MARCIANISE. Ma Gaetano Barbarano cosa ha comprato, l’area Ex Siemens o la Fontana di Trevi?

28 Giugno 2021 - 09:30

MARCIANISE (gianluigi guarino) – E’ una delle porzioni di territorio a vocazione industriale più note della città di Marcianise ma anche della provincia di Caserta, avendo ospitato le attività di notissimi opifici, tra i quali spicca sicuramente quello marcato Siemens. Questa zona torna a far parlare di sé e paradossalmente questo succede quando il suo status di Area Industriale dismessa avrebbe dovuta farla cadere nel dimenticatoio, come tutto sommato indicato e anche definito dalle linee guida del nuovo Piano urbanistico comunale scritte a suo tempo dall’architetto Loreto Colombo il quale dice, in sostanza, che oggi non esistono le condizioni per destinarle l’uso in quanto l’area necessità di marcati interventi di bonifica e di riqualificazione, senza i quali è perfettamente inutile collegarla ad un destino vecchio o nuovo che sia.

Lo stesso Colombo scrive nelle sue note preliminari che l’area è di proprietà di una multinazionale americana. Ci vorrà tempo per metterla in ordine e fino ad allora è inutile star lì a costruire già oggi una modalità di quello che l’architetto definisce come un’assimilazione al tessuto urbano. Colombo sbaglia a definire l’area come di proprietà di una multinazionale americana o ha ragione? Non lo sappiamo e questo va un po’ in contrasto, in controtendenza rispetto al modo in cui CasertaCe di solito affronta temi importanti come questo. Oggi questo è diventato un tema ad alto significato sociale, forse anche eco-sociale, e quindi è pienamente giustificato scrivere un articolo in cui si pongono solo delle domande all’amministrazione comunale in carica.

Se l’architetto Colombo ha scritto che l’area ex Siemens è di proprietà di una multinazionale americana, aggiungiamo noi, della Jabil, vuol dire che ha acquisito questa informazione dagli uffici del comune o del catasto. Altrimenti un professionista come Colombo non l’avrebbe buttata lì a casaccio, all’ingrosso. E allora questa vicenda diventa materia da storici per il semplice fatto che per la destinazione di quest’area il comune di Marcianise assume un impegno che si concretizza in un atto negoziale contenuto nella delibera di consiglio comunale numero 82 del 12 settembre 1960, cioè di 61 anni fa. E se occorre uno storico per cercare di ricostruire la vicenda di questo terreno, chi meglio di Salvatore Delli Paoli può soccorrere il portatore o i portatori di questa curiosità?

Delli Paoli, uno dei più significativi vettori culturali della città e dunque incomprensibilmente legato alla rusticità e al pecoreccio spinto dell’espressione pubblicistica e verbale del sindaco Antonello Velardi, ha scritto nell’anno 2008 un interessante volumetto intitolato “La storia di Marcianise, dalle origini al 2000“. La citazione al “Capodanno del Millennio” faceva la sua bella figura, ma è chiaro che il lavoro di ricostruzione storica di Delli Paoli si sia prolungato fino alla pubblicazione del libro, cioè fino agli ultimi mesi del 2007. Così scriveva lo storico marcianisano: “[…] Del resto, come si diceva sopra, questo Consiglio apparve particolarmente motivato sul terreno di garantire uno sviluppo ed un’emancipazione anche economica di Marcianise: valga per tutti la decisione di assegnare ad uso gratuito ben 97.959 mq.di terreno (trenta moggia) perché a Marcianise si insediasse la G.T.E., dopo averlo acquistato dall’E.C.A (Ente Comunale di Assistenza) alla cifra di lire 1.129.800 a moggio (circa 34 milioni di vecchie lire, che negli anni Sessanta erano una cifra molto significativa, ndd). La GTE – continua il professore Delli Paoli -, oggi Siemens, effettivamente s’insediò a Marcianise e fu la prima vera ed importante azienda ad operare in città, dando così avvio alle soglie degli anni ’60, a quel processo d’industrializzazione che di lì a poco doveva sconvolgere la realtà economica e sociale di Marcianise.

Il professor Delli Paoli, con l’ortodossia dello storico, indica nella nota numero 11 a pagina 205 del suo libro la fonte da cui ha acquisito le informazioni fornite: delibera del 12 settembre 1960, numero 82.

Né in questa parte del libro, né in successive o precedenti Delli Paoli affronta il tema della destinazione di quest’area. Per cui, cristallizzando la ricostruzione agli ultimi mesi dell’anno 2007 o ai primi del 2008, quando il libro è mandato in stampa, da una fonte autorevole qual è senza ombra di dubbio il professore Delli Paoli si apprende che dal 1960 fino al 2008 la struttura normativa è stata costituita esclusivamente dalla delibera del 12 settembre del 1960. E siccome in quella delibera viene affermato che il comune di Marcianise cede l’area nella forma della “concessione d’uso” gratuita, vuol dire che Delli Paoli non ha altre informazioni su ulteriori negozi giuridici, conseguenza di nuovi atti deliberativi approvati dai consigli comunali che si sono avvicendati a partire da quel 12 settembre del Sessanta fino ai primi mesi del 2008.

A Delli Paoli è sfuggito qualcosa? Questo non lo possiamo sapere. Noi crediamo di no, in considerazione dello spessore del personaggio.

E dunque nel momento in cui l’architetto Colombo attesta, così come ha scritto nelle note preliminari del nuovo Puc di Marcianise, che quel terreno è di proprietà di una multinazionale americana, vuol dire che necessariamente dal 2008 al momento in cui Colombo ha intinto la penna nel calamaio, il comune di Marcianise ha venduto quell’area. La conferma di ciò non può dunque che venire dalle seguenti persone: Filippo Fecondo, sindaco in carica fino al 2009; la triade commissariale successiva del citato Fecondo, Antonio Tartaglione sindaco dal 2009 al 2012, quando si dimise; il commissario prefettizio Umberto Cimmino che resse per pochi mesi il comune; il sindaco Antonio De Angelis, in carica dalla primavera del 2013 all’anno 2015; il commissario straordinario Reppucci, in sella dal 2015 fino al giugno 2016; il sindaco Antonello Velardi, in carica dal 2016 sino all’ottobre 2019; il commissario prefettizio Michele Lastella, in carica dall’ottobre 2019 all’ottobre 2020, e ancora Velardi, in carica dall’ottobre 2020.

Li abbiamo messi tutti perché non conosciamo la data in cui l’architetto Colombo ha depositato il preliminare del Puc. Non si scappa, dunque, quel terreno l’ha venduto o Fecondo negli ultimi mesi della sua consiliatura, ola triade il commissario che lo sostituì, oppure Tartaglione, o l’altro commissario della Prefettura Cimmino, o il mite De Angelis, Tonino per gli amici. Oppure, ancora, il commissario straordinario Reppucci, o Velardi nella sua prima consiliatura o il commissario Lastella, anche se riteniamo che ad ottobre 2019 Colombo avesse già depositato il suo preliminare. Dovremmo informarci chiedendo direttamente a Reppucci, Lastella, De Angelis eccetera, eccetera.

In principio fu Autelco, che stipulò il negozio giuridico con il comune di Marcianise, così come risulta dalla delibera del 1960. Poi arrivò GTE, così come spiega Delli Paoli e, aggiungiamo noi, dopo aver rilevato Autelco, poi Siemens, poi Jabil. Altra curiosità che per oggi rimane irrisolta: i passaggi nell’uso dell’area industriale tra queste società erano realizzabili in via automatica e solo attraverso l’acquisto o l’incorporazione di Autelco da parte di GTE e poi di GTE per Siemens? Se non leggiamo la delibera non lo sapremo mai, dato che al momento non sappiamo neppure se l’auspicio, il motivo nobile della promozione del lavoro rappresentasse un elemento giuridicamente vincolante, come è possibile che sia, per l’uso di quel terreno.

E veniamo alla strettissima attualità. Ultimamente l’imprenditore Gaetano Barbarano dice di essere divenuto il proprietario della iper citata area industriale ex Siemens. Se è divenuto proprietario, vuol dire che Barbarano è stato uno dei partecipanti ad uno contratto di compravendita. Se c’è uno che ha comprato, dev’esserci stato un corrispettivo, ma soprattutto deve esserci stato un venditore, tale solo se è in possesso di un titolo di proprietà. Che non è un’ologramma, ma è carta che canta negli uffici di un comune e di un catasto. Ma, come scritto prima, qui dobbiamo necessariamente intervistare sindaci e commissari avvicendatisi dal 2008 fino a quando Colombo non ha scritto il preliminare al Puc, altrimenti non lo potremo mai stabilire.

Pur ritenendolo improbabile, perché non lo vogliamo mai credere e mai ci sbilanceremo prima di leggere la delibera del 1960, che l’architetto Colombo si sia sbagliato, che invece Delli Paoli ci abbia visto giusto, cristallizzando la condizione giuridica di quel terreno nel 2008 come “concesso in uso gratuito” e che nessuno sindaco o commissario abbia mai venduto alla Jabil, ultima arrivata, a che titolo Barbarano – ha fatto ultimamente – avrebbe già tagliato alberi e piante? Comportandosi come un proprietario o come un concessionario che però non sta producendo un solo posto di lavoro in questo momento e neppure li produrrà a breve, in quanto, come ha scritto l’architetto Colombo, ci vorrà del tempo per bonificare l’area e dunque non è neppure necessario classificarla nel nuovo Puc?

Mettiamo che sia così, cosa ha comprato Barbarano dalla Jabil? Forse la Fontana di Trevi?

Parafrasando un adagio dei veri giocatori di carte, soprattutto di poker e teresina, fatto ricco mi ci ficco.