TUTTI I NOMI. Agenti della penitenziaria picchiano detenuti del carcere minorile. Accuse anche di violenza sessuale: ARRESTATI
23 Aprile 2024 - 10:00
CASERTA/MILANO – Era un “sistema consolidato di violenze reiterate, vessazioni, punizioni corporali, umiliazioni” e spedizioni “punitive”, quello per cui ieri 13 agenti di Polizia penitenziaria, tutti in servizio eccetto uno, sono stati arrestati mentre otto, tra cui l’ex comandante Francesco Ferone, sono stati sospesi dall’incarico.
Come emerge dall’ordinanza, dalle testimonianze e dalle immagini delle telecamere, l’agenzia Ansa riporta di una spedizione punitiva nei confronti di un ragazzo che aveva la colpa di aver reagito alle molestie sessuali di una delle guardie. In sei – il capoposto Gennaro Mainolfi, soprannominato “Mma perché picchiava forte”, Roberto Mastronicola, Federico Masci, Giuseppe Di Cerbo, casertanom di Macerata Campania, Cristian Meccariello e Raffaele Salzano, tutti ora in carcere – dopo averlo reso inoffensivo con spray al peperoncino spruzzato negli occhi, lo avrebbero insultato e preso a calci e pugni ovunque e, “una volta a terra”, lo avrebbero ammanettato e colpito, mentre lui tentava di difendersi con un pezzo di piastrella.
Poi, lo avrebbero portato al piano terra “in una cella di isolamento” dove lo avrebbero denudato e, sempre con le manette ai polsi, preso a cinghiate fino a farlo sanguinare, per poi lasciarlo là a terra, senza coperte o indumenti per un’ora.
Ad accogliere le richieste di misura cautelare delle pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena, coordinate dall’aggiunto Letizia Mannella, è stata la gip Stefania Donadeo, che ha condiviso la ricostruzione degli inquirenti e degli investigatori della Squadra Mobile e della stessa Polizia penitenziaria, contestando i reati anche per omissione, tortura, maltrattamenti, lesioni, falso ideologico, in un caso, di tentata violenza sessuale.
Reati aggravati da minorata difesa, abuso di potere, minore età delle vittime e futili motivi.
Secondo gli accertamenti, le vittime per ora individuate sono 12 – uno era tra gli evasi del 25 dicembre di due anni fa – e i diversi episodi contestati vanno dalla fine del 2022 allo scorso 19 marzo, mentre gli indagati sono complessivamente 25, la metà di quelli in servizio. Cosa che fa dire al giudice che “esiste un sistema nel carcere Beccaria per educare i minori detenuti”, un “sistema conosciuto e riconosciuto da tutti” quelli che “vivono in un ambiente condizionato dall’angoscia continua di poter essere pestati per essere educati”.
E il mattino successivo ancora insulti e botte. Anche se alcune aggressioni sarebbero avvenute in stanze prive di videosorveglianza, tante altre sono venute alla luce dai racconti e dai filmati: pestaggi in dieci contro uno, “mazzate” o con la punta degli stivali o con calci assestati al volto con gli anfibi, fino al punto da farli svenire oppure da fare così male da non poter dormire la notte. In alcuni casi la tecnica usata sarebbe stata tale da non lasciare il segno. E in più sputi e insulti anche a sfondo razzista.