontrato Bollettieri, il quale mi chiese di rimanere e così fu per ben tre anni, restando in maniera fissa in America e per oltre dieci anni facendo la spola tra l’Italia e gli Stati Uniti. Quindi posso dire di essere stato molto fortunato, privilegiato ad andare lì proprio in quegli anni in cui la Bollettieri Tennis Academy era la più importante del mondo e che ha dato poi il via alla formazione di tutte le altre accademie in circolazione.”
“Nel periodo da Bollettieri possiamo dire che hai fatto la tua fortuna, intesa come avviamento al lavoro che fai tutt’oggi ed è proprio lì dove hai maturato la decisione di prendere questa strada?”
“Esatto, lì è dove mi sono formato, soprattutto avendo la possibilità di essere al fianco di Bollettieri nei primi anni e questo per me ha significato tutto dal punto di vista della formazione personale.”
“Dopo l’esperienza in America cosa succede?”
“Dopo l’esperienza negli Stati Uniti non tornai subito a casa, poiché tra i ragazzi che seguivo lì all’Academy vi era anche il figlio di Thomáš Šmíd (ex numero uno e due volte campione Slam in doppio oltre che vincitore della Coppa Davis nel 1980), il quale ebbe nel 1994 l’incarico di Direttore Tecnico a Cesenatico e, avendomi conosciuto, mi chiese di seguirlo entrando a far parte del suo staff e riuscendo così anche a tornare in Italia. Rimasi qui per due anni circa per poi ritornare da Bollettieri e continuare con il mio percorso. Dopo qualche tempo iniziai anche la mia attività di allenatore privato, rientrando di nuovo in patria e lavorando con vari giocatori: Nargiso, Pescosolido, Starace, Luzzi. Solo più tardi, iniziando già a lavorare per la federazione, collaborai anche con Simone Bolelli, inizialmente da part-time, poi come incarico pieno e fortunatamente riuscì anche molto bene.”
“Dovendo viaggiare molto per il tuo lavoro come fai a sostenere lo stress degli spostamenti, ad esempio il jet lag?”
“È la prima volta che mi viene fatta una domanda del genere e nonostante gli anni di lavoro il jet lag è diventato il mio peggior nemico; è l’unico aspetto del mio mestiere che non sopporto e già da ragazzo era molto stancante, quindi ora il dover cambiare continuamente fusi orario e abituarsi ai ritmi diventa molto faticoso. Pensa, da poco sono tornato dall’America passando dalla California alla Florida (rispettivamente per i tornei di Indian Wells e Miami ndr.) e man mano che gli anni passano diventa sempre più distruttivo. Sono sicuro che la stessa cosa vale anche per i tennisti e questa è una realtà di cui, purtroppo, la gente non se ne rende conto… Il fatto di conoscere nuove culture e nuovi posti è sicuramente fantastico, ma associato alla stanchezza e farlo per trenta due anni come l’ho fatto e lo sto facendo io rende tutto un po’ meno bello (ride ndr.).”
“Passiamo ad un capitolo più personale: la musica. Molte voci dicono tu sia un ottimo chitarrista, è vero?”
“Sono un ottimo compratore di chitarre, questo è certo (ride ndr); però penso che lo strumento sia un po’ come una professione e tu debba dedicarci ore ed ore, ovviamente io ho pochi ritagli di tempo da poter usare, ma mi piace viaggiare sempre con la mia chitarra quando mi è agevole portarla ed è certamente una piacevole compagnia da questo punto di vista. Cerco di tenerla sempre lontana dal resto del lavoro, trattandola come una passione a sé.”
“Consigli mai la musica ai tuoi giocatori?”
“Loro ormai sanno di questa mia passione e non sono da meno, perciò capita spesso che ne parliamo e ne discutiamo insieme: ad esempio Musetti è un grande fan della musica anni ’80, quindi con lui c’è una grande sintonia musicale.”
“Hai nominato Musetti che fa parte dei ragazzi con cui collabori oltre a Berrettini, Sonego e molti altri. Qual è il tuo rapporto con loro dal punto di vista lavorativo?”
“Sono un rappresentante della Federazione, quindi io non faccio altro che rappresentare la F.I.T.P. (Federazione Italiana Tennis e Padel) nelle collaborazioni che si stringono con i team privati: tutti questi ragazzi hanno i loro allenatori e il loro gruppo, io semplicemente lavoro con loro; anzi il fatto di godere dell’enorme fiducia da parte dei giocatori e dallo staff tecnico per me è motivo di grandissimo orgoglio ma ci tengo a ribadire che è una collaborazione, tutto qui.”
“Ci sono dei ricordi indelebili? Pensando ad esempio alle magiche settimane in Inghilterra di Berrettini nell’estate del 2021 con la finale a Wimbledon.”
“Sicuramente, ma allo stesso tempo è impossibile ridurre tutto ad unico ricordo. Per me un momento speciale è stato ad Antalya, in Turchia anni fa, dove accompagnai Sonego e Berrettini e proprio qui Matteo conquistò i primi punti per la classifica mondiale e rimarrà sempre particolare personalmente, poi naturalmente vien facile dire la vittoria del Queen’s di Berrettini, la finale a Wimbledon, il titolo ad Amburgo di Musetti o la semifinale a Roma di Sonego, ma per me resta tutto il percorso dei ragazzi che è motivo di grande soddisfazione e appagamento e non di certo un singolo evento.”
“ In questi giorni sono in corso gli Internazionali d’Italia a Roma e prossimamente inizierà lo Slam del Roland Garros a Parigi. Chi seguirai nelle prossime settimane?”
“Tutti i ragazzi che mi hai nominato prima, abbiamo un numero copioso di atleti che stanno facendo bene e possono fare meglio. È da specificare che oltre me c’è un gruppo di allenatori che collaborano nel Settore Responsabile Tecnico Over 18, quindi non sono più solo come fino a poco tempo fa, ma ho un forte aiuto da ragazzi molti bravi, poi c’è il Direttore Tecnico Filippo Volandri che dà un importante sostegno, perciò è un lavoro di squadra con i ragazzi che saranno tantissimi e noi proveremo ad aiutarli tutti.”
“Tra i mille impegni che hai, ti capita mai di tornare a Caserta?”
“Ho ancora mio fratello lì, però, purtroppo, tra i mille impegni faccio molta fatica a tornare a Caserta anche se ho molti ricordi e molti amici in città: sono ancora in contatto con il mio primo maestro, Massimo Fusco (oggi Maestro Nazionale sempre all’ASD Tennis Lourdes a Caserta), a cui sono tutt’ora molto legato, ma sfortunatamente non ci vediamo mai. Pensa, faccio fatica pure a salutare le mie nipotine che abitano sempre a Caserta! Per cui questo è il più grande rammarico del mio lavoro, non avere la possibilità di tenere rapporti affettivi o essere legato ai ricordi della mia gioventù mi rende molto triste.”
“Com’è tornare quelle poche volte a Caserta, dopo aver girato il mondo?”
“Nelle rarissime volte che riesco a farlo, è davvero emozionante. Poi ci sono luoghi più malinconici legati ad esempio alla perdita di mia mamma dove faccio molta fatica a tornare, però tutte le volte che mi capita cerco di rivivere i vecchi ricordi: lasciare la macchina e percorrere a piedi la stessa strada che facevo ogni giorno da ragazzo per andare al Liceo Classico a cui sono particolarmente affezionato. La nostalgia regala tante belle emozioni.”
“Per finire, cosa vedi nel panorama campano del tennis e soprattutto quello casertano?”
“Purtroppo l’ambiente lo conosco poco perché torno raramente, ma so benissimo che ci sono Maestri e Tecnici molto bravi e capaci, nonostante io sappia bene che in una città piccola come Caserta avere ambizioni ed emergere nella scena professionistica non è semplice, ma sono sicuro che il movimento continuerà a crescere, anche perché il tennis è un sport sempre più seguito grazie agli innumerevoli ragazzi che stanno facendo bene e mi dico, quindi, ottimista che tutto il panorama provinciale e anche regionale avanzerà in modo importante.”