La Domenica di Don Galeone: “Oggi l’uomo si presenta come Polifemo: un gigante ma cieco…”

15 Gennaio 2023 - 12:23

Oggi assistiamo ad un’auto assoluzione generale… Nessuno è colpevole. La colpa è dei cromosomi, dell’ambiente, del sistema, delle strutture…Anche numerosi cristiani rifiutano il cosiddetto “armadio dei peccati”, per il più confortevole lettino dello psicologo. A pagamento!

15 gennaio ✶ II domenica del tempo ordinario (A)

Dal deserto alla città

Prima lettura: Ti renderò luce delle nazioni (Is 49,3). Seconda lettura: Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre (1Cor 1,1). Terza lettura: Ecco l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo (Gv 1,29).

La domenica della “vocazione”  Non c’è pagina della Scrittura in cui non compaia in qualche modo il tema della vocazione. «In principio» Dio chiama le creature all’esistenza (Sap 11,25), chiama l’uomo alla vita e quando Adamo si allontana da lui gli chiede: «Dove sei?» (Gn 3,9). Chiama un popolo e lo predilige fra tutti i popoli della terra (Dt 10,14); chiama Abramo, Mosè, i profeti … e affida loro una missione da portare a compimento. Chiama per nome anche le stelle del firmamento ed esse rispondono: «Eccoci!» e brillano di gioia per colui che le ha create (Bar 3,34). Comprendere queste vocazioni equivale a scoprire il progetto che Dio ha su ognuna delle sue creature e su ogni uomo. Nessuno e nulla è inutile: ogni persona, ogni essere ha una funzione, un compito da svolgere. E la nostra vocazione? «Dio ci ha chiamati con una vocazione santa» (2Tm 1,9). I cammini che conducono a questa mèta sono diversi per ciascuno di noi: c’è il cammino di chi è sposato e quello di chi è celibe, c’è il percorso dei sani e dei malati, dei vedovi, dei separati, dei fidanzati… Ciò che importa è ascoltare e scoprire dove Dio vuole condurre ognuno.

Gesù toglie i peccati del mondo   Proviamo a fare l’analisi logica. Il soggetto è Gesù: egli è il liberatore, non la politica o la scienza o le ideologie o l’economia. Quello da cui ci libera Gesù è il peccato, cioè il male nella sua radice, non nelle sue sovrastrutture, ma in quella struttura profonda, che è il cuore dell’uomo. E qui, due domande sono necessarie: a) ma noi crediamo davvero che Gesù è l’unico salvatore? b) abbiamo dei peccati da farci perdonare? L’uomo, oggi, non appare più come un frettoloso pellegrino in questa valle di lacrime, ma un sedentario sicuro, che progetta la vita e la storia; una nuova missione lo affascina: la conquista graduale della terra e del cosmo; egli ha preso sul serio il monito di Nietzsche: “Vi scongiuro, fratelli. Restate fedeli alla terra!”. Da teocentrica, la visione dell’uomo è diventata geocentrica, meglio, antropocentrica.
Il pentitismo è molto diverso dal pentimento!   Oggi l’uomo si presenta come Polifemo: un gigante ma cieco: all’immensa ricchezza tecnologica corrisponde una sconfortante povertà valoriale. O come l’astuto Ulisse davanti alle Sirene: in filigrana s’intravede il destino dell’uomo occidentale, che diventa sì padrone della natura, ma asservendo se stesso, legato all’albero della sua stessa nave, e disperatamente smanioso di libertà; in questo senso va anche letta la risposta di Ulisse: a Polifemo che gli chiede chi sia, Ulisse risponde: “Nessuno”; grazie a quello stratagemma Ulisse salva la vita, ma negando la propria identità. Oggi assistiamo ad un’assoluzione generale, a un pentitismo diffuso. Nessuno è colpevole. La colpa è dei cromosomi, dell’ambiente, del sistema, delle strutture. Anche numerosi cristiani rifiutano il cosiddetto “armadio dei peccati”, per il più confortevole lettino dello psicologo. A pagamento! BUONA VITA !