Le femmine bone, i cacciuttielli e la mezza maglietta bianca: l’alfabeto criptato della “droga parlata”
12 Luglio 2018 - 12:00
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Colpisce, nella trattazione dei reati contestati agli arrestati di Santa Maria Capua Vetere contenuta nell’ordinanza firmata dal Gip Egle Pilla, che si sia scelto di dedicare un intero paragrafo al tema dell’interpretazione delle conversazioni telefoniche in materia di traffico di stupefacenti.
Si tratta della cosiddetta “droga parlata”, ovvero del linguaggio volutamente criptico utilizzato dagli spacciatori nel corso delle telefonate in cui di discute di accordi e trattative relativi al commercio dello stupefacente.
Questo “codice” è caratterizzato da una terminologia molto varia, la cui decodificazione, appunto, rappresenta la maggior fatica dell’interprete, in quanto l’interpretazione è condizionata dai contesti territoriali, dall’età degli indagati, dalla loro attività lavorativa, molto spesso dagli eventuali rapporti di parentela o amicizia che intercorrono tra loro.
In questo caso l’interpretazione del linguaggio in codice si fa più complicata, perchè capita spesso che indagati legati tra loro da rapporti di affinità utilizzino termini conosciuti al nucleo familiare che operino riferimenti ad accadimenti o circostanze conosciute solo al nucleo stesso e per questo motivo utilizzati in modo non convenzionale.
E’ chiaro allora quanto difficile e complessa possa essere, per il giudice che compie l’analisi delle conversazioni, la valutazione delle risultanze investigative.
Tanto per fare un esempio:
O ancora quando gli spacciatori si riferiscono alle forze dell’ordine definendole “cacciuttielli”. O quando parlano dell’acquisto di “mezza maglietta bianca” che ha come corrispettivo della cessione il pagamento di centinaia di euro, ovvero la cessione di droga di significativo valore.