LA FOTO. Novità al Comune di CASERTA: i gruppi di Insieme e di Italia Viva si federano. Ecco chi li coordinerà. Una breve riflessione sul fattore-Zannini

4 Marzo 2022 - 13:59

Ieri sera, come mostriamo nella foto, l’intesa è stata sancita nel corso di una cena a cui hanno partecipato i consiglieri, ma anche il vicesindaco Emiliano Casale. Il ruolo di Paolo Marzo, Biagio Esposito e Giovanni Megna

 

CASERTA – (g.g.) Se ci sarà un polo di centro in grado di correre autonomamente alle prossime elezioni politiche o se anche dovrà accontentarsi di trattare l’alleanza con un’area (vedi Pd) o con tutto il centrosinistra, grillini compresi nel cosiddetto campo largo, oppure con un’area del centrodestra, la cena di ieri sera che sintetizziamo nella fotografia che pubblichiamo in alto, rappresenta un punto importante di un’aggregazione in carne ed ossa.

I due gruppi consiliari di Insieme per Caserta e di Italia Viva, 7 componenti il primo e 3 il secondo, più il socialista Gianluca Iannucci, hanno deciso di federarsi. Se è vero che rimarranno in carica i 3 attuali capigruppo, è anche vero che ogni decisione e ogni posizione politica sarà frutto di una consultazione stabile e strutturata, coordinata dai tre garanti, cioè da Paolo Marzo e Biagio Esposito, in rappresentanza di Insieme per Caserta e da Giovanni Megna in rappresentanza di Italia Viva.

E’ del tutto evidente che questa cena rappresenti anche una rivendicazione di identità da parte delle espressioni politico-istituzionali della città capoluogo che in pratica, marcano una linea di distinzione rispetto a quell’area di centro, quella dei cosiddetti moderati che fa capo a Giovanni

Zannini e che fondamentalmente è un fenomeno politico radicato nell’agro aversano, nel contiguo litorale domizio e nell’agro caleno.

In poche parole, questo gruppo di centristi, ritrovatosi ieri sera allo 0823, ristorante di via Brunelleschi, costituisce una forza di rappresentanza autonoma e in grado di confrontarsi, per il momento da distinti, poi, in caso di mancato accordo, anche da distanti.

Non si tratta di un riposizionamento di partiti e movimenti. Può darsi benissimo, infatti che Nicola Caputo, assessore regionale all’agricoltura e leader di Italia Viva, continui a fare accordi con Zannini. Ma l’identità del partito di Renzi per quel che riguarda la città di Caserta e probabilmente anche i comuni vicini, sarà esplicitata con modalità di relazione differenti.

Per farla breve, il fatto che Zannini raggiunga un accordo con Nicola Caputo per l’ennesima spartizione degli enti di sottogoverno, non significa automaticamente che il gruppo di Italia Viva del capoluogo e della sua conurbazione, si adatti e obbedisca con mansuetudine.

D’altronde, il senso politico di un patto federativo tra gruppi consiliari del comune capoluogo, che per definizione è il più importante di tutti, consiste proprio in questa volontà di attestare un elemento identitario che non a caso viene plasticamente manifestato dalla decisione di far girare senza problemi la fotografia di tutti i commensali, tra cui si sorgono i visi del citato Gianluca Iannucci, di Emilianna Credentino, del presidente del consiglio comunale Lorenzo Gentile, del vicesindaco nonchè assesore alle attività produttive Emiliano Casale, dei già citati Giovanni Megna e Biagio Esposito, della figlia di quest’ultimo, Dora Esposito, dell’altra consigliera comunale Dello Buono, con Paolo Marzo officiante a capo tavola, con al suo fianco un abbronzatissimo Pasquale Toscano, ormai fisiognomicamente tendente al “briatorismo”.

Paolo Marzo a capo tavola esprime un segnale politico, ma che probabilmente è anche frutto della necessità di spazi fisici maggiori da mettere a disposizione della possente corpulenza dell’ottimo Paolone.

Ora, una micro valutazione finale, essendoci limitati, per l’occasione, a sviluppare un articolo fondamentalmente cronistico: se 11 consiglieri comunali che poi sono la metà di tutta la maggioranza, si sono messi insieme, questo rappresenta un segnale forte, del quale è molto utile indagare la ragion d’essere, la motivazione di un atto che, a pochi mesi di distanza dalle elezioni comunali, si è reso necessario ad avviso dei centristi del consiglio di Caserta.

La ragion d’essere, la motivazione che potrebbe diventare un gradiente, un mastice per tenere unito e finanche per rafforzare ulteriormente questo gruppo, dandogli una dimensione politica in grado di allargare la sua influenza e il suo sistema di aggregazione anche ad altre aree territoriali della provincia, è rappresentata dalla considerazione, a nostro avviso, lungimirante, che la centralità di Giovanni Zannini o meglio ancora dei metodi di Giovanni Zannini, non costruisce futuro e non giova, quindi, alla causa e alla volontà costitutiva di un polo politico che mira a rappresentare un elettorato moderato e, allo stesso tempo, riformista.

Non sappiamo se i promotori di questa iniziativa abbiano sviluppato tale ragionamento, corredandolo di una riflessione politica, più o meno raffinata. Sappiamo, invece, che la molla di tutto ciò è stata rappresentata da una rivendicazione di dignità che non può consentire al ceto politico centrista del capoluogo, di ridurre la propria attività ad una sorta di partecipazione passiva alle truppe cammellate di Giovanni Zannini, che questi utilizza col pallottoliere in mano, attribuendosi una leadership finalizzata a potenziare la sua posizione anche in funziona di un evidente proposito di candidatura alle prossime Politiche, in uno schema che abbiamo illustrato più volte, nei nostri articoli, durante l’ultima campagna per le elezioni di Caserta.

Una leadership, quella di Zannini, assertiva, auto certificata, più nominale che sostanziale, visto e considerato che nessuno dei 7 eletti del gruppo di Insieme per Caserta, è entrato in consiglio comunale grazie al sostegno diretto di Giovanni Zannini e due suoi amici.

Come capita in casi come questo, il problema politico si manifesta per effetto di un casus, che noi di CasertaCe antichi e profondi conoscitori della vita e delle opere di Zannini, non facciamo fatica ad identificare nel rapporto improprio e, per certi versi anche insano, che il mondragonese ha stabilito con certi sindaci e certi personaggi dell’agro aversano.

E allora, se Vincenzo Caterino, sindaco di San Cipriano, peraltro in palese, clamoroso e pacchiano conflitto di interessi, diventa, così com’è diventato, presidente di Gisec, è chiaro che se il nome per l’Ato Ciclo delle acque è quello del sindaco di San Marcellino Anacleto Colombiano, che in partica sancisce una sorta di crasi, di mescolanza, di annessione tossica dell’organismo d’ambito da parte del consorzio idrico di Terra di Lavoro, può anche capitare, com’è effettivamente capitato durante e ad epilogo della cena di ieri sera, che qualcuno si rompa le scatole e dica a Zannini di essersi stufato di reggergli la coda nel momento in cui lui va a saldare l’enorme carico di cambiali politiche e non solo politiche, ma anche e, forse, soprattutto relazionali, contratte nella folle campagna elettorale delle regionali 2020 che lo hanno issato fino alla “mostruosa” cifra di 21 mila e passa preferenze personali.