La CAMORRA degli APPALTI. Tre, due, uno, contatto: ecco “il primo bacio” tra i paperoni degli Schiavone e Dante Apicella

27 Maggio 2022 - 10:41

Eravamo e, per molta parte, continuiamo ad essere curiosi sulle motivazioni che hanno indotto la Dda di Napoli a mettere insieme due filoni di indagine distinti e separati e realizzati, per giunta, da strutture diverse di polizia giudiziaria

 

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Bisogna aspettare pagina 39 dell’ordinanza imperniata sulla figura del 69enne Nicola Schiavone, cugino di Francesco Schiavone Sandokan e padrino di battesimo del figlio di questi, pertrovare il primo incrocio tra il nome di Nicola Schiavone senior e quello di Dante Apicella.

In verità la connessione è con Vincenzo Schiavone o trick, fratello di Nicola. Il racconto è sempre quello, rilasciato ai magistrati della Dda, il 30 luglio 2018, a pochi giorni di distanza dall’ufficializzazione del suo pentimento, da Nicola Schiavone junior.

Si tratta di una battuta, di un inciso buttato lì e non esplicato ulteriormente. Ma siccome da parte della Dda di Napoli c’è stato uno sforzo per unificare le due indagini, quella sugli Schiavone, curata dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando Provinciale di Caserta e quella su Dante Apicella, curata, invece, dagli effettivi in servizio nella direzione investigativa antimafia, allora noi che stiamo, come sempre, in massima allerta, badando a leggere questa copiosa documentazione giudiziaria, che supera le mille pagine, noi che ci chiedevamo quali fossero le connessioni tra i due filoni, tali da giustificare l’unificazione in unum,

non potevamo non notarlo.

Quando Nicola Schiavone junior racconta del mega appalto, dice lui di valore compreso tra i 500 mila e i 750 mila euro, fatto aggiudicare a chi Vincenzo Schiavone gli aveva chiesto di far aggiudicare, il lavoro di raccordo tra il clan e, evidentemente, gli uffici comunali che avrebbero dovuto poi orientare l’esito della gara, fu svolto proprio da Dante Apicella, inviato personalmente da Nicola Schiavone junior affinchè i suoi zii, cioè Vincenzo Schiavone e seppur indirettamente Nicola Schiavone 54, potessero controllare quel bottino a modo loro.

Magari, non intervenendo con società facilmente identificabili e riferibili, ma con altri enti economici, rappresentati da prestanomi oppure, come dichiara lo stesso Nicola Schiavone junior (CLIKKA

E LEGGI) “lavorando per conto terzi o vendendo letteralmente il titolo acquisito come titolare di potestà su quella gara, su quei lavori e sugli importi a questi collegati.”

Raccontata così, non è che si tratti di un passaggio decisivo per illustrare le cointeressenze tra Dante Apicella e Vincenzo Schiavone. Però, per cominciare è già qualcosa.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA