La CAMORRA no limits degli Ucciero: chiesto il pizzo anche al noto venditore ambulante di pizze fritte. Ma l’episodio non è banale e vi spieghiamo il perchè

27 Luglio 2021 - 13:24

In un primo tempo Antonio Ucciero gli aveva chiesto 250 euro, poi la pretesa si era ridotta drasticamente fino a..

 

VILLA LITERNO – Possiamo affermare che all’uscita dal carcere di Vincenzo Ucciero si era creato un clima di euforia criminale in quel di Villa Literno. Con Ucciero a piede libero, in grado di far tremare tutti utilizzando il nome del fratello Massimo, storico killer, da anni in carcere a scontare ergastoli, si poteva riorganizzare un’attività malavitosa. L’euforia consisteva in alcuni comportamenti che sembravano finalizzati più a creare una condizione di timore diffuso, a comunicare al tessuto imprenditoriale locale, partendo dalle realtà più importanti, fino ad arrivare a quelle più modeste che di per sè non hanno mai rappresentato un target per l’attività estorsiva, che il clan dei casalesi era tornato e che chiunque si fosse opposto all’obbligo di pagare il pizzo, avrebbe pagato in un altro modo.

Al netto di questo resta una scena che tutto sommato strappa un sorriso: quella in cui Antonio Ucciero, figlio dell’appena citato Vincenzo Ucciero e nipote di Massimo Ucciero, scende dall’auto in cui rimangono altre persone e si avvicina a Salvatore Russo, storico ambulante delle pizze fritte liternesi, stabilmente appostato nel cosiddetto “tunn” che dovrebbe indicare, in dialetto, la rotonda

più grande di Villa Literno.

Importante seguire i passaggi della chiacchierata tra Antonio Ucciero e Russo. Il primo chiede al secondo una somma a titolo di pizzo pari a 250 euro. L’ambulante naturalmente non li ha, anzi dice al suo interlocutore che lui vive con mezzi modestissimi e  non è in grado di versare nulla alle casse del clan. E qui arriva il punto importante che ci ha indotti a scrivere quello che abbiamo scritto all’inizio di questo articolo: Antonio Ucciero gli chiede 30 euro. Ma non perchè punti a questa cifra, ma, e lo dice chiaramente a Russo, per non fare una brutta figura con gli altri passeggeri dell’auto con cui è arrivato sul posto-.

E questo la dice lunga su quanto fosse importante per la famiglia Ucciero ristabilire una sorta di ordine criminale, che non passava solo dalla concreta attività di riscossione, ma anche e forse soprattutto dalla necessità di creare un clima di autentico terrore, di sudditanza che garantisse loro, da un lato l’omertà, dall’altro la tendenza stabile a pagare, ad adempiere alle richieste ricevute, così come abbiamo visto, nel caso esaminato nell’articolo di ieri, dell’imprenditore Marco Griffo (CLIKKA E LEGGI

), il quale non si fa dire neppure buongiorno da Vincenzo Ucciero, consegnandogli in un decimo di secondo la somma di mille euro in contanti.

Pensate un pò che alla fine Antonio Ucciero, evidentemente al riparo dagli occhi di chi lo doveva giudicare “massiccio” e spietato al punto giusto da chiedere i soldi anche a un povero Cristo, restituisce allo stesso 20 dei 30 euro ricevuti, dicendo di accontentarsi solamente del carburante. Magaroi, aggiungiamo noi, i componenti della famiglia Ucciero avevano un bonus per pizze gratis a vita.

 

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