S.MARIA C.V. Ecco la verità sulla rissa in comune. Un’avvenente cubana 20enne voleva accoppare un impiegato di palazzo Lucarelli che è scappato nel bagno

22 Agosto 2018 - 16:19

SANTA MARIA CAPUA VETERE (T. P.) – Scusate il riferimento ad un fatto personale, ma questa scena di stamattina mi ha ricordato quella di un mio redattore del Corriere di Caserta che, alla vista di Pasquale Zagaria, venutoci cortesemente a far visita per esprimere le sue dimostranze su un articolo uscito quella mattina, se la svignò e andò a chiudersi nel bagno chiudendo la chiave a tre mandate.

E così ha fatto un dipendente del comune di Santa Maria Capua Vetere (concediamo solamente una lettera del suo nome) A. Quando ha ascoltato la voce concitata di una donna che sembrava avvicinarsi al suo ufficio ha pensato bene di darsela a gambe e di chiudersi nel bagno. E bene ha fatto visto che la signora in questione, una creola ventenne cubana molto avvenente, le mazzate, coadiuvata da sua sorella (internet è bello anche per questo, perchè le notizie si definiscono in progress, visto che stamattina anche noi erroneamente avevamo scritto di una lite tra le due), le ha date ai poveri carabinieri a partire dall’eccellente Maresciallo Monaco,

comandante della stazione di San Prisco e che qua, da vero gentleman, non ha reagito nemmeno quando la cubana furiosa gli ha fatto volare gli occhiali a trenta metri di distanza.

Ma perchè, per dirla come una canzone, “la creola dalla bruna aureola”, voleva accoppare il signor A, che ci piace pure come definizione perchè evoca una famosa canzone di Giorgio Gaber?

Però diciamo subito: A, 53 anni, poco più, ha avuto qualche tempo fa un vero e proprio colpo di fulmine per la cubana. Il rapporto è andato ben al di là di una fugace relazione godereccia. Al punto che i due avevano, addirittura, progettato ovviamente utilizzando i quattrini di mister A, di andarsene a L’Avana, città di nuove e accattivanti occasioni, all’indomani dalla storica rimozione all’embargo americano. Ad un certo punto della sua vita, però, nella testa del signor A. è riaffiorato l’impiegato che era ed è evidentemente in lui.

Guardate, essere impiegati non è solo una condizione professionale, ma è prima di tutto una condizione dello spirito, come ben raccontava il grande Paolo Villaggio nelle vesti di Fantozzi e tanti anni prima il grande regista Mario Soldati nel film “Il signor Travet”.

Se poi un impiegato lo riduci al verde, che più verde non si può, com’era successo in questo caso, di quelle che forse erano necessità di fare continui tagliandi da parte della donna. Non è che l’impiegato fa un macello e spedisce fuori a calci in culo la donna che l’ha ridotto sul lastrico, ma organizza una ritirata strategica.

Non aveva calcolato però, il signor A, che la signora cubana è una donna di mondo, molto di più di quanto lo sia lui, per cui decisa, si è presentata stamane alla porta del comune per lavare l’onta subita. Ha compiuto l’errore di entrare già incazzata, convinta che in quel posto ci fosse solo il mite ex amante che, accortosi della “parata”, ha trasformato la ritirata strategica proprio nella ritirata Tout Court, cioè in una ritirata dove abitano water e lavandini. A quel punto, visto che il suo piano stava per fallire, la cubana si è letteralmente scatenata con i carabinieri che intanto erano stati chiamati. A quanto pare, lei o la sorella spalleggiatrice, hanno tentato addirittura a disarmare un vigile urbano provando a sfilare la sua pistola dalla fondina. Sono scattate le manette e sicuramente le due, se non andranno in carcere, dovranno firmare un foglio di via che impedirà loro di gironzolare dentro al perimetro di Santa Maria Capua Vetere. Pare che il signor A sia uscito dopo un piao d’ore, solo quando le cubane sono state portate via. Ora bisogna capire cosa porterà con se come esperienze e come bilancio di questa storia: valeva la pena correre tutti questi rischi e incrociare anche un po’ di sputtanamento alla propria signora? Stando ai testimoni oculari, presenti sul posto, valeva la pena.