CASERTA. Comune risarcito per l’omicidio di Gennaro Leone. Ma l’amministrazione è corresponsabile della movida violenta
13 Gennaio 2023 - 19:45
La responsabilità penale è personale, ma sappiamo bene che a Caserta le serate giovanili sono all’insegna dell’anarchia più assoluta, rinfocolata dalla mancanza sostanziale di controlli. Spetta soprattutto al Comune governare il fenomeno.
CASERTA (pm) – La notizia che per primi abbiamo dato l’altro pomeriggio (clicca qui per leggere l’articolo di Rita
Quello laddove il dispositivo della sentenza emessa dalla Corte di Assise di S. Maria C.V., le cui motivazioni saranno depositate tra novanta giorni, dopo aver fissata la pena detentiva e stabilite le provvisionali ai famigliari per il risarcimento civile, riconosce al comune di Caserta 7mila euro in quanto costituitosi parte civile.
La nostra è un’osservazione che attiene alla realtà fattuale della movida, quella che da tempo e tempo tutta la città conosce e sperimenta. Anche perché non vorremmo che da questa pronuncia giudiziale favorevole a palazzo Castropignano qualcuno, lì, si convincesse della propria estraneità rispetto al fenomeno. Non ci giriamo attorno. Tutti sanno che a Caserta le serate giovanili sono all’insegna dell’anarchia più assoluta, rinfocolata dalla mancanza sostanziale di controlli. Il clima di esse, dove alcol e stupefacenti sono di consumo normale, è di palpabile e costante tensione. Le cause ne sono molteplici ed anche remote e probabilmente ripartite tra le varie autorità pubbliche.
Ma l’amministrazione comunale è sicuramente –non è un caso se ha creduto di costituirsi in giudizio – un ente esponenziale tenuto a garantire, con le sue scelte politico amministrative in senso ampio, una civile ed ordinata convivenza cittadina.
Ricordiamo su questo specifico punto che appena a novembre dello scorso anno il comune di Torino è stato condannato – con una sentenza coraggiosa considerato l’andazzo demagogico che affetta la materia e che potrebbe essere assunta come pronuncia pilota anche qui da noi rispondendo di massima i fatti agli stessi paradigmi – a risarcire con 1,2 milioni di euro (avete letto bene, un milione e duecento mila euro) un gruppo di residenti del quartiere di San Salvario perché “Non ha provveduto contro i fracassoni”, come titola La Stampa di quei giorni. Come si apprende da quelle cronache, all’amministrazione comunale era stato contestato di “…non aver assunto le misure necessarie a contenere entro i limiti di legge i rumori notturni provocati dalla movida, nonché il disagio causato dal flusso massiccio e costante di persone che stazionano ed intralciano la libera circolazione”.
La nostra constatazione è che sindaco ed assessori abbozzano periodicamente risposte di circostanza quando il fenomeno diventa acuto e le proteste li sommergono, le quali presto si rivelano fallimentari per la loro evidente e manifesta insufficienza.
E fin troppo chiaro che bisognerebbe riprendere di sana pianta il tema della movida casertana e disciplinarlo in modo tale che nelle premesse decisionali stesse non possano aversi gli abusi generalizzati di oggi. E per questo ci vuole una volontà politica netta e seria. Capiamo: per amministrazioni abituate alla furba ambiguità, a blandire i possibili elettori, è come cavarsi un dente a crudo. Ma va fatto. Anche per onorare con serietà la memoria del povero Leone. A niente servirebbe dedicargli un busto per pura ed ipocrita convenzione lasciando le cose come sono, al modo in cui sta già avvenendo. Ed un punto di partenza deve essere chiaro, ai tanti che fanno finta di non capite e che la buttano in un compatibilismo che non esiste in realtà. Il diritto al riposo ed alla quiete pubblica stanno su un piano ben superiore a quello supposto al divertimento. E rispetto al diritto all’iniziativa economica dei locali ed esercizi pubblici, sempre evocato, non serve scervellarsi a trovare soluzioni di sorta. L’articolo 41 della costituzione lo dice a chiare lettere, non suscettibili di nessuna interpretazione derogatoria: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Solo per dirne una, è stata risibile e pilatesca l’ordinanza sindacale emessa per le festività natalizie quando disponeva che “sempre dalle ore 10:00 alle ore 21:00 dei giorni 24/12/2022 e 31/12/2022, qualora all’interno dei locali di somministrazione si verificassero situazioni di particolare affollamento che possano creare pericoli alla pubblica incolumità, è consentita la diffusione sonora all’esterno degli stessi, con impianti conformi alla normativa e comunque entro la soglia prevista per l’emissioni sonore nei centri urbani, indicate nell’articolo 35 del Regolamento di Polizia Urbana”. Come dire ai gestori: fate un po’ come vi pare!
Ordinanza che per giunta, pur dando il quadro puntuale della situazione assolutamente fuori controllo dello smoderato divertimento serale casertano, finiva per non fare quasi nulla di concreto per contenerlo e reprimerlo. Sentite cosa vi era detto: “… la zona del centro storico di Caserta, dove sono ubicati numerosi locali ed esercizi di vicinato ed è pertanto più facile approvvigionarsi di bevande alcoliche, è frequentemente teatro di fenomeni di bivacco e di degrado, nonché di condotte che compromettono le comuni regole di vita civile, incidendo in maniera fortemente negativa sulla qualità urbana in termini di quiete pubblica e di decoro, con notevole detrimento delle condizioni di vivibilità cittadina e conseguente degrado urbano; • sempre più frequenti sono le segnalazioni di presenza di gruppi di persone che si ritrovano con bevande alcoliche e monopolizzano gli spazi verdi, creando degrado e disagio per i residenti fruitori dei parchi e delle aree limitrofe; • il consumo smodato di alcol è spesso accompagnato da atteggiamenti o comportamenti che sfociano in una tendenziale aggressività, e non è raro che tali gruppi di persone, per ragioni futili, scatenino risse tra di loro o riversino la loro aggressività verso passanti, atteso il loro stato di agitazione psicofisico;…”.
Alcuni giorni fa abbiamo pubblicato un video (riproposto in basso) che mostrava come un’ambulanza in servizio serale arrancava tra la marea di gente affollata a ridere, bere e scherzare in una strada del centro e che non pensava affatto a smuoversi o alle sorti dello sfortunato che veniva soccorso.
Se in una situazione simile, l’ammalato in ambulanza dovesse morire, il comune sarà ulteriormente risarcito?