CAMORRA, APPALTI, SUBAPPALTI e imbrogli di Stato: Nicola Schiavone, il tarzan dei rami d’azienda, così dominava le gare in Rfi anche a colpi di cessioni di pezzi societari

5 Agosto 2022 - 14:20

Si parte con il lotto 11. Oggi entriamo per la prima nella parte clou dell’ordinanza quella riguardante le gare “in carne ed ossa” e non pensate che Schiavone i soldi li abbia fatti perchè queste siano state vinte da imprese a lui immeditamente riconducibili. Il sistema era molto più complesso, molto più raffinato e questo valorizza non poco il lavoro effettuato dai magistrati della Dda e dai carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Caserta. IN CALCE ALL’ARTICOLO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA 

 

 

CASAL DI PRINCIPE(g.g.) Entriamo, potremmo anche dire finalmente, nel merito delle grandi operazioni economiche, cioè degli appalti di Rete ferroviaria italiana che Nicola Schiavone monaciello, l’imprenditore nato con Francesco Schiavone Sandokan di cui era stato anche socio nella “primordiale” S.C.E.N. , sede a Giugliano, ipoteca, controlla, ma dai quali, soprattutto, intasca grandi quantità di danaro, fornendo ufficialmente ai grandi gruppi imprenditoriali aggiudicatari, la sua consulenza molto spesso decisiva.

La sensazione che abbiamo avuto leggendo queste prime pagine e confrontandoci con i contenuti dell’interrogatorio realizzato dai magistrati della Dda e dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Caserta, è che Nicola Schiavone, pur non avendo spinto sull’attività di crescita dei soggetti imprenditoriali che controllava, Tec, Itep, eccetera, ha contato allo stesso modo o forse addirittura di più nelle procedure di aggiudicazione, nell’organizzazione del lavoro dei cantieri di quanto non abbiano contato le società o i gruppi industriali che quelle gare se l’erano aggiudicate.

In calce all’articolo leggerete una serie di fatti, di eventi, soprattutto rischierete di annegare letteralmente in una sorta di invaso tracimante di società, di sigle, ragioni sociali. Insomma, un vero e proprio casino da cui è difficile emergere e del quale è ancor più difficile venire a capo.

Per cui, in questa presentazione dei contenuti dello stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo oggi, ci limitiamo a citare le imprese fondamentali, quelle più importanti.

L’attenzione degli inquirenti si concentra sul lotto 11 cioè su lavori per la progettazione ed esecuzione di interventi di manutenzione agli impianti di alimentazione Rfi, in poche parole, illuminazione di tutte le strutture di alimentazione della stessa lungo le tratte ferroviarie.

Sono due in particolare quelle interessate dal lotto 11 che eroga complessivamente, su scala nazionale, un importo di 6 milioni 190 mila 219 euro e 80 centesimi. Solo relativamente al Compartimento di Napoli più di un milione di euro così ripartiti: sottostazione elettrica di Contursi per 770mila euro, sottostazione elettrica di Picerno 450mila euro, sottostazione elettrica di Vairano e Marcianise per 346mila 976 euro.

Ovviamente, la specifica riguardante il Compartimento di Napoli ha solo un valore informativo, perchè l’appalto riguarda tutti gli interventi e dunque impegna tutto l’importo di 6 milioni e rotti. Questa gara se l’aggiudica un raggruppamento temporaneo di imprese, di contraenti formato da Gruppo PSC spa e Simec Sistemi srl, aziende che si mettono insieme per realizzare l’opera attraverso le loro peculiari competenze, le loro peculiari attività, che esauriscono il contenuto dei requisiti richiesti.

Subito dopo l’aggiudicazione, si procede al fondamentale, propedeutico Accordo Quadro tra soggetto titolare dell’attività di proegettazione e di riqualificazione degli impianti elettrici e Rfi, cioè il committente. Il successivo passaggio è il subappalto che nel caso specifico premia CRPS dei fratelli Mario e Ferdinando  Avallone, napoletanissimi e residenti lungo il rettifilo o Corso Umberto che dir si voglia. Ed è in questo primo incastro che entra Nicola Schiavone con le sue consulenze lautamente remunerate.

Ma attenzione, non è che Nicola Schiavone conosce gli Avallone e perciò entra in gioco. No, lui i rapporti ce li ha con i super manager di aziende importanti come Gruppo PSC. Quando Mauro Camilli, ingegnere elettrico della SIELTE, altra società della filiera, viene ascoltato dagli inquirenti, dichiara che Eros Breda, che non è dipendente di alcuna azienda, ma è un super consulente sempre presente nelle vicende riguardante l’aggiudicazione delle grandi opere. Ma soprattutto è uno che conosce Nicola Schiavone sin dagli anni 90. E lo conosce attraverso Marco Falco, di Parete, che se ricordate bene è uno di quelli appartenente alle prime falangi aziendali di Nicola Schiavone monaciello e di suo fratello Vincenzo ‘o trick. Eros Breda nel momento in cui fa la conoscenza di Schiavone attraverso Falco, promuove una operazione fondamentale per capire tutto quanto il meccanismo.

Un’altra grande azienda del settore, la Gemmo, acquista un ramo di azienda dell’impresa di cui Marco Falco è legale rappresentante. Ora, avendo appreso da questa ordinanza la natura del rapporto tra Falco e Schiavone, si può ritenere che quella impresa fosse riconducibile a quest’ultimo. Il ramo d’azienda è proprio quello ferroviario. Dunque, sin dagli anni 90, Nicola Schiavone ha costruito e forse ha già consolidati con i funzionari alti di quelle che al tempo si chiamavano Ferrovie dello Stato. Le sue entrature diventano dunque fondamentali anche per i grandi gruppi, quelli ad altissima cifra di capitale.

Ciò è dimostrato dal fatto che successivamente diversi anni dopo, precisamente nel 2014 è proprio il gruppo PSC ad acquistare a sua volta il ramo d’azienda ferroviario di Gemmo, il quale lo aveva acquistato da Marco Falco e quindi da Nicola Schiavone. Ecco perchè si comprende bene che sia quest’ultimo a muovere tutti i fili del sistema.

Che poi, materialmente, lui intaschi i soldi, i tanti soldi che riesce ad introitare nell’operazione del lotto 11, da una consulenza che presta alla subappalatatrice CRPS, non sembra essere la questione più rilevante della storia.

Il rapporto tra Camilli e Schiavone è lungo, diventa sempre più intenso ed è anche amichevole perchè Camilli nutre anche una certa riconoscenza nei confronti dell’imprenditore di Casale che lo aiuta nel momento della difficoltà cioè quando lui, non sentendosi apprezzato dalla PSC, decide di lasciare questa impresa parlandone nel corso di una cena offerta per l’occasione proprio da Camilli, differentemente da quanto succedeva di solito, dato che pagava sempre Nicola Schiavone nel ristorante romano Pommidoro, alla presenza del già citato Eros Breda, alla presenza dello stesso Schiavone ed altri.

In quell’occasione, Breda e Schiavone cominciarono anche a discutere della possibilità di costituire una loro società la cui gestione avrebbe lasciato a Camilli nel caso in cui le cose si fossero ben sviluppate.

Quanto Schiavone contasse nel sistema appalti Rfi è dimostrato dalla sorpresa che un Eros Breda praticamente stupefatto esterna proprio all’ingegnere Camilli quando la società Gemmo per cui lui già opera da consulente, si aggiudica un grosso appalto ferroviario in Veneto, nonostante che quello fosse il primo lavoro ferroviario di questa società che entrava dunque dalla porta principale.

Eros Breda scende a Napoli e incontra Nicola Schiavone e basta una sola stretta di mano per risolvere rapidamente il problema del noviziato di Gemmo, visto che con quella stretta di mano è anche l’autorizzazione, fornita a Breda, di acquistare tutti i mezzi che servono per l’assolvimento dei lavori veneti.

E’ dunque chiaro che Schiavone eserciti una potestà di fatto anche su Gemmo, società che poi mette evidentemente da parte quando nel 2014 il gruppo PSC spa acquista a sua volta il ramo d’azienda cominciando ad aggiudicarsi gare, stipulando accordi quadro e distribuendo subappalti di cui poi economicamente, in una sorta di cerchio concentrico, il tutto ritorna di nuovo da Nicola Schiavone sottoforma di assegni, bonifici e lauti pagamenti.

Il secondo episodio mette insieme le competenze tecniche di Schiavone con quelle che possiamo definire l’attitudine del management di Rfi a fidarsi, a dar ragione alle ragioni di monaciello. Capita in occasione di un subappalto che la Gemmo fa a favore della Meridionale Costruzioni di Andrea Pollicino. Ciò accadeva nel 2010, ciò accadeva quando i subappalti erano sottoposti a vincoli abbastnaza rigidi: tu potevi svolgere attività in subappalto solo per la parte coperta dalla tua abilitazione aziendale all’esecuzione di determinati tipi di lavori.

Ad esempio, la Meridionale Costruzioni non poteva andare al di là del milione 200mila euro di lavori. E invece non è così o meglio non va a finire così. Nicola Schiavone che la sa lunga, spiega ad Eros Breda che quell’accordo quadro con Rfi aveva scavallato i termini temporali ed era andato per le lunghe. Per cui, il fatto che alla Meridionale Costruzioni fosse stato attribuito un importo superiore al limite determinato dalla qualifica di quest’azienda era giustificato dal fatto che, fermo restando la tipologia della qualifica, la circostanza di uno sfondamento del limite era stata determinata solo dai tempi più lunghi dentro ai quali l’opera del subappaltatore era stata realizzata.

Ora, non possiamo giudicare nel dettaglio questa vicenda tecnica anche perchè non sappiamo quali fossero stati i motivi della dilatazione temporale e se questi potessero esere ascritti proprio a problemi o responsabilità di Meridionale Costruzioni.

Fatto sta che il dirigente di Rfi, nonchè rup di quei lavori, l’ingegnere Daniele autorizza il pagamento delle fatture al di là del limite, considerando pienamente valido lo studio messo nero su bianco da Camilli ma uscito dalla penna di Nicola Schiavone.

Non sapremo mai se questa decisione di Rfi di pagare fatture anche nella parte eccedente al milione 200mila euro, limite massimo che Meridionale avrebbe potutto introitare, sia stata introitata dalla effettiva validità, da un’effettiva incontestabilitá della tesi tecnica espressa da monaciello o se invece il fatto sia avvenuto in quanto quel lavoro era stato realizzato e anche sponsorizzto da Nicola Schiavone che dunque avrebbe ricevuto piena ragione anche in presenza di tesi sgangherate e totalmente infondate.

Non lo sapremo mai.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA