IL FOCUS. Peppe Guida e Nicola Ferraro tra Riesame e Commissione di accesso. Una guida pratica ma minuziosa per farvi capire perché lo scioglimento del Comune di Arienzo è altamente probabile

26 Settembre 2025 - 12:47

Dopo il primo articolo di ieri ne pubblichiamo oggi un altro che punta a qualificare il peso diverso che hanno sia le strutture concettuali esposte dalla Dda nell’ ultima indagine sia la storia giudiziaria generale di Nicola Ferraro che non conta nella valutazione della validità del titolo cautelare del presente, ma conta e conta molto nel momento in cui c’è da decidere se le previsioni contenute nell’articolo 143 del Tuel sullo scioglimento per le infiltrazioni camorristiche siano o meno esistenti

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ARIENZO (g.g.) Dobbiamo sviluppare ulteriormente il discorso che si pone nel momento in cui, solo apparentemente e creando una suggestione fuorviante rispetto alle norme così come queste sono le decisioni del giudice del Riesame di Napoli che ha scarcerato e reso completamente libero Nicola Ferraro e ha liberato dai domiciliari il sindaco di Arienzo, Giuseppe Guida, Peppe per gli amici e un’altra decisione questa di carattere esclusivamente amministrativo, ci riferiamo a quella assunta dalla Prefettura di Caserta che ha inviato ad Arienzo una commissione di accesso per comprendere se ci siano stati o meno condizionamenti della camorra nel regolare flusso delle potestà in capo alla locale amministrazione comunale.

C’eravamo proposti di non riformularvi la cantilena normativa sull’istituto, appartenente al diritto pubblico amministrativo e quindi attuato attraverso decisioni e decreti amministrativi, non a caso impugnabili nei tribunali della giurisdizione amministrativa, cioè Tar e consiglio dei stato, dello scioglimento di pubbliche amministrazioni che possono essere Comuni, ma anche aziende sanitarie, ospedaliere coì com’è successo anni fa a quella che governava l’ospedale civile di Caserta insomma  auna vasta gamma di diramazioni della citata pubblica amministrazione, a causa di infiltrazioni mafiose, camorristiche, ndranghetiste della Sacra Corona e di ogni altra organizzazione criminale che si muove con modalità mafiose e si prefigge di raggiungere obiettivi tipici delle mafie di tutto il mondo.

Questo istituto fu introdotto nell’ordinamento italiano nel 1991 in un momento di gravissima emergenza in cui le sfide militari delle varie mafie avevano raggiunto livelli impensabili fino a qualche anno prima così come la loro capacità di condizionare e di controllare la vita pubblica incuneandosi in tantissimi procedimenti attuati da Comuni e da altri enti. Nel 1992 la condizione di degenerazione frutto soprattutto dell’esito definitivo del maxi processo a cosa nostra sarebbe esplosa prima con l’omicidio di Salvo Lima, cioè del principale referente della mafia siciliana nei palazzi romani, un assassinio che si configurò come una dichiarazione di guerra alle istituzioni che poi avrebbe vissuto la fase della guerra guerreggiata dello stragismo con gli omicidi di Falcone, Borsellino e delle loro scorte con il tritolo fatto esplodere al cospetto di grandi monumenti della nazione che con altri attentati falliti per un soffio, tra cui il più eclatante quello contro Maurizio Costanzo, che, insieme all’allora giovane compagna Maria De Filippi scampò la morte per due o tre secondi.

Cosa dicono le norme relative allo scioglimento di pubblica amministrazione di enti locali per infiltrazione mafiosa: come dicevamo lo scioglimento lo attua il Presidente della Repubblica con un atto amministrativo impugnabile a conclusione di un iter che parte dalla nomina della commissione di accesso, continua con il deposito di una relazione di quest’ultima alla locale Prefettura e con un istruttoria anche integrativa dell’ufficio di governo che poi trasmette tutti gli atti al ministero degli interni che decide se proporre o meno lo scioglimento all’intero governo che si pronuncia attraverso l’approvazione del consiglio dei ministri di una delibera che, infine a sua volta, da la stura al decreto del Presidente della Repubblica. In questo caso l’articolo 143 del Tuel è molto chiaro: devono esistere degli elementi «concreti, univoci e rilevanti” su collegamenti tra la criminalità organizzata di tipo mafioso e gli amministratori locali o su «forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali», incidendo negativamente sulla funzionalità dei servizi a queste affidati, oppure in grado di originare un «grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica». Il Tuel riguarda gli enti locali quindi comuni e provincia ma la questione è estesa per normativa esistente anche ad altri enti di diritto pubblico.

LE NOSTRE “ANTICHE” CRITICHE ALLA PREFETTURA DI CASERTA, CHE RIBADIAMO

Già a livello di definizione potete ben comprendere il motivo per cui, non per nostro gusto, ma per amore sconfinato dello stato di diritto e delle sue leggi CasertaCe se la prende con la Prefettura di Caserta che non fa il suo lavoro di istituzione autonoma rispetto a queste iniziative di controllo, mettendosi, al contrario, i supinamente a traino della magistratura penale inquirente

Supinamente e pigramente perché non è detto e la legge non lo dice che il lavoro di una commissione di accesso debba per forza terminare con una relazione che conduca allo scioglimento. La Prefettura e forse anche le altre prefetture preferiscono mettersi al traino di documenti d’indagine della magistratura penale. Si ritengono, evidentemente, non all’altezza di svolgere un’azione ispettiva su elementi acquisiti attraverso poteri che le Prefetture hanno.

Ora, anche nel caso di Arienzo è successa in pratica la stessa cosa. L’ordinanza del gip Marrone del Tribunale di Napoli ha costituito una comoda copertura alla nomina della commissione di accesso in quel di Arienzo. Ma che in quel Comune lavorasse la compagna o moglie di Nicola Ferraro, condannato definitivamente per reati di camorra, lo sapevano anche le pietre e solo la sufficienza basata su un’idea ancora vagamente feudale, ancora fondata su una concezione suprematista di un certo tipo d’informazione giornalistica, ha indotto prima il Prefetto Giuseppe Castaldo oggi la Prefetta Lucia Volpe ad aspettare, senza accorgersi che CasertaCe l’aveva scritto ben prima che la partita giudiziaria si aprisse su Arienzo, che fosse la Dda a certificare che il sole di mattina sorge ad est e che dunque Gelsomina Crisci, compagna o moglie di Nicola Ferraro, fosse divenuta dipendente del comune di Arienzo

E così sta succedendo anche a Santa Maria a Vico dove una semplice questione di alfabeto documentato in decine e decine di intercettazioni telefoniche, riversate formalmente in un processo in atto a Santa Maria Capua Vetere istruito dalla Dda che testimoniano dei rapporti personali che il sindaco Andrea Pirozzi ha avuto con esponenti della criminalità organizzata locale, oggi reclusi al 41 bis, non siano considerate sufficienti, cioè non sia considerato certo che uno più uno faccia due per nominare una commissione di accesso a S. Maria A Vico perché la Prefettura di Caserta polverosa e burocratista come non mai siccome alla Dda hanno cambiato già due pubblici ministeri sul faldone d’indagine riguardante S. Maria A Vico accumulando un clamoroso ritardo, dopo aver comunque iscritto nel registro degli indagati il sindaco Andrea Pirozzi, la vice sindaca Veronica Biondo, a quanto pare candidata per Forza Italia trainata da Giovanni Zannini (e da che sennò) alle prossime elezioni regionali, assessori esponenti della camorra, impiegati dirigenti, insomma una 20ina di persone che da un apio d’anni stanno lì a Napoli nei modelli 21 senza che l’ottimo lavoro compiuto dalla guardia di finanza della compagnia di Marcianise con appostamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali inconfutabili, venga adeguatamente e giustamente valorizzato

Vabbè, la Prefettura di Caserta funziona così. Continuerà a funzionare così en oi continueremo a esprimere le nostre costruttive critiche perché non bisogna mai rassegnarsi – e un liberale non lo fa a maggior ragione – di fronte alla non applicazione delle leggi o ad un’applicazione soft, flessibile delle stesse.

Mettiamoci dunque in sintonia. Quanto vale, ripetiamo, ciò che è scritto nell’ordinanza ultima su Ferraro e Guida, sulla procedura amministrativa che può portare ad un eventuale scioglimento per infiltrazione camorristica? Vale e tanto di più. Probabilmente non vale per un tribunale penale come quello del Riesame che ha ritenuto di non scorgervi quei gravi indizi di colpevolezza che sono alla base, sono la condicio sine qua non per confermare un provvedimento cautelare che limita, a diverso titolo e con diverse gradazioni, la libertà personale di un indagato che comunque resta tale. Ma vale e vale molto rispetto al dettato dell’articolo 143 del Tuel che non a caso e non per farvi scendere la barba vi abbiamo pubblicato all’inizio di questo articolo

 Cosa dice dunque l’ordinanza? Al suo interno sono inserite delle foto che provano le visite che il sindaco Guida rendeva a Nicola Ferraro presso la bella villa di quest’ultimo situata al confine tra Arienzo e S. Maria a Vico. Dunque era Guida ad andare a visitare Ferraro. I due non si incontravano per caso in un bar.

CHI E’ NICOLA FERRARO PER IL RIESAME, CHI E’ NICOLA FERRARO PER IL DIRITTO AMMINISTRATIVO

Ma chi è Nicola Ferraro nell’ultima indagine della Dda? E chi è Nicola Ferraro nel procedimento amministrativo attivato con la nomina alla commissione di accesso? Nicola Ferraro è due persone distinte e separate. Il primo è un indagato per il quale secondo la Dda non esistono gravi indizi di colpevolezza relativamente ai reati ascrittigli in questa specifica indagine. Ma Nicola Ferraro, nell’ambito di una valutazione collegata alla lettera dell’articolo 143 del Tuel è un camorrista o pressappoco perché questo ha sancito una sentenza della cassazione passata definitivamente in giudicato

CHI E’ PEPPE GUIDA PER IL RIESAME, CHI E’ PEPPE GUIDA PER L’ART. 143 DEL TUEL

Cosa rappresenta Peppe Guida nell’indagine ultima? E cos’è Peppe Guida nel procedimento amministrativo sempre attivato con la nomina della commissione di accesso? Nel primo caso è un indagato dalla Dda per il quale, però, non esistono gravi indizi di colpevolezza secondo la potestà del tribunale del Riesame. Nel secondo caso ossia nella procedura che può portare eventualmente allo scioglimento è uno che frequenta la villa di un condannato per camorra in via definitiva. Ma è anche uno che discorre davanti al comune con Nicola Ferraro della situazione lavorativa della moglie di quest’ultimo, Gelsomina Crisci. Ferraro gli esterna le preoccupazioni della donna non meglio indentificate, probabilmente frutto di un carattere apprensivo, mentre Peppe Guida sembra concentrato in un’attività di tranquillizzazione a prescindere di Ferraro rispetto alla condizione lavorativa di Gelsomina Crisci: “ma di che si preoccupa”. “E’ tutto okay, etc etc”. Si coglie per intero la sudditanza che Guida ha nei confronti di Ferraro.

IL RIBALTONE DELLA MONNEZZA TRA ECONOVA E CZETA PER IL RIESAME E PER IL TUEL-SCIOGLIMENTO

Terzo, e per questo articolo, ultimo interrogativo. Quanto conta per l’indagine penale il fatto che assecondando i desideri di Ferraro il contratto con l’impresa titolare della raccolta dei rifiuti ad Arienzo, Econova, venga risolto dopo una lunga serie di rilievi normalizzati e al posto di Econova arrivi la Czeta dell’altro indagato arrestato in questa indagine, Aniello Ilario? E quanto conta questa stessa situazione per la procedura amministrativa? Nel primo caso il tribunale del Riesame, che si occupa delle imputazioni del presente, quelle contestate dalla Dda nella specifica indagine non ritiene che in questo passaggio esistano gravi indizi di colpevolezza per costruire un reato di corruzione ai danni di Ferraro e di Guida. Nel secondo caso, cioè quello attivato dall’avvento della commissione di accesso, non si potrà non considerare perché il riferimento non sarà quello del codice penale ma quello del dettato testuale dell’articolo 143 del Tuel, che questa operazione che ha mandato a casa Econova a favore di Czeta sia effettivamente avvenuta e sia avvenuta creando un effetto precisamente corrispondente a quelli che erano i desideri e gli obiettivi di Ferraro assecondati dall’amministrazione comunale. Attenzione alla sfumatura: Peppe Guida potrà, grazie all’abilità dei suoi difensori, anche affermare che non esistono prove del fatto che sia stato lui l’artefice del ribaltone della monnezza di Arienzo conseguentemente potrà essere assolto per questo capo d’imputazione ma all’articolo 143 del Tuel non interessa un tubo se sia stato il sindaco o un’altra entità a determinare la situazione che ha fatto felice Nicola Ferraro condannato con sentenza definitiva per camorra. Per il 143 è sufficiente che il fatto sia avvenuto e che questo abbia assecondato precisamente, secondo ciò che è scritto e anche dimostrato nella richiesta della Dda e poi anche nell’ordinanza, i sopracitati obiettivi di Nicola Ferraro che per la legge italiana è definitivamente un camorrista o quasi

L’articolo di ieri e quello di oggi per far capire che la partita in corso dopo l’avvento della commissione d’accesso ad Arienzo è assolutamente aperta dato che non c’azzecca nulla con ciò che il tribunale del Riesame di Napoli ha stabilito nei giorni scorsi per Nicola Ferraro e Giuseppe Guida.