DIESEL CONTAMINATO. C’è anche una pompa di benzina con il logo di una grande società petrolifera coinvolta nel sequestro
27 Febbraio 2024 - 13:01
CASERTA – Spesso, quando si tratta di indagini relative alla contaminazione di gasolio o al mancato pagamento delle accise, vengono coinvolte le cosiddette pompe bianche, ovvero quei distributori di benzina non legati alle grandi multinazionali della benzina.
È capitato, nel racconto delle investigazioni delle forze dell’ordine, che le piccole pompe di benzina, le quali ai autogestiscono, non avendo i controlli da parte della casa madre, di una delle grande imprese di distribuzione di carburanti, fossero al centro di indagini sulla miscelazione annacquata del gasolio.
Non vogliamo certo dire che si tratti di un comportamento tenuto da ogni imprenditore del settore, ma, semplicemente ragionando sulle analisi e sui controlli che vengono compiuti dalle compagnie petrolifere madri, possiamo affermare che le pompe no logo hanno più spazio di manovra. Questo può portare a prezzi convenienti rispetto ai distributori legati alle grandi imprese, un trattamento del cliente diverso ma, visto che in ogni ambito esiste una percentuale di soggetti che non rispettano pedissequamente le regole, lo spazio di manovra può provocare anche un comportamento illecito.
Diesel sì, benzina “verde”, invece, no. Questo perché il gasolio è già una miscela ed è quindi più facile da contaminare.
Nell’indagine compiuta dalla guardia di finanza del comando provinciale di Caserta, operazione guidata dal tenente colonnello Enrico Mancini, congiuntamente a funzionario dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli della Campania, sono stati tre i distributori di Macerata Campania, Marcianise e Portico di Caserta, di cui vi abbiamo dato notizia in anteprima ieri sera (CLICCA E LEGGI), a subire il sequestro di circa 12 mila litri di gasolio.
E tra le imprese che sono state coinvolte nel blitz ci sono anche queste pompe bianche. Ma non solo.
Nonostante la supervisione delle grande catene, infatti, anche una pompa di benzina con le insegne di un’importante compagnia petrolifera, una di quelle definite “sette sorelle“, nella storica locuzione di Enrico Mattei, ha ricevuto il sequestro del diesel, risultato alterato a seguito dei controlli eseguiti dal laboratorio mobile dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli.
I finanzieri hanno denunciato i tre titolari dei distributori, in base all’articolo 40 del Testo Unico relativo alle imposte sulla produzione e sui consumi, il decreto legislativo 504 del 1995, a cui spesso si fa riferimento come Testo Unico sulle Accise.
Il diesel, come spiegato anche ieri, è stato sequestrato, ma sono rimaste aperte le tre pompe di benzina.
Concludiamo con un breve pensiero sulla gestione di questa notizia. Alcuni lettori hanno storto il naso relativamente a un dettaglio dell’articolo pubblicato ieri e, inevitabilmente, anche di questo: non ci sono i nomi delle pompe di benzina coinvolte.
A nostro avviso, questa era un’occasione in cui il giornalismo poteva svolgere quell’attività di informazione che è nucleo del nostro lavoro. Noi stiamo facendo il possibile per arrivare alla definizione dei soggetti coinvolti, non per metterli alla gogna, sono innocenti fino all’ultimo grado della giustizia e avranno diritto a difendersi, ma chiunque abbia un’auto deve rifornirsi e avrebbe il diritto, a nostro avviso, di sapere a chi è stato sequestrato del gasolio contaminato.
Il problema è che i giornali si stanno scontrando con una concezione della privacy al momento seguito dalla magistratura inquirente e, di rimbalzo, dalle forze dell’ordine che rende molto complesso arrivare a fornire il miglior servizio possibile ai lettori, quel diritto ad essere informati che in questo ci pare essere stato un po’ annacquato.