La Domenica di Don Galeone: “Seguitemi! Vi farò pescatori di uomini”

22 Gennaio 2023 - 09:21

Gesù lancia il suo manifesto: “Convertitevi!”. Altro che Alessandro Magno! Altro che Karl Marx! Qualcosa è davvero cambiato. La storia del mondo gira pagina!

22 gennaio ✶ III Domenica del tempo ordinario (A)

Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una gran luce!

L’uomo teme il buio della notte e si rincuora quando scorge i primi segni dell’alba. Le sentinelle scrutano l’orizzonte, aspettando l’aurora (Sal 130,6). Attende un raggio di luce anche chi è precipitato nelle tenebre del vizio, della menzogna, dell’ingiustizia. Sentinella, quanto resta della notte? chiede il profeta (Is 21,11).

Quanto durerà ancora nel mondo il buio del male e del peccato? Quando gli uomini saranno «liberati dal potere delle tenebre»? (Col 1,13). Paolo invita alla speranza: «È ormai tempo di svegliarvi dal sonno … La notte è avanzata, il giorno è vicino» (Rm 13,11). Il conflitto luce-tenebre continua, nell’attesa del giorno senza fine, quando «non vi sarà più notte e non ci sarà più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà» (Ap 22,5).

Prima lettura (Is 8,23b-9,3)   Nella regione della Galilea era tornato il caos. Il popolo avvilito aveva ormai perso ogni speranza, si era rassegnato a vedere la gloriosa «Via del mare» presidiata dai tracotanti soldati assiri. In questo momento di abbattimento generale ecco risuonare la voce del profeta che annuncia l’aurora di un nuovo giorno: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce (Is 9, 2). È la promessa di un capovolgimento della situazione. La luce, cui il profeta si riferiva, era certamente un nuovo re, discendente della famiglia di Davide. Probabilmente egli pensava a Ezechia, il bambino nel quale aveva riposto tante speranze. Cosa accadde storicamente? Nulla. Gli assiri continuarono a occupare le terre di Zàbulon e di Neftali per oltre cento d’anni ed Ezechia, che tentò di sottrarsi al loro giogo, «fu rinchiuso in Gerusalemme come un uccello in gabbia», come si legge in un’iscrizione di Sennacherib ritrovata a Ninive. E allora? Il profeta si era ingannato? Dio guarda dall’alto e tiene saldamente in pugno la situazione. La profezia si è realizzata, secondo la logica di Dio, 750 anni dopo. Quando Gesù è comparso lungo le rive del lago, il regno degli assiri era già crollato da centinaia di anni, ma l’oscurità del male non si era dissolta. Questa tenebra ha cominciato a diradarsi – come dirà Matteo nel Vangelo di oggi – solo quando, con l’inizio della vita pubblica di Gesù, una luce ha brillato sui monti della Galilea.

Vangelo (Mt 4,12)   Inizia la storia della salvezza. Quando leggiamo i primi versetti del Vangelo di Matteo, sentiamo un respiro epico, rulli di tamburi, soldati in assetto di guerra. Nessuno scandalo per queste metafore militari. L’apostolo Paolo le ha usate nelle sue lettere, per descrivere la vita del cristiano. Anche Gesù, quando incontrava un soldato onesto, lo trattava con rispetto. Gesù non fa demagogia, scruta il profondo del cuore e non il colore delle divise. È finita la lunga preparazione: comincia ora la storia della salvezza. Gesù occupa la sua posizione strategica, che l’evangelista descrive come farebbe Cesare prima di una battaglia: Cafarnao. Poi inizia il reclutamento della truppa: pescatori anonimi, fatti per l’oblio assoluto, e che ora, grazie alla sua chiamata, diventeranno più celebri di ogni imperatore, saranno invocati attraverso i secoli, vedranno erigere in loro onore splendidi edifici. Infine, Gesù lancia i primi proclami: “Seguitemi! Vi farò pescatori di uomini”. Altro che Alessandro Magno! Lancia il suo manifesto: “Convertitevi!”. Altro che Karl Marx! Qualcosa è davvero cambiato. La storia del mondo gira pagina! BUONA VITA!