L’EDITORIALE. Un manipolo di genitori della De Amicis sotto al Comune. La preside Sassi burattinaia, il fallimento di Marino e Biondi

5 Novembre 2019 - 13:07

di Gianluigi Guarino

La dirigente Tania Sassi della scuola De Amicis non si dà per vinta ed è riuscita a raggruppare un pò di genitori che stamattina si trovano sotto al comune di Caserta a manifestare per la fatiscenza delle aule, come se l’avessero scoperto solo oggi, del plesso scolastico di Corso Giannone.

E qui siamo di fronte, un’altra volta, ad uno schema classico di questo territorio, di cui abbiamo già accennato qualcosa nelle scorse settimane, quando si è parlato delle polemiche sul piano di dimensionamento scolastico presentato dal comune di Caserta e che la Regione Campania discuterà, tra un paio di mesi, per l’approvazione.

L’anno scorso, CasertaCe è stata costretta a muoversi come facevano i carbonari dei primi moti anti austriaci. Nel senso che per ottenere una fotografia che ritraeva le fatiscenze della De Amicis, dovevano camminare messaggini clandestini, usando sempre l’accortezza di modificare l’immagine, in modo che la preside Sassi non potesse capire da chi fosse stata spedita al giornale impiccione.

Evidentemente era il momento degli equilibri e dell’autocensura, quello in cui si stava discutendo con il comune e avendo la preside, esattamente come oggi, davanti a sè, come unico obiettivo, quello di costruire condizioni per la sua carriera professionale, tornava buono, al tempo, non fare uscire fuori tante cose oppure centellinarle in modo da poterle rendere strumentali al mantenimento dei difficili equilibri tra lei e l’amministrazione comunale di Caserta.

Oggi, in pratica, nulla è cambiato, perchè se allora l’autocensura che diventava censura e timore instillato verso chiunque facesse uscire qualche fotografia dei locali fatiscenti; se quel profilo basso aveva questa funzione, oggi la protesta, la caciara, cioè l’espressione dell’antitesi di ciò che si è fatto negli anni scorsi, non può che essere geometricamente funzionale e sovrapponibile agli obiettivi di sempre.

Dunque, due variabili e una costante, meglio sarebbe dire in termini di analisi matematica, due variabili indipendenti e una dipendente: le prime due sono costituite dagli obiettivi professionali, dalla carriera della preside marcianisana che sono esattamente gli stessi rispetto al tempo del low profile, dell’understantement ma che oggi sono messi in pericolo dal piano di dimensionamento, perchè l’associazione del Giannone alla De Amicis potrebbe tradursi in un addio della Sassi, che, per motivi di anzianità di servizio, potrebbe essere costretta a lasciare la sua carica alla collega Bianco del Giannone.

La seconda variabile indipendente è costituita dai problemi strutturali della De Amicis. E in questo caso, cara preside Sassi, possiamo parlare noi di CasertaCe, non certo lei. Perchè quando le scarpe, per usare un’espressione sciuè sciuè, per capirci, non le andavano strette, la pubblicazione di certe notizie da parte solo di questo giornale, la infastidivano, mentre ora, alimenta la pubblicistica del copia e incolla che diventa dunque funzionale, tutte sommato inconsapevolemnte, perchè nulkla i giornali hanno seguito delle vicende della sua scuola, del suo disegno.

Variabile indipendente perchè la De Amicis una merda era due anni fa, con aule fatiscenti e con lei, preside, che si poneva molto poco il problema di collegare l’aumento forsennato degli alunni, favorito anche dal declino indotto della vicinissima scuola Giannone, alla qualità dell’accoglienza, e una merda è oggi. Ma quei numeri erano importanti per la costruzione di una narrazione che metteva al centro l’opera del dirigente scolastico.

A noi, invece, dei dirigenti scolastici non frega un tubo e denunciavamo, in tempi non sospetti, il disastro della De Amicis.

Poi c’è la variabile dipendente, costituita da questi genitori sventurati e, diciamocela tutta, anche un pò sventurati. Questi, proprio come la variabile dipendente, si muovono o non si muovono, protestano o non protestano, in base a quello che viene loro raccontato e in base a quello che gli viene fatto vedere o non fatto vedere, come solo gli abili propagandisti sanno fare, ad intermittenza, ad orologeria, attraverso una logica selettiva che risponde ad interessi del tutto diversi da quelli legati all’incolumità degli alunni della De Amicis. Perchè se fosse questo il fulcro del discorso, già da 3 anni, da 4 anni, forse da 10, la variabile dipendente delle mamme confuse avrebbe dovuto manifestare per gli stessi motivi per i quali manifesta oggi. 

Dunque, assodato che solo CasertaCe ha espresso, negli anni, una coerenza rettilinea che l’ha portata sempre a valutare i fatti in base ai diritti e agli interessi degli alunni, diciamo oggi al signor Carlo Marino e al signor Franco Biondi: avete speso milioni di euro fino ad oggi e, per quel che riguarda Biondi, anche durante l’amministrazione precedente, per le opere di manutenzione scolastica, per quei rattoppi che dovevano essere tali non perchè quello era necessario e sufficiente fare in termini di manutenzione, ma perchè i rattoppi diventavano, a loro volta, strumento per le somme urgenze, per gli affidamenti diretti, per la mangiatoia alle solite ditte amiche.

E allora, è solo un apparente paradosso mettere insieme, coniugare la dirigente Sassi al sindaco Marino e a Franco Biondi che a pensarci bene si muovono con lo stesso metodo. La prima per evitare che il suo processo individuale di tipo professionale nella De Amicis cessi, il secondo ed il terzo per far sì che le ditte amiche “mangino”. E allora qual è il grande sconosciuto? La scuola che cade a pezzi, stretta tra i due fuochi, tra due necessità di tipo individuale che nulla hanno a che vedere con gli interessi collettivi, diventando emblema e paradigma di questa città e di questa terra.

Se riuscissimo a fare una somma, ci si scusi il gioco di parole, di tutte le “somme urgenze” e i “cottimi fiduciari” attribuiti a ditte e dittarelle, negli ultimi 10 anni, verrebbe fuori una cifra tale da consentire, e non scherziamo, la ricostruzione, ex novo, di tutti gli edifici scolastici comunali della città di Caserta.

Insomma, cosa vediamo nella manifestazione di stamattina? Il pensiero debole di questa città, costituito dall’ipocrisia. Ognuna delle parti in scena, eccetto alcuni dei genitori che stanno sotto al Comune, manifestano parole, concetti che in piena coscienza sanno bene di essere lontani da quello che significano in termini di evidenza lessicale. Si chiama ipocrisia, provincialismo, incultura e sono gli autentici veleni che consegnano Caserta e la sua provincia ad un destino di arretratezza, perchè poi non ci vuole lo Svimez che tira fuori le casse da morto ogni giorno, così come ha fatto ieri, per capire da dove arrivi il disastro di questo sventurato Meridione.