OMICIDIO VASSALLO. I rapporti del clan dei Casalesi e i Cesarano, presenti nei giorni del delitto, sono certissimi. Ma la valutazione va fatta con equilibrio

11 Novembre 2024 - 18:22

È lo stesso reggente della fazione più potente, ovvero Nicola Schiavone, a parlare di amicizie e conoscenze con Giovanni Cafiero e, di riflesso, con Lello Morelli

AVERSA/CASAL DI PRINCIPE – Quando abbiamo incrociato il nome di Giovanni Cafiero nell’ordinanza che ha portato all’arresto per l’omicidio del sindaco Angelo Vassallo, tra gli altri, del colonnello dei carabinieri, originario di Aversa, Fabio Cagnazzo e dell’improbabilissimo ex brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi (improbabilissimo perché continuiamo a non capire come il genero del boss D’Albenzio abbia potuto indossare la gloriosa divisa della benemerita), ci siamo sentiti un po’ più a casa nostra.

Nel senso che, oltre ad esponenti della più opaca imprenditoria cilentana e al clan camorristico scafatese dei Ridosso, il Cafiero, presente ad Acciaroli e Pollica nei giorni del delitto, secondo la ricostruzione fatta proprio da Romolo

Ridosso, ci ha ricondotti ad una struttura camorristica territorialmente più vicina a quelle di cui ci occupiamo noi di solito e più vicina anche alla zona in cui il colonnello Cagnazzo ha esplicitato il suo servizio dal comandante della Compagnia di Castello di Cisterna, comune tra Pomigliano d’Arco e Marigliano.

Il clan è quello dei Cesarano. Chi si occupa o chi si interessa di fatti di camorra, si tratta di un cognome che spesso è saltato fuori, anche in connessione a clan attivi nel casertano.

E non casualmente nell’ordinanza su Cagnazzo vengono inserite alcune dichiarazioni fatte da collaboratore di giustizia da Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan, e dal 2004 al 2010 (anno del suo arresto) capo della fazione omonima, quella decisamente più importante, del clan dei Casalesi a cui, per convenzione indiscussa, sono sempre state sottese le altre tre fazioni principali: quella dei Bidognetti, quella riferibile a Michele Zagaria e quella di Antonio O’Ninno Iovine, divenuto anche lui collaboratore di giustizia.

Rispetto al rapporto con i Cesarano, clan attivo nella zona vesuviana tra Pompei e Castellammare, ha dichiarato Nicola Schiavone che tra lui e Cafiero era nata una “profonda amicizia, a seguito dell’anno passato insieme alla scuola superiore Denza di Napoli“, una delle più importanti della Campania.

Ed è Cafiero ad aver presentato Raffaele Maurelli al figlio del superboss. Bene, anzi male. Malissimo. Perché proprio Maurelli e Cafiero erano a capo del cartello di narcotrafficanti scoperto dal sindaco Vassallo, fatto uccidere da un gruppo di persone delle quali avrebbe fatto parte, secondo l’accusa, anche il colonnello Cagnazzo, oltre che il suo fedelissimo Cioffi.

Difficile, però, ritenere che in questo delitto possa aver contato qualcosa anche il clan dei Casalesi perché tra le altre cose Nicola Schiavone era appena stato arrestato, pochi mesi prima del settembre 2010. Però il meccanismo e certi soggetti come Lazzaro Cioffi, inserito mani e piedi nelle dinamiche dei clan camorristici casertani (d’altronde, il genero di D’Albenzio…), è possibile che siano stati sensibili a tali relazioni, visto che quel giro di droga non era iniziato nel 2010, ma aveva garantito ai membri del cartello (tra cui anche Cagnazzo, per i pm) tanti soldi da assicurare, a chi li incassava, una vita dolcissima fatta di feste e una linea di bilancio da alimentare ogni mese con 20/30 mila euro a botta.