MARCIANISE. Un dirigente del Comune denuncia alla Procura tre assessori per lo spettacolo dentro al cimitero

5 Novembre 2021 - 20:22

Cominciamo ad anticipare qualche elemento di un’altra storia particolarissima

 

MARCIANISE – Antonello Velardi deve augurarsi, glielo diciamo noi visto che lui non sa nemmeno lontanamente di cosa si tratti, che il magistrato che aprirà la cartellina contenente la denuncia penale presentata in queste ore dal Dirigente alla Cultura Gennaro Spasiano, non la pensi come la pensava uno dei personaggi più suggestivi immortalati da Edgar Lee Masters nella sua antologia di Spoon River.
Diciamocela tutta: se quest’opera, questa bellissima raccolta di poesie, è uscita nel nostro paese dal perimetro cognitivo degli intellettuali, dei letterati, ciò è capitato solo e solamente perché uno di questi, a cui la natura aveva dato anche il dono del grande musicista, ha pubblicato esattamente 50 anni fa uno dei dischi più importanti della cosiddetta musica d’autore nazionale.
Si chiamava Non al denaro non all’amore né al cielo.
Fabrizio De Andrè era già un’artista sufficientemente noto in quegli anni in cui “se la faceva” con due amici inseparabili, ugualmente genovesi come lui
: il grande Paolo Villaggio, autore di un’altra canzone importantissima, Carlo Martello, e Tina Lagostena Bassi, grandissimo avvocato e paladina di un femminismo intelligente, pieno di passione, ma mai barricadero, rituale, che la portò a manifestare le sue visioni liberali nel momento in cui partecipò ai primi, importanti esperimenti della Forza Italia dei professori con cui entrò anche in Parlamento, prima di diventare anche un volto noto della tv popolare quale giudice della trasmissione Forum.

De Andrè nel ’71 sdoganò l’antologia di Spoon River e ne allargò sicuramente lo spazio di divulgazione. Chi scrive, ad esempio, difficilmente sarebbe andato al di là di una conoscenza superficiale dell’opera o addirittura di un sentito dire se non ci fossero state le canzoni di quel disco e se non ci fosse stata, soprattutto, quella divenuta più nota e popolare, tratta da una poesia in cui un giudice si racconta da morto parlando della sua vita di nano, densa di frustrazioni e tristemente evoluta verso il veleno della vendetta contro il mondo che gli era stato ostile, nel momento in cui lui, da nano, cioè da essere deteriore in quanto “ha il cuore troppo vicino al buco del culo”, era riuscito a diventare un potente giudice in grado di governare il destino delle persone, da depositario del bene e del male.
Beh, sarebbe utile soprattutto alle prospettive dei tre assessori, non incrociare un giudice come quello di Spoon River, la cui vicenda magari è nella scaletta già scritta da quelli dell’associazione per l’evento molto particolare che dovrebbe svolgersi domani, sabato 6 novembre.
Il condizionale sarebbe obbligatorio in un posto normale, dove le procedure stabilite dalla legge, soprattutto la Tuel, rappresentano un punto di riferimento, anzi l’unico punto di riferimento dell’esercizio della pubblica potestà.
Ma siccome Marcianise fa repubblica a sé, capita che Antonello Velardi, definendo da par suo nell’espressione di una tecnicamente inoppugnabile ignoranza, “l’opera delle opere in materia di defunti” (a questo punto petizione aperta di Casertace a sostegno dei prodotti nazionali, cioè dei Sepolcri di Foscolo o della Livella di Totò) stabilisce tutto nel momento in cui afferma che la sera del 2 novembre lui era nel cimitero di Marcianise a sovraintendere alle prove dello spettacolo, che andrà in scena – lo scrive categoricamente – sabato 6 novembre.

Gennaro Spasiano, che fu relegato da Velardi alla cultura per punizione, si arrabbia e fa bene a presentare denuncia perché uno dei principi del diritto è che la legge non ammette ignoranza.
Dunque i tre assessori saranno anche delle sprovvedute, ma questa non può essere una giustificazione, al contrario aggrava la loro posizione, perché uno non può dare la pistola in mano a chi non la sa utilizzare se non vuole che questi diventi un pericolo pubblico.
I tre hanno chiesto a Spasiano di far uscire un finanziamento da attribuire agli artisti di Spoon River, che essendo un paese immaginario è governato, evidentemente, da forme immaginarie di amministrazione.
In poche parole Spasiano avrebbe dovuto spostare questi soldi da una parte all’altra del Bilancio. La cosa è talmente ridicola che rimandiamo i lettori al pomeriggio di lunedì prossimo per l’illustrazione letterale del racconto che il dirigente ha esposto, nero su bianco, nella sua denuncia.
Conclusione: si terrà Uno spettacolo con pretesa culturale domani sera all’interno del cimitero di Marcianise.
Si terrà, e noi lo annunciamo, perché il sindaco Antonello Velardi ha detto che si farà, ritenendo evidentemente che questo basti perché tutta la vicenda sia regolare, legittima, legale.
Ma si sa che il sindaco delimita dei limiti singolari e stravaganti del lecitamente possibile, così come ha dimostrato ampiamente la gravissima e ancora oggi irrisolta vicenda del suo abuso edilizio, reo confesso, per il quale è indagato dalla Procura della Repubblica.
“Un giudice”: forse a Marcianise occorrerebbe proprio quel giudice cantato da Fabrizio De Andrè. Un giudice avvelenato dalla vita, incattivito dalle frustrazione. Pane per i denti del sindaco Velardi e dell’allegra compagnia che lo circonda.