PIEDIMONTE MATESE. Abbiamo imparato un’altra cosa: il sindaco Di Lorenzo ha consegnato le dimissioni al capogruppo Gianluigi Santillo. Mah, sarà “il codex matesinum”
12 Febbraio 2020 - 11:29
PIEDIMONTE MATESE – (g.g.) Una volta i sindaci si dimettevano all’ufficio Protocollo che poi inviava l’atto al segretario comunale. Erano i tempi del famoso testo unico sugli enti locali, il 267, divenuto legge il primo agosto del 2000.
Ora, si fa diversamente per effetto di una delle riforme più ampie e profonde della legislazione amministrativa frutto dei lavori preparatori finiti sulla “Carta di Piedimonte”.
Questa prevede che il sindaco non si dimetta più al Protocollo o nelle mani del rappresentante del governo nazionale, cioè del segretario comunale, ma in quelle del capogruppo della sua maggioranza. Essendo stata, questa riforma, concepita a Piedimonte Matese, è normale che la sua prima applicazione sia avvenuta in loco. L’apprendiamo dalla prosa un pò barcollante, sicuramente emozionata, con cui ieri sera il sindaco Luigi
Il testo ve lo mettiamo a disposizione in alto. Il fatto politico è che Gianluigi Santillo, capogruppo di maggioranza, avrebbe contestato il sindaco nel corso di una riunione, addebitandogli la responsabilità di quello che a suo dire è lo stallo amministrativo che blocca lo sviluppo della cittadina edificata ai piedi del Matese.
Non sappiamo se si tratta della solita fibrillazione legata alla data fatale del 24 febbraio, divenuta una sorta di spartiacque per tutti i politicanti che operano al servizio esclusivo delle proprie ambizioni. Una data fondamentale e molto più importante di un qualsiasi altro appuntamento che dovrebbe essere invece utile al benessere dei cittadini e allo sviluppo socio-economico dei territori. Se si scavalla il 24 febbraio, non si potrà tornare alle urne per le elezioni comunali, in caso di caduta del sindaco e della sua amministrazione, entro questa primavera, ma ci si consegnerà ad un commissariamento lungo più di un anno.
Ecco perchè tutti si agitano in questi giorni; ecco perchè, per fare un esempio, Clemente Mastella ha anticipato, dimettendosi, in modo da tornare al voto già a maggio/giugno, chi lo voleva portare al di la del 24 febbraio per poi farlo cadere. Evidentemente il Santillo, storico mastelliano, il quale sta architettando nella sua strategia per le elezioni regionali in cui vorrebbe candidarsi, deve aver fatto mente locale, nel momento in cui ha seguito gli eventi beneventani, che in qualche modo appartengono, per una evidente questione etnico-territoriale sannita-matesino, allo stesso modo rispetto a quanto appartengono i fatti di Caserta.
Di Lorenzo ha consegnato le dimissioni nelle mani del capogruppo. Conseguentemente, per affermare che il sindaco si è dimesso, dobbiamo ritenere in vigore la “Carta di Piedimonte” e non il decreto legislativo 267.
Operetta.