Il clan dei casalesi e i soggiorni a 5 stelle del manager delle ferrovie. Ecco quanto pagò Nicola Schiavone per due weekend extralux

14 Maggio 2022 - 20:41

Sintetizziamo i capi 15 e 17, il cui testo integrale pubblichiamo in calce. Il primo riguarda il rapporto strettissimo tra il cugino di Sandokan e il dirigente del settore Acquisti di RFI Massimo Iorani che addirittura consiglia a Schiavone come redigere i ricorsi al Tar avversi a provvedimenti presi dall’azienda di cui era dipendente; il secondo fa capire chiaramente chi fossero i veri uomini di fiducia del facoltosissimo e influentissimo uomo d’affari che, da Casal di Principe, riusciva ad aprire a Roma tutte le porte

 

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Procedendo con i capi di imputazione provvisori, contenuti nell’ordinanza che ha portato all’arresto di 36 persone e alla iscrizione nel registro degli indagati di altre 30, rimaste a piede libero, si cominciano veramente a delineare le gerarchie, i ruoli, le cabine di comando dell’organizzazione che fa capo a Nicola Schiavone.

Chi conosce tutto dell’organizzazione sono il fratello Vincenzo Schiavone, condannato in via definitiva a 3 anni nel processo Spartacus, ma anche Luca Caporaso e Carmelo Caldieri, mentre Vincenzo Bove svolge attività più ausiliarie essendo stato anche lo storico autista di Nicola Schiavone senior.

Questo si capisce chiaramente dalle intestazioni fittizie con conseguente contestazione del reato contenuto nell’articolo 512 del codice penale, di una delle società più significative, più esposte, la TEC

srl  che sta per Tecnology Engineering construction. Gli inquirenti hanno ricostruito la storia dei vari momenti vissuti da questa società. Costituita il 5 novembre 2010 con capitale sociale di 30mila euro, fondata a Antonio De Simone che ne è stato il primo socio di maggioranza con l’80% delle quote e con Raffaele Geremia Nappo che ne deteneva il 20%.

Il 27 novembre 2013 Carmelo Caldieri ne diventa direttore tecnico, qualche mese dopo nel febbraio 2014, è Luca Caporaso a diventarne il procuratore speciale. Nei successivi mesi Vincenzo Caldieri, fratello di Carmelo, diventa amministratore al posto di Nappo.

Nel 2017 la svolta: il capitale sociale passa da 35mila a 130mila euro con Carmelo Caldieri che ne sottoscrive l’80% cioè 111mila euro e ne diventa pure amministratore unico. Il resto del capitale è nelle amni di Caporaso. La situazione si modifica nel 2019 quando la carica di amministratore viene assunta da Carlo Pennino, sempre nel 2019 Caporaso aveva lasciato al carica di procuratore speciale.

Siccome noi abbiamo seguito questa indagine sin dalle prime battute, è probabile che questa ritirata strategica sia stata determinata dal primo atto di indagine ufficiale, cioè da quella famosa perquisizione che i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta fecero nelle abitazioni di Nicola schiavone e Vincenzo Schiavone ancora in uso a Casal di Principe.

Dunque, come si diceva e come vedremo anche nel resto della trattazione, Luca Caporaso e Carmelo Caldieri sono i due uomini di fiducia veri di Nicola Schiavone, quello a cui vengono intestate le quote e che poi devono ragionare, mettere a punto le procedure per la partecipazione agli appalti di RFI, rispetto ai quali TEC srl entra significativamente in gioco a partire dal gennaio 2016 quando riprende l’attività di installazione e manutenzione di impianti di produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione, utilizzazione dell’energia elettrica, impianti di protezione.

Per quanto riguarda poi il rapporto tra Nicola Schiavone e il dirigente del Provveditorato o settore Acquisti, che dir si voglia, di RFI Massimo Iorani, i due veramente facevano squadra al punto che Iorani faceva gli interessi di Schiavone più che quelli dell’azienda di cui era dipendente. Al riguardo, nel capo 15, viene rivelato che Iorani consigliava a Schiavone finanche le strategie e i contenuti per un ricorso al Tar da parte di MACFER, società di interesse dell Schiavone, riguardante la procedura sul controllo delle avversità e il contenimento rispetto gli interventi strutturali per le avversità e il contenimento della vegetazione lungo le linee ferroviarie.

E proprio il capo 15 contesta a Schiavone e Iorani in concorso il reato di corruzione e due soggiorni, poi vedremo di quanti giorni, in lussuosi alberghi della penisola sorrentina con annessi e connessi, il cui conto, complessivamente, da 9.110 euro, fu pagato proprio da Nicola Schiavone.

 

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA