FABIO CANNAVARO e CIRO FERRARA in bici da Sunrise pizzeria per i bambini de “La Casa del Sorriso”
12 Giugno 2023 - 18:20
L’arrivo dei due campioni è previsto domani, 13 giugno, alle ore 12.
CASERTA (g. g.) – Domani, martedì 13 giugno, Sunrise pizzeria ospiterà, in via Roma, la principale tappa casertana della tre giorni in bici, che i tre grandi campioni Ciro Ferrara, Fabio e Paolo Cannavaro, hanno organizzato, con la fondazione che porta il loro nome, allo scopo di raccogliere fondi da devolvere alla Casa del Sorriso, oasi di accoglienza per bambini e famiglie in difficoltà. L’arrivo è previsto per le ore 12.
Beneficenza per mettere insieme risorse della generosità, che saranno poi utilizzate per la costruzione di laboratori culturali, artistici e, ovviamente (non poteva essere diversamente con queste due icone del calcio italiano attive e protagoniste), nell’iniziativa di raccolta fondi, strutture e attrezzature sportive.
Ancora una volta, dunque, è il giovane imprenditore – chef Fabio Biondi, che di Sunrise ha fatto ormai un brend conosciuto e apprezzato, a drizzare le antenne e a profondere estro per dare alla città di Caserta, prim’ancora che a se stesso e alla sua impresa commerciale, quella visibilità che un Pallone d’oro, quale Fabio Cannavaro, insieme a suo fratello Paolo, uno dei protagonisti della risalita del Napoli dalla serie C alla serie A, e, ancor di più, insieme a Ciro Ferrara, grande interprete dell’epoca d’oro del Napoli di Diego Maradona, sono sicuramente in grado di garantire.
Di conseguenza, ci tocca ancora una volta parlare di questo imprenditore, presentando un evento importante, bello e positivo. Lo dobbiamo fare, perché, ancora una volta, abbiamo la sensazione che un privato, la sua iniziativa, svolgano un’azione di supplenza rispetto ai vuoti di sensibilità e di azione operativa delle istituzioni cittadine. Ma Fabio Biondi è un imprenditore ed è giusto che lui vada profilato e valutato per questo specifico ruolo. Quando scriviamo un pensiero che lo riguarda, ci vengono in mente tre sostantivi, non a caso declinati al plurale: contatti, reputazione ed empatia. Sembra facile, ma facile non è. Ogni imprenditore che opera nel settore commerciale, ancor di più se impegna investimenti ed energie fisiche in quello della ristorazione e/o in quello contiguo della somministrazione, sa bene che lui può vendere i migliori vestiti, le migliori pentole o cucinare prelibatezze in sequenza, ma a nulla servirà, se non a votarsi a sicuro fallimento, se questa sua cura religiosa della qualità del prodotto, non procederà, di pari passo e in strettissima connessione, con un’azione attiva, anzi, molto attiva, e vieppiù costante, caparbia, paziente, nella promozione del proprio brend, del marchio che manifesta l’offerta di un prodotto materiale o erogato sotto forma di servizio immateriale.
A dire il vero, fin qui, in via teorica, ci arrivano tutti. Il problema è che, tra il dire e il fare, ci passa proprio tantissimo in questo settore, il terziario dell’accoglienza, assolutamente cruciale per ogni economia, non ne parliamo proprio per quella del Sud Italia, non ne parliamo al quadrato, al cubo, fino all’ennesima potenza, per la città di Caserta che dovrebbe essere tra le più ricche e fiorenti d’Italia con il solo sfruttamento dell’economia turistica, quella che mette insieme in rete, cultura, esperienze e una stratificazione infinita di offerte enogastronomiche.
Se questo, com’e del tutto evidente, non è, non accade, a Caserta e nella sua provincia, vuol dire che la triade della felicità, la triade della prosperità economica, si inceppa sin dall’inizio.
Contatto, reputazione, empatia, ognuna, infatti, esiste perché esistono le altre due, perché se questo collegamento non è costantemente attivato e alimentato, finiscono per afflosciarsi, fino ad azzerarsi, sia la forza propulsiva dei processi di crescita, sia il composito, ma, allo stesso tempo, armonico rafforzamento dei fattori della produzione, unico modo che garantisce uno sviluppo solido e, soprattutto, duraturo. Ognuna delle punte di questo tridente è propellente puro, ma solo se funziona in combinazione con le altre due.
Qualcuno mi ha chiesto perché io abbia speso più volte la mia firma per parlar bene di Fabio Biondi, giovane imprenditore napoletano trapiantato da una vita a Caserta. Conoscendomi, “questi qualcuno”, sanno bene – e ci arrivano razionalmente – , che, nel giornale che dirigo, non si pratica il casertan style. Dunque, né il sottoscritto, né gli altri giornalisti confezionano marchette, ripagate da uno speculare numero di grandi e piccole abbuffate nei ristoranti della filiera Sunrise. La realtà è che per essere scelti da Casertace quale amico e come interlocutore, altro che stelle Michelin, altro che gamberi rossi. Occorre possedere una mentalità, una cultura, ma, soprattutto, occorre indossare un certo tipo di sorriso: aperto, simpatico e, perché no, anche un po’ scugnizzo. Un sorriso scugnizzo come quello del Fabio Cannavaro bambino, di quel ragazzino che nel giorno del primo scudetto era uno dei raccattapalle del San Paolo, illuminato dai suoi sogni, dal genio di Diego e dalla forza di Ciro Ferrara, minorenne, ma già titolare in quel Napoli. Fabio e Ciro due grandi carriere. Ma oggi sono finanche meglio di come erano allora.