L’arresto di Vincenzo Varriale. Secondo l’avvocato del fratello Carmine, non c’entra con Colorfer. Ma non è così e ve lo dimostriamo
7 Aprile 2023 - 13:12
Questa la breve nota che pubblichiamo integralmente, inviataci dal legale Tullio D’Alessio:
“Facendo seguito alla vs volevo informarvi che il Signor Varriale Vincenzo non ha mai svolto e non svolge alcuna attività commerciale lungo l’Appia, ed è da molto tempo inoccupato, come diversamente da voi indicato “commerciante di moquette parati e vernici”. Ha solo una semplice residenza a Caserta. Quindi occorre una nuova rettifica a difesa dello stesso. Vogliate prenderne visione. Napoli, 06.04.2023 Avv. Tullio d’Alessio”
CASERTA (Gianluigi Guarino) – La precisazione, cortesemente inviataci dall’avvocato Tullio D’Alessio – che rappresenta gli interessi di Carmine Varriale, fratello di Vincenzo Varriale, arrestato qualche giorno fa per detenzione di arma clandestina – ci ha costretti ad approfondire una vicenda sulla quale avevamo scritto un articolo molto veloce, non potendo puntarvi altre nostre energie per motivi di economia editoriale, di scelte che purtroppo, a causa dell’esiguità delle risorse produttive disponibili, ci portano giocoforza a scelte cronistiche che premiamo una notizia e ne lasciano andare altre, che magari hanno la stessa valenza.
Per cui non saremmo mai tornati sull’arresto del 61enne Vincenzo Varriale, eseguito dai Carabinieri della Stazione di Casagiove in una operazione ben orchestrata e ben organizzata dal neo comandante, il maresciallo Luigi Germani.
Noi prendiamo atto della nota dell’avvocato D’Alessio, che pubblichiamo integralmente nel sommario che sovrasta questo articolo di dovuta replica.
Atteniamoci, inizialmente, al testo del legale, il quale sostiene che Vincenzo Varriale non svolge alcuna attività commerciale lungo l’Appia. Anzi, l’avvocato afferma che Vincenzo Varriale non ha mai avuto un’attività commerciale lungo l’Appia, ma che ha solo una residenza anagrafica a Caserta ed è inoccupato, che non significa aggiungiamo noi disoccupato, ma che si astiene volontariamente dal lavoro.
Partiamo dai fondamentali. Vincenzo Varriale, anche ultimamente, è stato presente nel negozio Colorfer, che insiste da anni nel territorio di Casapulla lungo la statale Appia.
La sua stabile presenza è attestata anche da controlli ufficiali di cui magari al momento l’avvocato D’Alessio non è ancora edotto. Ma questo, di per sé, significa poco, in quanto la presenza fisica di Vincenzo Varriale nel negozio non smentisce ciò che il legale sostiene.
Francamente non è stato molto difficile per noi trovare elementi materiali che raccontano un’altra storia rispetto a quella esposta dall’avvocato D’Alessio, il quale forse in buona fede ha riferito quanto gli ha detto il suo cliente Carmine Varriale, fratello di Vincenzo.
Come mostriamo nell’immagine in calce, il negozio è di proprietà della Colorfer One di Varriale Vincenzo & C Sas, che sta per società in accomandita semplice, che fa parte della categoria della società di persone.
Non è improbabile che tra i soci ci sia anche, non sappiamo se nella veste di accomandante o di accomandatario, ma questo lo si può stabilire agevolmente, il fratello Carmine, anche lui abitualmente presente nel negozio Colorfer.
Dunque, affermare che Vincenzo Varriale non abbia nulla a che vedere con questa attività commerciale è semplicemente errato, oggettivamente sbagliato, in quanto esistono atti di certificazione societaria che sanciscono una situazione diversa.
Fin qui l’esplicazione della nostra posizione, di ugualmente civile replica, alle tesi esposte da Tullio D’Alessio, avvocato di Carmine Varriale, fratello di Vincenzo.
Per quanto riguarda gli sviluppi delle indagini, si attende la celebrazione del processo per direttissima, a cui Vincenzo Varriale sarà sottoposto in quanto imputato del reato di detenzione di arma clandestina, quella trovata dai Carabinieri di Casagiove durante una perquisizione frutto di un’indagine seguita ad una segnalazione raccolta dai militari.
Essendo il capo di imputazione collegato ad un’arma considerata clandestina, occorre anche spiegare perché i Carabinieri della Stazione di Casagiove l’abbiano considerata tale, procedendo all’arresto di Vincenzo Varriale che, a seguito della convalida pronunciata da un Gip del Tribunale di S.Maria C.V., resterà ai domiciliari fino all’emissione della sentenza del processo per direttissima.
L’arma aveva la sua matricola totalmente abrasa. Anche un giornalista in erba sa bene che le armi con matricola abrasa vengono utilizzate per compiere azioni criminali. Sono armi pronte a sparare, che poi lo facciano o no è un altro discorso.
La matricola abrasa non consente di stabilire agevolmente l’origine della pistola, del fucile o di altra arma ritrovata.
Il reato di detenzione d’arma clandestina è gerarchicamente più grave rispetto a quello di detenzione semplice di un’arma, che connota il reato meno grave legato all’assenza di autorizzazione, cioè il porto d’armi, affinché una pistola – comunque dotata di una matricola visibile – possa essere custodita.
Naturalmente, Vincenzo Varriale svolgerà la sua difesa e dovrà spiegare ai giudici del tribunale di S.Maria C.V. perché quell’arma fosse da lui custodita.
Anche se, al di là di questo, non è che il grado della sua imputazione potrà essere modificato da una spiegazione che potrà aprire, al massimo, nuovi canali di indagine che si assoceranno alle attività alle attività delle sezioni speciali dei Carabinieri, Ris in testa, che cercheranno attraverso le tecnologie del presente, di risalire comunque al numero di matricola fatto sparire sulla pistola.
L’arma, infatti, la deteneva lui. Ne era ben consapevole, come sicuramente emergerà dal breve dibattimento processuale, e aveva la matricola abrasa.
Per cui a meno di clamorose sorprese, di cui vi daremo ovviamente conto, difficilmente Vincenzo Varriale potrà evitare la condanna.