Paziente muore dopo intervento alla Clinica del Sole. Tre medici condannati, poi assolti: ora la Cassazione ribalta tutto. I NOMI

14 Febbraio 2023 - 10:27

CASERTA – Il 24 luglio 2018 la giudice Comella, dopo un processo durato circa due anni, aveva condannato a un anno di reclusione i chirurghi Roberto Pennisi, Giovanni De Stefano e Settimio Perrotta.

Un anno di pena, oltre al risarcimento dei danni e al pagamento di una provvisionale di 40 mila euro per ciascuna delle parti civili, ovvero le figlie e la moglie di Bruno Accuosti, morto il 22 novembre 2014.

Accuosti veniva ricoverato, nel novembre 2014, per un intervento al colon, presso la clinica “Villa del Sole”’ di Caserta. Dopo l’intervento chirurgico, sorgeva una complicanza post operatoria, in ordine alla quale i sanitari ritardavano la diagnosi di peritonite. Di qui il trasferimento dell’uomo, sollecitato dai familiari, presso l’ospedale “Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, dove Accuosti, ancorché operato d’urgenza, moriva per shock settico causato da deiscenza dell’anastomosi (apertura dei punti di sutura).

I tre medici della clinica Villa del Sole avevano presentato ricorso contro la decisione della Corte sammaritana.

E il tribunale dell’appello di Napoli gli aveva dato ragione, assolvendoli dal reato di omicidio colposo poiché, riassumendo quanto deciso dai giudici di secondo grado, non sarebbe stata compiutamente raggiunta la prova del nesso causale tra la condotta dei medici e il decesso del paziente, poiché era complesso collocare temporalmente l’insorgenza della peritonite.

Quindi, dopo la sentenza di primo grado e il ricorso c’è stato poi il controricorso, ovvero il provvedimento presentato in Cassazione dalla Procura generale presso la Corte d’Appello di Napoli, la moglie e le figlie di Bruno Accuosti.

La procura e le parti civili hanno presentato ricorso alla suprema Corte.

E questa volta hanno avuto la meglio, poiché la quarta Sezione Penale della Cassazione ha deciso di annullare la sentenza di Corte di Appello, quella che assolveva i tre medici, rinviando per un nuovo giudizio ad altra sezione del tribunale di secondo grado napoletano.

I dettagli che hanno portato alla decisione della Cassazione potete leggerli cliccando al link in calce all’articolo.

Un dispositivo in cui i giudici entrano, per motivare la loro decisione, anche nella trattazione tecnica rispetto ai medicinali e al trattamento sanitario ricevuto dall’uomo nelle ore successive all’operazione a cui si era sottoposto presso la clinica sulla Nazionale Appia e i momenti precedenti al decesso in ospedale.

Andando sul lato più tecnico, sulla legittimità, materia rispetto alla quale opera la Corte di Cassazione, secondo i giudici dell’ultima istanza, il tribunale di Appello non ha fornito adeguata giustificazione rispetto alla diversa conclusione, ovvero l’assoluzione rispetto alla prima sentenza di condanna.

Sarebbe stata mancante, quindi, l’onere di puntuale argomentazione della sentenza che, ribaltando
il primo giudizio di condanna, assolveva i medici.

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