Torture in carcere, Lavoretano in aula: “Avevo il busto ma fui pestato”
10 Novembre 2023 - 10:38
Accusato dell’omicidio della moglie sta scontando 27 anni di carcere
SANTA MARIA CAPUA VETERE – “Picchiato nonostante indossassi un busto per un problema alla schiena“. E’ questa la testimonianza di Emilio Lavoretano, attualmente detenuto al carcere di Terni per l’omicidio della moglie Katia Tondi, nel corso del processo per le torture avvenute all’interno penitenziario di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020.
“Il giorno prima ci fu il primo caso di Covid – ha raccontato Lavoretano – Chiedemmo le mascherine perché avevamo paura. Il giorno successivo eravamo in stanza. All’improvviso si staccò il segnale delle televisioni. Poi sentimmo le urla provenire dai piani inferiori. Dai detenuti del reparto Tevere, che si trova di fronte al Nilo, sapemmo che stavano menando delle persone giù. Dopo circa un’oretta ci siamo trovati gli agenti nelle stanze“, ha riferito Lavoretano.
La sua cella fu tra le prime a ricevere le attenzioni degli agenti. “Ci
Non solo le botte ma anche gli insulti. “Uomo di m …, Femminiello”, avrebbero detto gli agenti che di volta in volta lo prendevano in consegna. Poi venne mandato allo spazio dedicato al passeggio: “Sulle scale c’erano agenti a destra e sinistra e venni colpito anche lì”. Durante il tragitto “chiesi anche aiuto ad un altro agente che era in servizio in un’altra sezione: mi guardò come se volesse ma non poteva farlo”, ha concluso.
Si torna in aula la prossima settimana.