GUARDA IL VIDEO. Che show a casa di Teresa Bidognetti e del marito. Lei protesta con il bimbo in braccio e insinua sui carabinieri, lui parla già da pentito

14 Dicembre 2022 - 13:29

Abbiamo estrapolato una parte specifica del servizio de Le Iene, andato in onda lo scorso sei dicembre, durante il programma di Italia Uno. Si tratta dello stralcio relativo all’ingresso, alle parole e alle perquisizioni fatte dai militari del reparto investigativo del Gruppo di Aversa nel super immobile di via Firenze a Casal di Principe. Un condominio multi appartamento tutto targato Bidognetti

CASAL DI PRINCIPE – Evidentemente, Vincenzo D’Angelo dev’essere stato percorso da una sorta di scossa della resipiscenza, probabilmente auto inflitta dal taser (arma che utilizza una scossa elettrica per inabilitare un bersaglio) trovatogli nella cassaforte della casa in cui ha abitato fino a qualche giorno fa, con Teresa

Bidognetti, ultimogenita del matrimonio di secondo letto tra suo padre Francesco Bidognetti Cicciotto ‘e Mezzanotte e Anna Carrino, ormai da tempo ex moglie del boss.

Una casa accogliente, il miglior appartamento tra tutti quelli abitati da diversi altri esponenti della famiglia Bidognetti, in via Firenze, in quel di Casal di Principe, dove, nella notte del 22 novembre scorso, un gruppo di carabinieri tra i duecento utilizzato per dare esecuzione all’intera ordinanza sono entrati, avviando una meticolosa perquisizione, ad epilogo della quale hanno arrestato gli appena citati Teresa Bidognetti e Vincenzo D’angelo, suo marito.

Solo qualche giorno dopo, infatti, D’Angelo è diventato ufficialmente un collaboratore di giustizia, probabilmente stabilendo il record del più breve tra il momento in cui gli sono stati ammanettati i polsi e quello in cui ha chiamato a sé i magistrati della Dda di Napoli, mettendo a disposizione la sua collaborazione da pentito di camorra.

Guardando con attenzione uno stralcio del servizio andato in onda lo scorso sei dicembre, durante la nota trasmissione Le Iene, si coglie un atteggiamento collaborativo in riscontro alle prime necessità dei carabinieri intenti a perquisire, adempiendo al decreto firmato dal Gip del tribunale di Napoli, Isabella Iaselli.

La nostra è sì una battuta, ma fino ad un certo punto. Quando il carabinieri inizia a contare i soldi liquidi trovati nell’appartamento, D’Angelo lo stoppa quasi immediatamente, informandolo che quella mazzetta di banconote equivale ad una somma di 1.150 euro, così come poi viene effettivamente riscontrato dai militari.

E quando gli stessi militari, che si muovono con grande tranquillità e con modi molto istituzionali e civili, al di là delle ovvie proteste di Teresa Bidognetti, si organizzano per entrare in tutti gli altri appartamenti dello stabile, è ancora Vincenzo D’Angelo a facilitare il compito, snocciolando tutti i nomi delle persone che in quelle case abitano.

“Di là abitava Cristina Bidognetti, Agnese, Bidognetti Francesco, Bidognetti Renato, Bidognetti…tutti fratelli”

A un certo punto, però, D’Angelo – che si chiama D’Angelo e non Bidognetti – deve adeguarsi allo stile e all’approccio, al contrario tutt’altro collaborativo, avuto da sua moglie Teresa al cospetto del lavoro dei carabinieri, che in questo caso sono quelli alle dipendenze del reparto investigativo del Gruppo di Aversa.

Il florilegio delle frasi pronunciate da Teresa Bidognetti lo potrete assorbire nella sua versione integrale guardando il video che pubblichiamo in calce a questo articolo. Qui, invece, ci occupiamo di fare una rapida sintesi.

Con il suo bimbo in braccio: “Il dito sul citofono, non lo so, noi qui stiamo, non possiamo scappare. Se suonavate un po’ meno forse chiudevo la porta e i miei figli non vedevano tutto questo bardello“. Poi, Bidognetti si lamenta anche della condizione della cucina, a suo dire sfasciata durante la perquisizione: “L’avete sfasciata, almeno mettetela a posto”.

E infine, a dimostrazione di una conoscenza della procedura penale, che sorprende il bravo giornalista de Le Iene e autore del servizio, Giulio Golia, ma non sorprende certo noi, che mangiamo “pane & camorra”, “pane & Casalesi” da decine di anni, l’insinuazione degli atti di perquisizione, così come questi sono previsti dalla legge:

Brigadiere, sono già entrati – parlando del piano di sotto dove i carabinieri dovevano entrare per la perquisizione – ci stavano le luci accese nel corridoio, nella stanzetta, nel salone. A me queste cose non piacciono. Io non ci voglio andare, siete già entrati perché le luci sono accese“.