La “solita” PREFETTURA di CASERTA. Fuga di notizie per avvertire l’imprenditore di un’ispezione. Ops, salta fuori il nome del capo di gabinetto Immacolata Fedele, Imma per gli amici
27 Ottobre 2019 - 20:10
CASERTA – (g.g) Noi siamo sempre un pò sarcasticamente contenti quando succedono cose come questa. Perchè nella vita quando si è scelto di non affondare nei soldi, perchè farli qui da noi a Caserta significa sporcarsi le mani, è la soddisfazione morale a dare un senso a quello che fai, rappresentando, la stessa, il fine ultimo, l’unico possibile del lavoro che noi facciamo in un territorio che, al di la, dei numeri vertiginosi, da autentico successo nazionale che CasertaCe raggranella giorno per giorno, non fondando i suoi processi premiali sul merito, non potrà mai fare di CasertaCe un’azienda ad alto fatturato, in grado, dunque, di dare, a chi ci lavora, anche grandi soddisfazioni materiali.
Quanti articoli avete letto, negli anni di vita di questo giornale, sulla Prefettura, sulle tante vicende obblique che l’hanno riguardata, sui tanti atteggiamenti riprovevoli che hanno connotato le funzioni delicatissime dei vice prefetti e dei dirigenti i quali si sono mossi tranquillamente, senza alcun problema, forti del lungo radicamento all’interno di quegli uffici, della lunga militanza nelle relazioni amministrative con altre istituzioni. Indisturbati, hanno esercitato il governo reale, tollerato dai prefetti, che per la loro stessa natura arrivano, nella maggior parte dei casi, con l’unico obiettivo di andare via, dopo aver, beninteso, acquisito anni di servizio, punteggi in grado di sviluppare ulteriormente la carriera, oppure di sviluppare il bonifico che placidamente arriverà sul loro conto corrente come una vera e propria pensione d’oro.
I prefetti si sono sempre girati dall’altra parte, ammesso e non concesso che abbiano compreso realmente in che modo andassero le cose in quegli uffici, abitati da persone con 20 o 30 anni di servizio, abilissimi navigatori del sottobosco e di ogni sottogoverno si sono girati dall’altra parte perchè l’esperienza di un prefetto deve essere idilliaca e lo scandalo giudiziario, magari scatenato da puntuali e puntigliose inchieste interne, si sarebbe potuto trasformare in un boomerang, in un’arma impropria capace, in questa Italia, in cui le cose funzionano come funzionano, di frenare e non di accelerare una carriera o una promozione.
E allora, se dalle carte dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Cassino salta fuori, come scrive uno dei pochissimi giornalisti che il sottoscritto stima in questa provincia, cioè Renato Casella su Cronache di Caserta, che ci potrebbe essere stata una fuga di notizie, una soffiata, non si sa fino a che punto volontaria o involontaria da parte del capo di gabinetto, Immacolata Fedele, per gli amici, Imma, la quale è stata decine di volte ospite di questo giornale. Ci siamo chiesti tante volte perchè questo prefetto, cioè Raffaele Ruberto, non abbia voluto sentire ragioni, lasciandosi quantomeno instillare il dubbio dagli articoli di CasertaCe, che questa scelta, che nessun suo predecessore aveva fatto, pur avendo intrattenuto con la Fedele rapporti di consistente collaborazione amministrativa, fosse di dubbia opportunità per tutta una serie di ragioni da noi dettagliatamente spiegata nei nostri articoli.
La Fedele, questo risulterebbe dalle carte dell’inchieste, avrebbe avvertito Bruno Vincenzo Scittarelli, legale rappresentante della coop La Ginestra che, il giorno dopo, ci sarebbero stati controlli disposti dall’Unione Europea.
La vicenda l’approfondiremo. A quanto dice Renato Casella e non abbiamo motivo di dubitarne, conoscendo la cifra professionale del giornalista, che la Fedele non sarebbe indagata. Ma non stupisce, ripetiamo, chi, come noi ha raccontato la folle riunione tenuta in Prefettura allorquando la Ecocar ancora interdetta per mafia, prima di conquistare il purgatorio del semplice controllo da parte del tribunale, spedì, al cospetto della capo di gabinetto che quella riunione presiedeva in nome e per conto del prefetto, quel Francesco Deodati, coinvolto, ancora oggi, nella nota vicenda giudiziaria siciliana che ha riguardato anche suo cugino.
Forse gli altri si stupiscono. Noi, ormai, a Caserta, non ci stupiamo più di nulla.