CASERTA. Lavori nel palazzo storico tra via Vico e via Roma: interventi sospetti e nessun cartello di cantiere

17 Aprile 2023 - 18:44

L’edificio ha, per i suoi evidenti connotati, carattere storico e tipico. Andrebbe immediatamente tutelato con apposito vincolo amministrativo.

CASERTA (pasman) Pensiamo di non dover spendere più di tante parole a dimostrare il modo brutale, sprezzante, sfrontato con cui le giunte Marino I e Marino II hanno e stanno snaturando e deturpando la città con nuove lottizzazioni ipertrofiche nelle periferie e attraverso l’impostura dello strumento dei piani di recupero nel centro storico. Quei piani di recupero abusati, che, non recuperando nulla, stravolgono per la più smaccata speculazione edilizia i caratteri architettonici più tipici dell’edificio di volta in volta in contesto. Chi segue CasertaCe.net sa quante volte e documentatamente ne abbiamo scritto.

Un’urbanistica avventata, quella comunale, che, per quanto ci riguarda, ha una spiegazione ben precisa ed interessi facilmente identificabili con un minimo esercizio di logica. Defilato il PUC (il piano urbanistico comunale, di approvazione sempre rinviata) ed armeggiando in questo limbo delle norme edificatorie sono state consentite le prime clamorose, irragionevoli licenze edilizie e si è autorizzato a mettere liberamente le mani sui palazzi storici cittadini.

Non è successo nulla: né sul piano politico da parte delle opposizioni, né sul fronte delle istituzioni che sarebbero preposte al controllo di legittimità, innanzitutto prefettura e soprintendenza. La prima, giacché sulle cose che attingono alla politica sembra in preda ad una sorta di amorfismo. La seconda, dato che per un bel pezzo è stata retta, per stare all’apologo proverbiale, dal lupo che doveva guardare le pecore. A questo riguardo, vogliamo ricordare che, quando a tale soprintendente chiedemmo notizie sul palazzo storico di via San Carlo, dove, nella strada forse più antica della città, era stata appena autorizzata la costruzione di una sorprendente struttura balneare e se non riteneva che dovesse esserne tutelata l’identità, ci sbalordì prendendo fischi per fiaschi e riferendosi, nella sua risposta che voleva essere di chiarimenti, ad un palazzo diverso e niente affatto equivocabile.

Neppure è successo nulla, come dicevamo, sul piano giudiziario, poiché è sotto gli occhi di tutti che è da tempo che la magistratura non si impiccia di queste cose.

Eppure le denunce sugli ingravescenti sconci edilizi sono fioccate. Per non farla lunga, ricordiamo solo che, all’inizio di questa consiliatura, un rilevante esponente dell’opposizione ha persino mosso l’accusa di mancanza di trasparenza nel rilascio delle concessioni edilizie. E che le maggiori associazioni culturali e di salvaguardia del genius loci casertano accusano da tempo ed esplicitamente l’opaca gestione comunale del territorio di devastazione della città sotto il profilo della sua identità storico-architettonica. L’architetto Maria Carmela Caiola, storica esponente di Italia Nostra ed autorevole urbanista, che vediamo scevra da tendenziosità di sorta, ci sembra che abbia detto parole definitive sul punto, in una intervista che ci concesse ad ottobre dello scorso anno: “ La cosa tragica è che ovviamente abbattimento dopo abbattimento va via tutto il tessuto storico della città, che invece andava tutelato. Purtroppo la Soprintendenza non ha fatto nulla per vincolare non solo i singoli edifici, ma gli interi comparti, gli interi isolati, le strade”.

E riprendendo il nostro ragionamento, non succedendo nulla di nulla, è giocoforza che a palazzo Castropignano si siano convinti di avere campo libero a fare anche di peggio, se possibile.

Perlomeno i fatti in questo senso depongono. Oggi riferiamo il caso del palazzo storico di via Vico ad angolo con via Roma, che dal 2010 almeno ha dei ponteggi sulla facciata principale. Che l’edificio sia antico lo indica particolarmente, insieme al frontespizio, anche la bella rosta del portone principale, oltre che l’arco di pietra dell’ingresso.

Da alcuni mesi sono iniziati dei lavori prevalentemente interni, che da qualche settimana si sono intensificati. Quale sia il tipo di intervento che si sta eseguendo non è dato sapere perché, come frequentemente capita nel capoluogo e lo abbiamo ripetutamente denunciato come circostanza altamente sospetta, nessun cartello di cantiere è affisso sul posto, come doveroso. Si può pensare di tutto e certo è che nel cortile dello stabile si notano numerose pietre da abbattimento.

La storica Locanda della Posta di piazza Vanvitelli, totalmente snaturata dalla sua ristrutturazione. L’ingresso, in particolare, con quella raggiera, a noi evoca un tempio del culto del dio sole.

Fa che ci troveremo davanti all’ennesimo caso della Locanda della Posta, che oggi, dopo il piano di recupero, è stato stravolto, per assumere l’aspetto quasi di centro spaziale con tanto di piramide a vetro.

Intanto facciamo un appello al nuovo soprintendente. Da alcune notizie storiche che abbiamo assunto, il caseggiato in questione potrebbe essere il settecentesco palazzo del principe Ardore, ambasciatore napoletano a Londra, anteriore persino alla Reggia.

Non ne abbiamo certezza, ma la possibilità è alta se non altissima, dopo aver anche consultato qualche studio sull’urbanistica casertana nei secoli ultimi.

Sta di fatto che dall’esame dell’elenco 2019 dei vincoli storico-architettonici apposti in via Vico non ne risulta nessuno. Sarebbe un’anomalia grave, poiché se anche non dovesse trattarsi del palazzo Ardore, l’edificio di cui diciamo ha comunque, per le sue evidenti connotazioni, carattere storico e tipico. E a nostro giudizio andrebbe immediatamente tutelato con un apposito vincolo amministrativo. E ribadiamo, subito, perché un posdomani sarebbe già tardi. D’altro canto, per una soprintendenza abituata alle missioni in Giappone (per la recente esposizione del fossile beneventano del dinosauro Ciro), non ci vorrebbe molto a mandare un funzionario dalla Reggia alla vicina via Vico per agire d’urgenza.

L’ultima notazione. Trovandosi in tema, chissà che non emergano notizie sul coevo palazzo Forgione attestato da diversi studi come ubicato nella stessa strada, di cui pare essersi persa memoria.