LA “BUSTA” del matrimonio di Nicola Schiavone junior: “Nicola senior alias “qui qui” ci mise dentro 20mila euro in contanti. E all’avvocato, per un Riesame su obbligo di dimora, dette 25 milioni”

25 Maggio 2022 - 13:10

Cominciamo ad entrare nel vivo dell’ordinanza e dopo aver fornito una breve sintesi delle biografie giudiziarie dei due fratelli Nicola Schiavone senior e Vincenzo Schiavone,  andiamo direttamente all’interrogatorio importantissimo che Nicola Schiavone junior, battezzato da questo suo zio, fraternamente legato a Sandokan, sin dagli anni 7 (episodio della ditta tra quest’ultimo e Rafilotto Diana) ha sostenuto a 12 giorni di distanza dall’ufficializzazione del suo pentimento

 

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Nicola Schiavone junior e Nicola Schiavone senior. Possiamo dire che da 4 anni, a pensarci bene, forse da tre ani, cioè dal giorno in cui i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta realizzarono le perquisizioni nelle case dell’imprenditore e faccendiere di Casal di Principe, trapiantatissimo a Roma da almeno due decenni, che aspettavamo il giorno in cui avremmo potuto leggere ciò che Nicola Schiavone junior, cioè il figlio di Francesco Schiavone Sandokan, aveva sicuramente già dichiarato nei confronti di senior, durante le settimane canoniche che ad ogni pentito sono offerte, come periodo vincolante, per esporre, naturalmente in riscontro a domande formulate dai pm, tutto quello che sanno, partendo dal riconoscimento dei propri reati.

Lo immaginavamo. Non poteva non essere così. In questi 3 anni, la figura di Nicola Schiavone è stata sempre presente in controluce in diversi dei nostri articoli e non solo in quelli che abbiamo dedicato direttamente a lui e la fratello, rivelando ai nostri lettori ciò che già era rivelabile sull’indagine che lo scorso 3 maggio ha portato al loro arresto in carcere, tramutato poi 48 ore fa dal Riesame, almeno per quanto riguarda Nicola Schiavone senior, in detenzione domiciliare.

Ora, al cospetto di questa ordinanza, finalmente riusciamo a leggere queste dichiarazioni che riteniamo importantissime perchè Nicola Schiavone senior oltre ad essere imparentato con Sandokan, con Cicciariello, con Walter Schiavone “Scarface”, ha rappresentato un punto di riferimento, un fiduciario di famiglia, uno di cui Sandokan si è sempre fidato.

Cugini ed amici sin dall’infanzia, anche nell’adolescenza e poi ancora nella prima gioventù. Parenti e amici con l’idea comune di fare tanti soldi nella vita, “costi quel che costi”. Correva l’anno 1972, entrambi hanno compiuto da pochi giorni 18 anni. L’agro caleno, cioè i comuni che fanno da cerniera tra la conurbazione di Capua e Santa Maria Capua Vetere con il litorale domizio, meta abituale (l’abitudine è continuata nel tempo) delle serate in allegria.

Quella sera c’erano 4 giovanissimi Schiavone, consegnati al divertimento: 3 si chiamavano e si chiamano ancora, Francesco, l’ultimo Nicola. In quell’auto, c’era Francesco Schiavone Sandokan, Francesco Schiavone Cicciariello, di un anno più anziano, dunque al tempo 19enne e un altro Francesco Schiavone, di cui andremo a chiarire in seguito le coordinate anagrafiche, il più piccolo di tutti, ancora minorenne, dato che tre mesi dopo avrebbe compiuto 17 anni.

L’attitudine c’era e se fosse esistita una versione noir della mitica seria “Saranno Famosi”, progenitrice di tutti i talent, in tutto il mondo, questo quartetto avrebbe ricoperto ruoli da protagonista. In quell’auto, c’era il nuce, l’essenza del clan dei casalesi; c’era colui il quale diventerá il capo dei capi, in grado di coordinare sia la parte militare che quella economica, c’era il suo storico numero due, cioè il cugino omonimo, detto Cicciariello, ma c’era anche Nicola Schiavone senior.

C’è un passaggio biografico, risalente sempre a questo periodo, infisso nei ricordi di Nicola Schiavone junior, cioè del figlio di Sandokan e che riteniamo fondamentale per comprendere facilmente quale fosse il grado di fiducia, di fratellanza, vero e e proprio tessuto costituente del rapporto tra Francesco Schiavone Sandokan e Nicola senior: sempre negli anni 70, ovviamente a Nicola Schiavone junior glielo hanno raccontato, il padre di quest’ultimo e Raffaele Diana detto Rafilotto, uno che avrebbe fatto a sua volta una gran carriera criminale, gestivano un’impresa o qualcosa del genere che si occupava della posa in opera dei cavi telefonici e anche di quelli dell’Enel.

Mentre guidavano il loro escavatore, però Rafilotto ma soprattutto Francesco Schiavone Sandokan, sognavano di diventare miliardari costruendo una sorta di impero della paura. Dunque, mano mano, si pose il problema di far scomparire formalmente i loro nomi dai documenti di quella impresa di lavori pubblici. Si trattava però di un’attivitá avviata, sufficientemente lucrosa, ma non abbandonata.

Era l’unica attività economica condotta da Francesco Schiavone Sandokan e dunque aveva un peso specifico molto rilevante.

Indovinate a chi pensò colui che sarebbe diventato di lì a qualche anno il capo del clan dei casalesi, per sostituirlo e per farlo in modo tale da essere il fedele interprete, custode, dei suoi interessi? Quella ditta fu affidata proprio a Nicola Schiavone senior.

Era la Casale degli anni 70 e dei primi anni 80. I re della camorra erano altri. Di lì a poco, Antonio Bardellino, insieme ai maggior clan del Napoletano, avrebbe costituito quel cartello della Nuova Famiglia, etichettata dai giornalisti di allora, come la vecchia camorra, per sbarrare la strada all’ambiziosissimo quanto sanguinario giovane boss rampante di Ottaviano, cioè a Raffaele Cutolo e alla sua Nuova Camorra Organizzata.

Già a quei tempi, però Francesco Schiavone Sandokan riconosceva pienamente le qualità imprenditoriali del suo congiunto.

Il resto della storia di Nicola Schiavone senior è quella nota e si può riassumere in pochissime battute: per due volte si rende irreperibile e scansa altrettanti arresti collegati in altrettante ordinanze: il primo riguardante la maxi retata di Spartacus, processo in cui però viene assolto; il secondo arresto, che pure in prima battuta evita rendendosi irreperibile, collegato ad un’ordinanza del 1996, sempre per reati di camorra e dove compaiono quei reati che ha incrociato stabilmente nel resto della sua vita e che,  indirettamente o direttamente, sono connessi ai capi di imputazione provvisoria che ne hanno determinato l’arresto, stavolta senza irreperibilità, nella mattinata del 3 maggio: turbata libertà degli incanti, concorso in corruzione aggravata, naturalmente anticipati dall’associazione a delinquere di stampo mafioso.

Probabilmente Nicola Schiavone senior ottenne qualche successo nelle fasi di Riesame del tiolo cautelare. Nel ’99 infatti, decise di costituirsi. Lo fece nel carcere di Rebibbia, da sempre considerato uno dei meno afflittivi, uno dei più comodi, naturalmente si fa per dire.

Nel marzo del 2000 viene pronunciato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Ecco perchè abbiamo scritto prima che qualcosa nella contestazione del reato principale, cioè l’associazione a delinquere di stampo mafioso per il quale i termini di prescrizione non esistono, era stato modificato in sede di Riesame o di Corte di Cassazione.

Nel 2005 arriva la già citata assoluzione di Spartacus, pronunciata dalla Corte di Assise insediata nell’aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere.

Per quanto riguarda il fratello Vincenzo, il percorso è lo stesso, relativamente all’ordinanza del ’95 a quella del ’96 e alla prescrizione del 2000. Differisce solo al sentenza di Spartacus: Vincenzo viene condannato a due anni di reclusione.

Questa la breve biografia di Nicola Schiavone detto qui qui e di Vincenzo Schiavone detto Enzuccio o trick, soprannomi che Nicola Schiavone junior, figlio di Sandokan, declina all’inizio del suo interrogatorio, sostenuto il 30 luglio 2018, cioè 12 giorni dopo l’ufficializzazione della sua decisione di collaborare con la giustizia, datata 18 luglio.

Allora, vi invitiamo a leggere il documento che pubblichiamo in copia originale e in calce a questo articolo, perchè stavolta si tratta realmente di racconti molto interessanti. Noi, come sempre, riassumiamo la prima parte del citato interrogatorio, partendo proprio da quella parte, già narrata, sulla vicenda della ditta di posa sotterranea dei cavi del telefono e dell’Enel.

Intanto, Nicola Schiavone dice e ribadisce più volte un concetto, riconoscendo la disponibilità, nei confronti suoi, dei suoi fratelli, di sua madre, mai venuta meno, di Nicola Schiavone senior, tra le altre cose, suo padrino di battesimo, ad ulteriore dimostrazione di quale fosse il suo rapporto con Francesco Schiavone Sandokan.

Un paio di episodi, al riguardo, sono rilevanti: il regalo per il matrimonio (“mi fece una busta con 20mila euro in contanti”) con acclusa la disponibilità ad ottenere prezzi di gran favore per un ricevimento, in super catering, tenuto nella bellissima cornice di Villa Lancellotti, già Villa Scipione.

D’altronde di Nicola Schiavone era ambientatissimo anche a Napoli, dove, nel quartiere più vip della città, cioè la collina di Posillipo, aveva insediato la propria residenza in via Nevio, a pochi metri di distanza da via Manzoni, dove invece era andato ad abitare il fratello Vincenzo.

Il secondo episodio riguarda la parcella che il noto avvocato napoletano Giovanni Esposito Fariello, non a caso anche oggi difensore di Schiavone senior, intascò nel 1999 – ben 25mila euro – per occuparsi, almeno così racconta Nicola Schiavone junior, del Riesame di quest’ultimo, relativo ad una misura cautelare, inflitta all’allora giovane figlio di Sandokan e consistente in un obbligo di dimora.

Beh, 25mila euro per un ricorso su un obbligo di dimora sembrano effettivamente un pò tanti, visto che con 25 milioni di lire, nel 1999, si acquistava un’auto di significativo valore, di gamma già medio alta.

Però, Esposito Fariello gode di una reputazione professionale rilevantissima, al punto che non riusciamo ad immaginare quanto prenderà oggi per difendere Nicola Schiavone senior, nonostante questi gli abbia affiancato altri tre avvocati, Umberto Del Basso De Caro, sannita e già noto ai nostri lettori, Guido De Maio e Stefano Montone, quest’ultimo avvocato difensore di Nicola Cosentino.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA