TORTURE IN CARCERE. Parla il detenuto picchiato: “Tutti gli agenti coinvolti”. Il mistero del documento non firmato e la domanda agli avvocati in aula: “Ma davvero fate?”
14 Febbraio 2024 - 19:36
La seconda parte della testimonianza dell’uomo c’è stata oggi, 14 febbraio. Nel momento in cui alcuni avvocati stavano facendo delle domande al teste, come legge prevede, questi si è però innervosito, urlando contro i legali degli imputati
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Sono tornate al centro della discussione presso l’aula bunker del tribunale di Santa Maria Capua Vetere le dichiarazioni di D’A., uno dei detenuti picchiati il 6 aprile del 2020 e che è salito, di nuovo, sul banco dei testimoni.
Il processo per le torture compiute da agenti della polizia penitenziaria all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere vede imputate 105 persone tra secondini, funzionari del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, oltre che alcuni medici.
D’A. ha ripreso il racconto terminato nell’ultima udienza, confermando di essere stato picchiato, preso a calci e pugni.
Una sorte toccata e lui e ad altri detenuti. Una reazione violenta, secondo la procura, da parte degli agenti della penitenziaria, scaturita dai disordini legati al covid, scoppiati in carcere nelle ore antecedenti il 6 aprile.
Proprio sul comportamento degli imputati, D’A. ha spiegato come, a suo avviso, tutti gli agenti presenti in quel momento avessero un ruolo. C’è chi picchiava, c’è chi portava materiale, c’è chi prendeva i detenuti portandoli da una stanza all’altra.
Il testimone, inoltre, ha raccontato un particolare della vicenda. Proprio nelle ore in cui è stato pestato, la direzione del carcere gli avrebbe attribuito la rottura della gamba di un tavolo, un fatto che non emerge da nessun tipo di resoconto o di visione delle telecamere di sorveglianza.
In pratica, mentre veniva malmenato, l’istituzione carceraria gli avrebbe chiesto anche 9 euro per aggiustare il tavolo.
Momenti di tensione ci sono stati con gli avvocati difensori degli imputati che, durante le domande, hanno ricevuto una risposta poco garbata da parte dell’uomo.
I legali, ovviamente, stavano compiendo il loro lavoro, ma il testimone ed ex detenuto del carcere di Santa Maria ha sbottato contro di loro: “Ma veramente fate? Vi state impuntando su una cosa dopo quello che ho vissuto in quei giorni?”.
Sono state queste, leggermente edulcorate, le parole che D’A. ha rivolto agli avvocati. Il testimone, infine, ha anche parlato della sua volontà di andare via dal carcere.
Una volontà che però contrasta con un documento mostratogli dal pm che dimostrerebbero come lui avrebbe firmato per restare all’interno del penitenziario di Santa Maria Capua Vetere.
D’A. è rimasto a dir poco sorpreso da quel documento, dichiarando di non averlo mai sottoscritto.
Nelle prossime ore torneremo a parlare di questo processo e delle parole del testimone, costituitosi anche parte civile, insieme a tanti altri detenuti vittime di violenza.
Diversi gli avvocati che stanno rappresentando le citate parti civili, come, ad esempio, il legale napoletano Gennaro Caracciolo, che rappresenta quattro persone, e le due avvocate originarie della nostra provincia, Mirella Baldascino e Alessandra Carofano.
Folta anche lista dei difensori degli imputati. Molti i legali casertani impegnati nel collegio difensivo: gli avvocati Mariano Omarto, Dezio Ferraro e molti altri.