LA MORTE DI MARIOPIO. Il 22enne era rimasto sconvolto dalla tragica fine, in giugno, di un ragazzo di 17 anni

8 Settembre 2018 - 20:18

MARCIANISE(g.g.) Mariopio Zarrillo era un ragazzo sensibile, anzi sensibilissimo. Uno stato dell’anima che può essere un tratto positivo del proprio carattere, ma che nasconde insidie pericolose che crea attitudini che poi ti portano a maledire la sensibilità che la natura o il Padre eterno ti hanno dato.

Perchè la sensibilità ti consente di avvertire cose che chi non la possiede, in maniera spiccata, nel proprio dna, non avverte. La sensibilità ti fa percepire le cose in maniera diversa rispetto a come le avvertono gli altri.

Insomma, una faccenda delicata che va colta prima di tutto da chi ti sta vicino, nel caso di Mariopio Zarrillo, i genitori.

Ci vuole intelligenza per comprendere il mondo di un super sensibile. Se, come dice la procura, Mariopio era rimasto sconvolto dalla morte, verificatasi in una piscina di Casertavecchia, nel giugno scorso, di un ragazzo nigeriano di 17 anni (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO DI QUELLA SERA),

siamo dentro ad una casistica che può portare, e il più delle volte porta, alla depressione.

Perchè un super sensibile, quella sensazione di sconcerto, paura, prostrazione profonda per un avvenimento che l’ha colpito, se la porta appresso per tanto tempo. Dunque, parlando con uno psicoterapeuta di valore o con un neuropsichiatra “denso nella sua casistica”, ti direbbero che questa situazione, vissuta da Mariopio, appartiene ai prodromi della depressione. L’episodio che ti sconvolge sembra una causa, ma molto probabilmente è un effetto di essa. Un evento che ti segna, che non ti crea solo dispiacere, ma che, giorno per giorno, ti rode il cervello e ti getta in una cupezza sempre più disperata.

E tutto torna, dunque, anche rispetto al fatto che, dopo poco, Mariopio aveva lasciato il lavoro, segno evidente che la malattia stava già facendo, lei, il suo sporco lavoro.

Non è facile. Non è facile per nessuno. Neanche per i genitori, per tutti i genitori, comprendere queste cose. Bisogna avere la fortuna di incrociare la persona giusta al momento giusto, che ti possa dare una chiave di lettura, che ti possa illuminare su quello che sta accadendo, in quanto conoscitrice, per professione e/o esperienze vissute, di questa malattia, tanto inafferrabile, quanto, in alcuni casi, letale.