Ecco perchè Walter Schiavone comandava: cifra per cifra, i soldi che gli consegnavano per la cassa comune e i nomi dei negozi costretti alla sua mozzarella
24 Giugno 2021 - 13:10
Siamo arrivati alla parte dell’ordinanza comprendente le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Quelle di Umberto Venosa sono interessanti per un verso, quelle di Roberto Vargas per un altro verso
CASAL DI PRINCIPE – (g.g.) Walter Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan, era un importante riferimento di camorra. Lo confermano due collaboratori di giustizia: Umberto Venosa e Roberto Vargas. Chi legge CasertaCe e soprattutto i nostri approfondimenti degli atti giudiziari, sa bene che i Venosa avevano assunto una funzione di coordinamento, in pratica formalmente capeggiavano il clan dei casalesi in quanto erano loro a orientare tutti quanti i pagamenti da fare alle famiglie dei camorristi detenuti ma anche agli affiliati che a piede libero svolgevano attività criminali.
Al riguardo Umberto Venosa racconta agli inquirenti che era proprio Walter Schiavone la persona a cui i Venosa mandavano i soldi che toccavano alla famiglia Schiavone, la quale, essendo la più importante, era anche quella che incassa cifre maggiormente cospicue. Precisamente, a Walter venivano spediti 17.500 euro al mese fissi che presumibilmente erano i soldi per il mantenimento della famiglia o parte dei soldi perchè poi non sappiamo se ci fossero anche delle entrate autonome. Oltre a ciò, una cifra variabile tra i 35mila e i 40mila euro al mese veniva pure spedita a Walter Schiavone ed era quella che veniva inserita nella cosiddetta cassa comune con la quale gli Schiavone pagano gli stipendi agli affiliati, compresi quelli della lista personale di Walter. Dunque, presumibilmente, al gruppo di esponenti del clan dei casalesi, direttamente alle dipendenze della famiglia Schiavone.
Insomma, emerge un ruolo attivo di Walter Schiavone, persona dentro alle cose della gestione del clan. Dunque difficilmente si può ritenere che Antonio Bianco fosse un vero titolare di un’attività economica così importante e così lucrosa, qual era quella che si svolgeva sotto l’egida di Bianco Latte srl. Ma è Roberto Vargas a chiarire in maniera ancora più efficace questa situazione, elencando una serie di attività localizzate a Castel Volturno, in cui il clan dei casalesi si era recato impegnando soprattutto la figura dello stesso Vargas, autentico punto di riferimento della famiglia Schiavone, nell’area di Castel Volturno, pe rimporre la fornitura della mozzarella, dei prodotti lattiero caseari, delle aziende che nessuno, nell’entourage criminale degli Schiavone e forse neppure tra questi clienti coartati, metteva minimamente in discussione.
Vargas delinea anche la figura di Antonio Bianco detto Mammut, al punto che Vargas apprende il suo nome originale, cioè Antonio, quando il magistrato gli fa vedere la fotografia. Antonio Bianco era un operaio generico, in poco tempo si è arricchito al punto da costruirsi una villa: “Custodiva – questo Vargas ha dichiarato – molti soldi di Walter Schiavone“.
Per quanto riguarda i nomi degli esercenti di Pinetamare costretti a rifornirsi dei prodotti dei caseifici, dei centri di distribuzione di Walter, l’elenco lo potete consultare nello stralcio dell’ordinanza anche pubblichiamo in calce a questo articolo.
QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA
Dall’interrogatorio di VENOSA Umberto del 4.6.2014
L’Ufficio dà atto di mostrare la foto n°5
“Riconosco la persona effigiata in Walter SCHIAVONE, ha una salumeria a Casal di Principe e ricordo che mandavamo a lui i soldi spettanti mensilmente alla famiglia SCHIAVONE pari a diciasettemilaecinquecentoeuro, da maggio 2013 al mese di agosto del 2013. Oltre questi soldi che erano fissi mandavamo trentacinquemila o quarantamila euro mensili alla famiglia SCHIAVONE che restavano nella gestione della cassa comune ,in particolare a SCHIAVONE Walter il quale a sua volta utilizzava questi soldi per fare gli stipendi alla sua lista personale contenente i nomi degli affiliati . I soldi li davo ad …omissis… che è un soggetto con la barba e che indossava sempre una tuta,il quale a sua volta diceva di portarli a SCHIAVONE Walter e di operare per conto di quest’ultimo, sarei in grado di riconoscerlo in foto.
Ricordo che la prima volta venne a maggio 2013 …omissis… a chiedere lo stipendio per conto di SCHIAVONE Walter,ma io non volli parlarci,perché temevo che i soldi li avrebbe tenuti per sé. Pertanto successivamente a nome di SCHIAVONE Walter si presentò da …omissis… questo …omissis… che poi mi fu presentato sempre da …omissis… come uomo di fiducia ed emissario della famiglia SCHIAVONE.
ADR Walter SCHIAVONE imponeva le mozzarelle che provenivano dal caseificio “LA SCHIAVONE” alle salumerie di San Cipriano , Casal di Principe e centri limitrofi.
Io proprio vidi che SCHIAVONE Walter portava insieme a tale detto “GINO BABBUINO” e la persona effigiata nella foto n°4 trasportare in macchina le confezioni delle mozzarelle “ LA SCHIAVONE” e consegnarle alle salumerie. Ricordo che tale situazione lo appresa direttamente da SCHIAVONE Walter , in particolare appresi che la stava portando a tutte le salumerie della zona di Casale e paesi limitrofi , parlo di circa sette o otto anni fa. Io in passato frequentavo spesso Walter anche se nell’ultimo periodo con lui non mi sono incontrato direttamente perché Walter aveva paura dei controlli delle FF.OO. .
Le voglio precisare che Walter si presentava come esponente della famiglia SCHIAVONE e mi risulta che le mozzarelle che prima venivano vendute nella provincia di Caserta ed in particolare Casale e centri limitrofi, a seguito della distribuzione operata da Walter della mozzarella della “ LA SCHIAVONE”, non sono state più vendute, come mi ha riferito lo stesso Walter, che addirittura mi regalò pure una busta della predetta mozzarella quando mi incontrai con lui e parlai di questa circostanza nei pressi del Cinema FARE di Casal di Principe.
Preciso che Gino “babbuino” accompagnava …omissis… presso la mia abitazione per riscuotere i soldi per conto di Walter SCHIAVONE.
L’Ufficio dà atto che la persona raffigurata alla foto n°5 si identifica in SCHIAVONE Walter nato a Loreto (AN) il 19.10.1981 (…).
Per completezza, il RONI dei CC di Caserta identificava questo “Gino” o “babbuino”, in PETRILLO Luigi, nato a Gravedona (CO) il 30.10.1978, residente a Casal di Principe (CE) in via Genova n. 6.
Dall’interrogatorio di VARGAS Roberto del 26.3.2015
“Io stesso su ordine di Francesco SCHIAVONE sino al 1998, poi di SCHIAVONE Antonio detto “o russo” e successivamente su disposizione di SCHIAVONE Walter, ho imposto la mozzarella prodotta dapprima dal caseificio “LA PREZIOSA” che fu confiscata dall’A.G.e poi prodotta della cooperativa “ LA SCHIAVONA” a diversi esercizi commerciali presenti nell’agro aversano:nessuno poteva rifiutarsi di acqsuitarla . Si trattava di un’attività molto lucrosa, tanto che si pensò di espandere la rete commerciale della mozzarella anche in Calabria come vi ho già riferito.
L’attività della cooperativa era un reimpiego economico della famiglia SCHIAVONE. Il gestore della cooperativa LA SCHIAVONE era il padre della fidanzata di SCHIAVONE Walter e lo stesso si mise a disposizione della famiglia SCHIAVONE approfittando dell’appoggio della stessa per espandersi commercialmente.
In cambio dell’appoggio della famiglia SCHIAVONE nella distribuzione, il Walter SCHIAVONE riceveva una grossa percentuale dalle vendite del prodotto lattiero caseario. Infatti lo stesso mi diceva testualmente, quando si parlava della cooperativa LA SCHIAVONE, “il mio caseificio” e mi diceva che con lui bisognava parlare solo delle mozzarelle in quanto lui era stato delegato dal padre Francesco a gestire tale redditizio settore.
Noi riuscivamo a vendere il prodotto caseario imponendolo agli esercenti, presentandoci a nome di SCHIAVONE. Ricordo tra questi esercenti il “BAMBUSA BAR” sito in Pineta Mare, Panificio “BID” sito in Pineta mare, bar pizzeria “GOST” sempre in Pineta mare, salumeria “BRANCACCIO” ed alcuni alberghi di cui non ricordo dove sono andato io direttamente .
Di questa imposizione me ne sono occupato io personalmente insieme ad Antonio “Mammut” che su vostra sollecitazione ricordo chiamarsi BIANCO, il quale è un soggetto che si è costruito un palazzo nelle vicinanze di casa sua in Casal di Principe vicino [al]l’acquedotto e custodiva molti soldi di Walter SCHIAVONE da investire nell’acquisto di terreni ed immobili, come confermatomi dallo steso Antonio BIANCO.
Voglio anche precisarvi che BIANCO Antonio era un modesto operaio,ma nel giro di poco tempo si è costruito una bella casa,ha acquistato una bella macchina senza lavorare lecitamente, con i soldi proventi dall’imposizione della mozzarella.
In pratica BIANCO Antonio è il FACTOTUM di Walter SCHIAVONE figlio di Francesco nel settore della mozzarella.
Ricordo benissimo che sino al giorno della mio arresto l’attività casearia è stata molto fiorente ed anzi si è espansa sempre di più tanto da avere a nostra disposizione o meglio la cooperativa LA SCHIAVONA diversi furgoncini per il trasporto.
Le preciso che il suocero di SCHIAVONE Walter gestiva solo la vendita al dettaglio, mentre della distribuzione delle mozzarelle sul territorio casertano se ne occupava Antonio BIANCO su ordine di SCHIAVONE Walter, come riferitomi da questi ultimi.
Io, essendo stato all’inizio del 1997 – 1998 referente per la zona di Pineta Mare di SCHIAVONE Francesco detto Sandokan, avevo diverse conoscenze sul territorio e pertanto mi misi a disposizione di BIANCO Antonio e SCHIAVONE Walter figlio di Sandokan, per agevolare la distribuzione dei prodotti latteari, ma le posso dire che i predetti avevano a disposizione anche altri referenti in altre zone che si sono adoperati per favorire nei loro territori di competenza la distribuzione delle mozzarella della cooperativa “LA SCHIAVONE”, come, ripeto, riferitomi da BIANCO Antonio e SCHIAVONE Walter”.